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Attualità
novembre, 2015

Nicola Gratteri: "41 bis misura indispensabile"

Nicola Gratteri
Nicola Gratteri

Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria spiega perché il carcere duro è importante per contrastare la criminalità: "Isolare e rendere inoffensivi ?i leader dei clan è stato un punto di svolta"

Nicola Gratteri
Mai senza carcere duro. Almeno finché mafia e terrorismo continueranno a insidiare la democrazia. Così Nicola Gratteri - procuratore aggiunto di Reggio Calabria e presidente della commissione nominata dal ministro Andrea Orlando per riformare la legislazione antimafia - spiega a “l’Espresso” il valore del 41 bis nella lotta ai clan.

Isolare i boss mafiosi è indispensabile per combattere le organizzazioni criminali? 
«Isolare e rendere inoffensivi ?i leader dei clan è stato un punto di svolta. Come le grandi organizzazioni finanziarie anche la cosca può funzionare con una cabina di regia distante ?dal luogo dove avvengono le “produzioni” criminali. Dunque un capo anche dalla cella può gestire grandi interessi: stabilire alleanze, dichiarare guerre, selezionare obiettivi ?da colpire. È questo flusso ?di comando che va interrotto. Poi vi è una ragione simbolica: rendere il boss incapace ?di governare, disorienta gli accoliti rimasti in libertà».

Ci sono stati capi clan, però, che continuavano a dirigere “la ditta” dall’isolamento.
«Certo: perché il 41bis può ?solo attenuare i contatti con l’esterno. È sufficiente che difensori o gli appartenenti alla struttura giudiziaria o penitenziaria non facciano il proprio dovere».

La norma può essere migliorata?
«Le norme sono state pensate in modo efficiente, ma non sempre le strutture sono state adatte ad una concreta ed efficiente realizzazione e ciò nonostante gli sforzi della polizia penitenziaria. Molti vecchi istituti non erano adatti a limitare la possibilità di comunicazione interna tra affiliati. Più in generale si può dire che le regole del 41 bis sono state costruite operando un bilanciamento di interessi, tra il diritto dei detenuti a vivere pienamente gli “spazi di libertà residui” e il diritto della collettività e delle persone innocenti a non subire i gravi danni personali che sono conseguenza dei reati di mafia. Troppo spesso in questo bilanciamento hanno avuto ?la meglio i diritti dei detenuti».

Si potrà mai superare?
«In un mondo senza mafia ?e terrorismo certamente».

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