Investire sulla tutela dovrebbe essere ?una priorità assoluta. Invece i controlli sono ridotti all’impotenza tra nuove regole e risorse decimate
«Dobbiamo augurarci che ?si abolisca la penosa simbiosi ?di cultura e turismo, che produce iniziative deplorevoli e rischiose ?per l’ambiente (...) perché in Italia ?il campo è invaso dal turismo di rapina»: scrivendo nel 1979, Elena Croce non poteva prevedere che nel 2013 il Turismo sarebbe confluito nel ministero dei Beni culturali. Eppure, continua, «questi danni immensi sono riparabili con una pianificazione appena razionale, svezzando i turisti dagli orrendi villaggi sulla spiaggia e da altri abusi e indecenze» (“La lunga guerra per l’ambiente”, che sarà ora riedito da Scuola di Pitagora).
Oggi imperversa sul paesaggio la retorica della bellezza, ma si moltiplicano pinete divelte, dune spianate, coste violate, valli e pianure invase da pretestuose autostrade e Tav.
Dilaga l’urban sprawl, la distinzione tra città e campagna non vale più, i paesaggi urbani sono vittima di condoni, ?piani casa, sblocca-Italia. ?Il paesaggio dovrebbe essere per noi il massimo vanto. Perché in Italia, secondo Goethe, «le architetture sono una seconda natura, indirizzata a fini civili».
Perché la nostra ?vera ricchezza non sono le grandi emergenze monumentali, ma la capillare trama di bellezza diffusa. Ha scritto Iosif Brodskij a proposito di Venezia: «Abbondano frivole proposte sul rilancio della città, l’incremento di traffico in Laguna... Tali sciocchezze germogliano sulle stesse bocche che blaterano ?di ecologia, tutela, restauro, paesaggio. Lo scopo di tutto questo è uno solo: lo stupro. Ma nessuno stupratore confessa di esserlo, ?anzi si nasconde dietro alta retorica e fervore lirico».
Per passare dalla retorica ai fatti, investire sulla tutela del paesaggio dovrebbe essere una priorità assoluta, e la convergenza di Turismo e Beni Culturali in un solo Ministero ne sarebbe la premessa. Ma con quali risorse? Oggi ci sono 240 storici dell’arte nei musei, solo 137 nelle Soprintendenze territoriali (634 gli architetti): la tutela del paesaggio, colpita dal silenzio-assenso, da mancanza di personale e da bilanci ridicolmente inadeguati, è ridotta all’impotenza. E un paesaggio senza tutela è destinato ?a subire ogni stupro.