Vuoi diventare spia junior? Iscriviti al corso di Firenze. Per fare l’osservatore internazionale durante le elezioni meglio la facoltà di Pisa. E per studiare come gestire le emergenze meglio andare a Pavia. Riparte l’anno accademico ed ecco le offerte più bizzarre di master e corsi prêt-à-porter delle università italiane.
Non c’è solo il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino chiamato alla Sapienza di Roma per un seminario del corso in Scienze criminologico-forensi e le polemiche per la sua presenza inopportuna dopo la tragedia dell’Isola del Giglio.
Le lezioni dei master post laurea pensati per mettere in contatto mondo del lavoro con gli studenti più brillanti sono diventati un business. Grazie alle varie riforme universitarie (dal ministro Luigi Berlinguer dei primi anni duemila a Mariastella Gelmini in carica fino al 2011) siamo passati da quasi zero ad oltre mille.
Lo scopo? «Raggranellare soldi e occupare spazi. Dal 2001 in poi c’è stata una vera un’esplosione», ragiona Elio Borgonovi, ordinario di economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi di Milano:«Più del 50 per cento non offre un reale plus formativo e competitivo a chi si iscrive. A fianco di programmi che rispecchiano reali competenze maturate all’interno degli atenei, ce ne sono altri che rispecchiano soltanto il bisogno di auto celebrazione di alcuni docenti che si fanno il loro master su misura e per dieci-quindici anni lo tengono in piedi. Come una propria creatura».
Al contrario di quanto ci si aspetta da un corso di perfezionamento scientifico e di alta formazione: la flessibilità per rispondere ad esigenze reali. Un esempio: tensione tra Kiev e Mosca per la delicata crisi ucraina che continua da sei mesi, pronto un master in strategie d’impresa in aree a rischio. Nessuno in Italia ha provato a farlo partire.
C’è però un aspetto positivo: eravamo arrivati alla quota record di millequattrocento master nell’anno accademico 2005-2006 ed ora la bolla si sta sgonfiando perché le ultime riforme hanno posto dei vincoli e i rettori e i docenti hanno imparato che spesso erano solo un peso, quando si iscrivono appena sei-sette alunni.
«Il problema è che questi programmi dovrebbero essere uniformati, sottoposti a valutazione dei requisiti formali e sostanziali», continua Borgonovi:«Mentre nei sistemi anglosassoni ci sono agenzie autonome che certificano la qualità nel nostro Paese non abbiamo organismi terzi».
Il Ministero e i suoi uffici non sono attrezzati per valutare la nebulosa delle offerte: i programma, i docenti, i contatti con le aziende, gli stage. Spesso mancano la competenze per capire un mondo in continua evoluzione. Siamo in un sistema che si basa su nessuna valutazione utile per il mercato, basta che ci sia il bollino. Mentre un master deve avere “un’anima”, un criterio preciso di formazione post laurea. Nessuno valuta neppure il rapporto qualità-prezzo. E nella giungla delle offerte si trova di tutto.
IL CORSO PER DIVENTARE SPIA
«Contribuire alla formazione di una nuova generazione di esperti di intelligence in campo pubblico e privato; offrire una opportunità di aggiornamento professionale per gli operatori del settore in linea con i più avanzati standard internazionali, favorire l'integrazione tra strumenti metodologici e analitici delle scienze sociali e gli approcci più strettamente tecnologici». Ecco cosa offre l’Ateneo di Firenze: strumenti di cui hanno bisogno le agenzie di intelligence nazionali per affrontare nuove sfide e minacce.
Benvenuti al corso di “Intelligence e sicurezza nazionale”, organizzato dal dipartimento di Scienze politiche e sociali in collaborazione con il Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i servizi segreti italiani.Tre mesi per imparare i fondamentali dell’intelligence, tra geopolitica, sicurezza internazionale, spionaggio economico e cybersecurity senza dimenticare il “core” dell’analisi: studio delle dinamiche dei rapporti internazionali e le minacce interne alla sicurezza nazionale. Le lezioni sono tenute da docenti di estrazione accademica o provenienti dal mondo delle istituzioni e del policy-making. Il prezzo? Solo 1.500 euro per assaporare il mondo delle spie.
A PISA I FUTURI OSSERVATORI
A Pisa a partire da ottobre nasce il primo master universitario, nel mondo, che formerà coloro che dovranno garantire assistenza durante le elezioni nei Paesi dove la democrazia è una recente conquista: in pratica studiare come diventare osservatore internazionale. Ventotto allievi, corsi in lingua inglese e metà dei posti saranno quote rosa. Come direttore scientifico Andrea De Guttry, ordinario di diritto internazionale alla scuola Superiore Sant’Anna e grande esperto: è lui che tiene i corsi a Pechino alla polizia cinese, addestrando ogni anno migliaia di agenti per prepararsi alle operazioni oltre frontiera di “peace keeping” in aree a rischio.
DISTRICARSI TRA LE OFFERTE
Sono centinaia e spesso è difficile valutare le reali potenzialità. «Bisogna stare attenti perché sotto la voce “master” ci sono anche quelli organizzati dai privati che però non rilasciano titoli e a parte alcune buone pratiche sono una fuffa», commenta Jocopo Dionisio dell’unione degli universitari: «Anche a livello universitario c’è stata un’impennata: quelli post laurea triennale sono più veloci e semplici ma in realtà i titoli non hanno una forte spendibilità. Forse sarebbe meglio investire nel sistema di stage e tirocini».
Tutti gli atenei della Penisola hanno perso un miliardo e mezzo di euro di finanziamenti a causa dei tagli imposti dal 2008 dal governo Berlusconi. Così a corto di risorse e con la liberalizzazione dei costi, ecco che si cerca di coprire le spese facendo un po' di cassa grazie alle rette extra. L’unico criterio è raggiungere la quota minima di studenti per farli partire.
Risultato? «Attrarre più studenti possibili, con una forte logica commerciale per spingere anche i corsi più fantasiosi: dai consulenti per i rapporti con il personale fino alle soluzioni di sostenibilità ambientale. E poi l’idea ricorrente che se c’è un personaggio noto le iscrizioni fioccano. Un mito da sfatare non è detto che sia anche un buon insegnante» conclude Dionisio.
Alle porte di Milano l’università Carlo Cattaneo-Liuc di Castellanza ha organizzato per sette anni (fino al 2012) il master universitario di secondo livello in criminologia forense: tredici moduli, cinquemila euro per diventare esperti di delitti: dalle caratteristiche del suo autore e dalla reazione sociale nei confronti del crimine, il ruolo nel processo fino a dare supporto alle forze investigative per le indagini e l’interrogatorio.
Quando il criminologo, star televisiva e inventore delle lezioni Massimo Picozzi ha trasferito armi e bagagli in un altro ateneo, il corso ha chiuso. Oggi hanno cambiato rotta.
«Il successo dei master dipende se vengono progettati insieme alle aziende, con docenti aziendali a fianco degli accademici e (cosa non da poco) un importante sostegno economico dalle stesse», spiegano dalla Liuc. Ecco allora un nuova generazione che funziona perché finanziati dalle imprese: per meccatronica e risorse umane a fronte di un costo di oltre settemila euro allo studente costano meno di mille euro. Sarà la soluzione?
Inchiesta28.09.2010
Atenei privati, soldi pubblici