La ragazza che fece nascere lo scandalo delle Olgettine denuncia: aggredita dopo le nuove rivelazioni sull’inchiesta. E accusa: ?sin dall’inizio c’era un piano per ricattare Berlusconi

Ruby, Lele Mora e l’ultima minaccia

Caterina Pasquino
Il caso Ruby? «È stata un'enorme, colossale trappola. Ideata, studiata e infine messa in pratica nella maniera più insospettabile. Quella trappola aveva un unico obiettivo: rendere ricattabile Silvio Berlusconi e usarlo come una banca». Le cene eleganti di Arcore sono finite da un pezzo, eppure i protagonisti delle calde notti del Bunga Bunga continuano a tenere occupata la Procura di Milano.

E non solo per via del procedimento per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari (il Ruby-ter) che - nato da una costola dell’inchiesta principale - potrebbe portare presto a sfilare davanti ai giudici una quarantina di persone, fra cui lo stesso leader di Forza Italia. Ma anche per un’altra indagine di cui “l’Espresso” è venuto a conoscenza. Che getta altre ombre sull’intera vicenda e sui suoi protagonisti.

A fare nuove rivelazioni alla vigilia del Ruby ter è Caterina Pasquino, origini calabresi, professione ballerina ed ex coinquilina di Ruby. E soprattutto colei che, con la sua telefonata al 113, il 27 maggio 2010 fece finire in Questura l’allora minorenne Karima El Mahroug dando inconsapevolmente inizio all’intera vicenda giudiziaria. E diventando a tutti gli effetti una testimone chiave.

Il processo
Berlusconi, Ruby e le olgettine divenute draghesse 
3/7/2015
Cinque anni dopo, davanti alla polizia Caterina è tornata per chiedere aiuto. Denunciando di essere stata minacciata, intimidita e infine picchiata a sangue per aver tentato di svelare, davanti agli inquirenti, i retroscena del caso Ruby. E dipingendo una trama da film noir: «Lo scorso 3 marzo», mette a verbale davanti agli agenti del commissariato Centro a Milano, «mi sono decisa a consegnare ai magistrati del Ruby ter una lettera che conteneva alcune mie dichiarazioni spontanee. Da allora non ho più avuto pace, ho subito minacce e strani appostamenti sotto casa».

Il 17 marzo la Pasquino denuncia, con tanto di referto medico, di essere stata aggredita in piena notte da tre uomini di colore, dopo una serata trascorsa a lavorare in un locale a due passi dalle sfavillanti discoteche di corso Como. «Un pestaggio eseguito da manovalanza criminale ma commissionato da qualcuno che aveva uno scopo ben preciso: punirmi per aver tentato di parlare con i magistrati», dichiara agli investigatori, esplicitando i suoi sospetti.

Cosa ci sia di vero ora saranno gli inquirenti a stabilirlo. Il pubblico ministero Cristian Barilli, titolare del fascicolo che si trova ancora nella fase delle indagini preliminari, per ora ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di stalking una persona: E.L., 26 anni, nigeriano.

Suo il cellulare da cui, secondo i primi accertamenti, sarebbero partite le telefonate. «Sei la peggiore delle Bunga Bunga. Le altre vivono nelle ville e tu non hai una lira. Basta una chiamata e sei morta», si legge in una delle tante minacce messe a verbale. E così la polizia ha fatto partire la consueta rete di protezione prevista nei casi di atti persecutori. Nel frattempo, pazientemente accumulata dal legale della ragazza, Massimiliano Bacillieri, in Procura è finita una grossa mole di registrazioni, sms, video, messaggi vocali e chat di WhatsApp che documenterebbero le intimidazioni subite e lo stato di ansia della ragazza.

Ma soprattutto, sul tavolo del pubblico ministero milanese è arrivata una testimonianza ben precisa. A parlare di un “mandante” che si nasconderebbe dietro le persecuzioni subite negli ultimi mesi dalla ex coinquilina di Ruby è un giovane imprenditore che fino a qualche tempo fa ha vissuto a stretto contatto con l’entourage di Lele Mora. E che - svelando un intricato sottobosco di segreti e ritorsioni - accusa l’ex amico: «Fu Lele a chiedermi se conoscevo “omoni”, meglio se di colore, per farla pagare a una persona. Mi disse che doveva fare un favore a Ruby. Io non lo aiutai, ma più avanti mi confidò di aver fatto aggredire la Pasquino. Mi disse che giustizia era stata fatta».

La testimonianza è ricca di dettagli. Sarà la Procura, però, a stabilire il grado di attendibilità di queste parole. Certo è che se dovesse essere presa sul serio da chi indaga Lele Mora rischierebbe grosso: ha già scontato un anno di carcere e ha alle spalle due condanne per bancarotta fraudolenta e per favoreggiamento e induzione della prostituzione.

Ma perché quello che una volta era il Re Mida dello show business - oggi affidato in prova ai servizi sociali - avrebbe dovuto terrorizzare una ragazza che alle feste di Arcore non ha neppure mai messo piede? A dare una possibile risposta è la stessa Pasquino, ricostruendo i retroscena del fermo di Ruby: «Quando Karima fece sparire da casa mia 3 mila euro io telefonai a Lele Mora, che sapevo essere per lei una sorta di “padre”, e gli chiesi cosa dovevo fare, sperando che lui si offrisse di risarcirmi», racconta oggi a “l’Espresso”, «invece lui mi rispose: io non la conosco, denunciala».

«Io allora non potevo saperlo, ma niente di quello che successe quel 27 maggio 2010 fu casuale», prosegue la ragazza: «Lele voleva che Ruby finisse in Questura e che si concretizzasse il rischio di uno scandalo.

Evidentemente, fra Ruby e Lele c’era un accordo per spartirsi la generosa ricompensa che Ruby sarebbe riuscita a ottenere da Berlusconi in cambio del silenzio. E questo nonostante fu Ruby stessa ad ammettere, dopo che la bomba era scoppiata, che con Silvio non aveva mai fatto sesso. Ma ormai il gioco era fatto e lui era nelle sue mani».

Caterina dice di essersi accorta della trappola solo molto tempo dopo. Quando fu ingannata e costretta a ritirare la denuncia per furto, facendo decadere il reato. La ex testimone oggi compone i ricordi come pezzi di un puzzle: «Quando nel 2012 Lele Mora uscì dal carcere volle incontrarmi e mi chiese scusa. Gli dissi che avevo intenzione di raccontare i miei sospetti ai magistrati e si arrabbiò moltissimo. Poi minacciò: vuoi che intorno a te ci sia solo terra bruciata?».

La ragazza si dice «pronta a rivelare ai magistrati altri particolari» e invita a indagare seguendo la pista dei soldi, ricostruendo la destinazione finale di quattrini e beni fatti avere da Berlusconi a Ruby per capire chi siano i reali destinatari.

Poi concede un ultimo sfogo: «Io ho sempre lavorato come attrice e come ballerina, non ho mai avuto a che fare con le Olgettine e con quel mondo ma per colpa di quella gente non sono più riuscita a lavorare. Dal 2011 è come se tutto si fosse bloccato, per questo chiedo solo di poter ricominciare a vivere un’esistenza normale. E solo dicendo tutta la verità, forse, si potrà chiudere questa brutta storia che mi sta rendendo la vita impossibile».

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