Superato ogni record per i buoni-pagamento da 10 euro l'ora. Inventati per i lavoretti da giardino o le ripetizioni. Sono diventati uno strumento universale. Dai risvolti anomali. Come scoperto dalla stessa Inps negli alberghi di Jesolo. E come raccontano molti casi. Le ragioni del boom

Un popolo da settantuno milioni. Di voucher. È il record raggiunto dai buoni-lavoro nei primi otto mesi del 2015: settantuno milioni. Un balzo in avanti del 70 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (quando ne erano stati venduti 41), a sua volta in impennata rispetto alle stagioni precedenti. I voucher sono i tagliandi da 10 euro l'ora (7,5 netti per chi li riceve) introdotti nel 2008 per pagare i lavoretti occasionali. Ticket da mini-impieghi che stanno avendo un successo straordinario. Troppo, straordinario, dicono i sindacati, di fronte agli ultimi numeri pubblicati due giorni fa dall'Inps.

A scorrere la radiografia del boom emerge la fisionomia di una nuova Italia da lavoratori a scontrino. In Sicilia l'aumento rispetto al 2014 è stato del 98,7 per cento. In Liguria dell'89. Ci sono settori - come turismo, commercio, servizi - in cui il salto rispetto al 2013 è stato dal 40 al 56 per cento. L'anno scorso un milione e 16mila persone sono state registrate dall'Inps per essere state pagate almeno una volta con il veloce, pratico, buono-lavoro. E se nel 2014 i tagliandini avevano sfiorato i 70 milioni (partendo da soli 535mila nel 2008), il tetto è stato sfondato a ottobre di quest'anno.

Inventati per regolarizzare piccole mansioni da sempre pagate in nero, come le ripetizioni di greco dell'insegnante precaria, o l'aiuto per la vendemmia del pensionato-agricoltore, cosa sono diventati i voucher? Il bigino di 70 milioni di lavoretti così? «Evidentemente no. Siamo invece di fronte a un aumento di mestieri ultra-precari. Di impieghi barattati al ribasso, che anziché essere regolarizzati, vengono pagati con uno strumento che non garantisce alcun diritto al lavoratore se non quell'1,2 euro di contributi versati all'Inps per una futura pensione. Noi siamo molto preoccupati da questi dati», commenta Corrado Ezio Barachetti, responsabile nazionale per il mercato del lavoro della Cgil.
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La preoccupazione è giustificata da segnali concreti. Per seguirli bisogna andare in Veneto, regione che per prima ha interpretato creativamente la validità del lavoratore-a-ticket, tanto da essere oggi in testa a tutte le classifiche per diffusione dei voucher. Nel 2014 solo nel turismo ne sono stati usati un milione e 312mila. Tre milioni e 481mila nel calderone registrato dall'Inps come “altre attività”.

I sindacati da tempo segnalavano l'anomalia di questo estroverso successo locale. E a novembre del 2014 è intervenuta l'Inps stessa, con controlli a un'ottantina di alberghi sulle spiagge di Jesolo. Risultato: 70 multe (ora sottoposte a ricorso), perché dalle verifiche sarebbe emerso che i tagliandi erano usati per pagare durante la bassa stagione gli stessi dipendenti che durante i mesi estivi venivano invece regolarmente messi sotto contratto stagionale. Non certo impiegati per lavoretti occasionali, insomma. Ma rimborsati con i voucher nei mesi freddi anziché con lo stipendio.

«Ci troviamo di fronte a un paradosso», commenta Fabrizio Maritan della Cgil veneta: «Anziché combattere il lavoro nero, i voucher lo creano». Aiutando a volte ad aggirare le norme: «Se un ispettore va a fare un controllo in una struttura», spiega Maritan: «oggi i proprietari possono mostrare i buoni, magari da due ore, e dire che quel dipendente è lì solo per quel tempo. Salvo poi trattenerlo magari 9 o 10 ore e le altre pagargliele in nero come sempre fatto. Con il problema che adesso diventa ancora più difficile dimostrarlo».

Quest'uso “flessibile” (e illegittimo) del voucher - valido per un paio d'ore, in mezzo ad altre pagate in contanti - è fin troppo comune. «È successo anche a mio figlio!», racconta Barachetti: «Laureato in filosofia, va a lavorare in una pizzeria: gli hanno offerto di pagarlo un po' in voucher, un po' in nero».
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Il problema è macroscopico: così non si aiuta l'emersione, quanto si correggono con un po' di make up situazioni che si ossidano nell'opacità. I mezzi per combattere questi abusi ci sarebbero, e sono già stati previsti dallo stesso governo e dall'Inps. Solo non ancora attuati: «Nel decreto 81 si prevede di introdurre una procedura telematica per registrare i voucher. Sarebbe utilissima per scardinarne l'uso "maldestro", controllando effettivamente destinatari e mansioni. Ma il decreto attuativo manca. E non ci sono scadenze obbligatorie per presentarlo», spiega il sindacalista: «Inoltre, bisognerebbe ridefinire le unità di valore dei tagliandi, oggi standard, per assegnare invece una paga oraria secondo i contratti collettivi, come avviene già nell'agricoltura».

Il successo del buono-lavoro però sta proprio nella sua reperibilità e nell'essere standard: come dimostra il fatto che i canali di vendita preferiti (quasi unici ormai) sono gli uffici postali e le tabaccherie, non gli sportelli dell'Inps. E lo dimostra anche il fatto che l'agricoltura - dove per le aziende che hanno un fatturato superiore ai 7mila euro i voucher hanno valori diversi in base al contratto nazionale e possono essere usati solo per i giovani sotto i 25 anni e i pensionati - è l'unico settore in cui i buoni, anziché aumentare, sono calati: del 6,65 per cento. 

Chi resta quindi in quel milione e 16mila lavoratori pagati attraverso i buoni? «Persone al gradino più basso dei diritti sul lavoro», commenta Barachetti. Che prendono, a fare una media generale, 500 euro all'anno a testa attraverso il tagliandino (ne possono ricevere fino a 7mila). Ma soprattutto, che fanno mansioni non sempre da prestatori occasionali: «C'è di tutto, fra i pagati con i voucher. Anche professionisti. Certo, non di alto livello, ma comunque abbiamo intercettato cuochi, capo-sala di ristoranti, addetti alla sorveglianza», continua il sindacalista.

I dati raccontano infine un altro pezzo di realtà: se la fascia d'età più rappresentata è quella dei ragazzi fra i 20 e i 25 anni, quella in cui i voucher sono aumentati di più riguarda i cinquantenni. «Sono uomini e donne che aggiungono lavori pagati con i buoni a un ammortizzatore sociale, una cassa integrazione, un'Aspi», dice Brachetti: «Come gli anziani fanno con la pensione».