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21 agosto, 2025In un documento riservato dello scorso maggio, l'intelligence israeliana metteva in conto di aver ucciso circa 8.900 militanti. Un dato che, se confermato, indicherebbe una proporzione di vittime civili tra le più alte mai registrate
"Il nostro obiettivo è liberare Gaza da Hamas", aveva dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu quando ha annunciato il piano di occupazione della Striscia. Alle accuse di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità il governo di Tel Aviv ha sempre opposto una retorica basata sulla presunta "moralità" del proprio esercito. Nelle dichiarazioni pubbliche hanno sempre parlato di un rapporto di 1:1 o 2:1 tra vittime civili e militanti. A smontare questa narrazione propagandistica e rivelare le reali intenzioni dell'offensiva israeliana contro Gaza è un database interno usato proprio dall'esercito "più morale del mondo".
Lo rivela un’inchiesta del magazine indipendente israeliano +972, condotta insieme a Local Call e al Guardian. La banca dati a cui hanno avuto accesso, riservata e gestita dall’intelligence militare israeliana, contiene un elenco di 47.653 nominativi di operativi appartenenti alle ali militari di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese (PIJ). A maggio 2025, l’esercito stimava di aver ucciso circa 8.900 di questi militanti (7.330 con certezza, 1.570 "probabilmente morti"), una cifra molto inferiore rispetto al bilancio complessivo delle vittime palestinesi, che nello stesso periodo era di 53.000. Confrontando questi numeri, emerge che oltre l’83% delle vittime erano civili; la percentuale sale all’86% se si considerano solo i decessi "certi" tra i militanti. Studi recenti, poi, suggeriscono che anche il bilancio delle vittime del Ministero della Sanità — che oggi si aggira intorno a 62 mila — sia probabilmente una sottostima significativa, forse di decine di migliaia di morti. La proporzione di civili uccisi, quindi, potrebbe essere ancora più alta.
"Questa proporzione di civili tra i morti è insolitamente alta, soprattutto considerando che continua da tanto tempo", ha commentato Therese Pettersson del Uppsala Conflict Data Programme (UCDP), il programma che raccoglie dati sulle vittime civili nei conflitti mondiali. È possibile trovare percentuali simili per una singola città o battaglia, ha aggiunto, ma "molto raramente" quando si considera un’intera guerra. Nei conflitti globali monitorati dall’UCDP dal 1989, i civili hanno costituito una percentuale maggiore delle vittime solo in tre casi: il genocidio in Ruanda, il genocidio di Srebrenica e l’assedio russo di Mariupol del 2022.
Solo con un cessate il fuoco sarà possibile calcolare con precisione il numero di civili e militanti uccisi a Gaza. Ma i dati del database di intelligence indicano che il rapporto di vittime civili è molto più alto di quanto Israele abbia presentato al mondo per quasi due anni. Le informazioni fornite dall'esercito israeliano finora sono state contraddittorie e fuorvianti, con il chiaro intento di nascondere le uccisioni indiscriminate. Secondo quanto ricostruito da +972 e Local Call, è prassi consolidata quella di registrare come "terroristi" le persone uccise durante i bombardamenti. Lo conferma la testimonianza, raccolta dalle testate, di un ufficiale dell’intelligence:
"Penso che la maggior parte delle persone che dichiariamo morte non siano in realtà operativi di Hamas. Vengono promosse al grado di terrorista dopo la loro morte. Se avessi ascoltato la brigata, sarei giunto alla conclusione che avevamo ucciso il 200% degli operativi di Hamas nell’area".
Una cultura della menzogna confermata anche dal generale in riserva Itzhak Brik: "Mentono senza sosta. In ogni raid, il portavoce dell’IDF dichiarava: ‘Centinaia di terroristi sono stati uccisi’. È vero che centinaia sono stati uccisi, ma la grande maggioranza non erano terroristi. Non c’è assolutamente nessun legame tra i numeri che annunciano e ciò che avviene realmente sul terreno". Brik spiega che questo meccanismo ha generato un sistema di autoinganno istituzionale: ufficiali e soldati sanno bene che più alti erano i numeri riportati, più il loro operato appariva efficace. Per questo, le unità sul campo e i portavoce tendono a gonfiare sistematicamente le cifre.
Per quanto negato a parole, lo sterminio indiscriminato dei civili a Gaza conferma, secondo gli autori dell'inchiesta, gli intenti genocidari evidenti fin dall’inizio della guerra. Le massime autorità politiche e militari israeliane avevano già dichiarato apertamente la volontà di “distruggere Gaza” e di colpire i palestinesi in quanto tali, indipendentemente dal loro status di civili o combattenti. In una registrazione trapelata e trasmessa negli ultimi mesi da Channel 12, l’allora direttore di Aman, Aharon Haliva, disse che "50 palestinesi dovevano morire" per ogni israeliano ucciso il 7 ottobre. "Non importa se sono bambini". I bambini morti ad oggi sono circa 19 mila, più di quanti ne siano stati uccisi in qualsiasi altro conflitto recente. L’ennesimo tragico record di un massacro senza fine.
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