Neanche sul viale del tramonto c’è pace. Anche il viale del tramonto –sempre che lo sia - è disseminato di udienze, processi, Ruby che si moltiplicano per via giudiziaria (siamo già al ter), e soprattutto di intercettazioni, a proposito delle quali si capisce ogni giorno di più l’ossessione (fallita) a eliminarle per legge.
[[ge:rep-locali:espresso:285516239]]Quel “stasera ho due bambine, una giornalista e una brasiliana” che Silvio Berlusconi pronunciò al telefono circa sei anni fa e che si staglia adesso come disarmante frase clou delle prime tra centinaia di pagine di intercettazioni appena entrate a far parte del processo escort a Bari che vede imputato per favoreggiamento della prostituzione Giampaolo Tarantini e altre sei persone, è la dimostrazione della distanza del Berlusconi di allora dal Berlusconi di adesso – quello dei festini contro quello di Dudù per capirsi; ma è anche, e forse soprattutto, la prova di quanto il Berlusconi di oggi sia condannato a essere inseguito dal se stesso di sempre, e dunque a rispondere sempre come il Berlusconi di allora.
[[ge:rep-locali:espresso:285516238]]Volenterosamente condannato a ipotizzare nuovi predellini o inediti partiti del tipo Forza Silvio anche col malleolo rotto, per dire. O persino a convincere Sandro Bondi, che peraltro dalla politica attiva si è ormai ritirato pur essendo ancora senatore, a non lasciare Forza Italia, ad avere ancora pazienza, perché lui, il gran capo, ha in serbo l’ennesima trovata. Vedrete, vi stupirò.
[[ge:rep-locali:espresso:285516236]]Insomma gli hanno rovinato pure l’ultimo venerdì a Cesano Boscone. Quello nel quale, dopo dieci mesi di “puntualissimo” servizio, dalle nove alle tredici, ai malati di Alzheimer alla fondazione Sacra Famiglia, prestato c’è da dire senza mai un “rimprovero”, l’ex Cavaliere conclude il suo periodo di affidamento ai servizi sociali, conseguenza della condanna al processo Mediaset, e si appresta a riprendere in mano (formalmente, serve prima un’udienza conclusiva) la propria vita.
Fino a che punto, è presto per dire: l’ipotesi di un rinvio a giudizio nel processo Ruby Ter, per ora solo in fase di indagine ma nel quale sull’ex Cavaliere aleggiano eventualità come l’accusa di corruzione di testimoni, potrebbe fare la sua parte nel momento in cui – nell’udienza in cui si proclamerà estinta la pena – si tratterà di decidere sulla sua eventuale “pericolosità” e sulle pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici.
[[ge:rep-locali:espresso:285516237]]Gli hanno rovinato la fine di Cesano Boscone e forse è proprio quello il segnale che è suonata la campanella. Perché, per altro verso, si direbbe che proprio adesso si chiude un periodo di relativa quiete, per quanto da condannato, di Berlusconi. E non solo perché, dal punto di vista giudiziario, tra pochi giorni ci sarà la prima udienza in Cassazione per il processo Ruby che l’ha visto condannato in primo grado e assolto in appello; o perché nell’indagine cosiddetta Ruby ter impazza la figura tutt’altro che retorica dell’olgettina pentita che parla per ore coi pm (autentico incubo incarnato, per l’ex Cavaliere); o perché, come appunto già si vede in queste ore, il processo escort a Bari potrebbe riservare nuovi guai.
Finisce la quiete anche perché Berlusconi, senza più l’intralcio del rientro obbligatorio ad Arcore, dovrà dimostrare se e quanto riesce a riprendere le redini, se vuole, della sua devastata Forza Italia. Non tanto la politica delle alleanze e degli eventuali nuovi patti del Nazareno, che in fondo sono stati i file più seguiti in questo periodo. Quanto, piuttosto, il partito in sé: in qualsiasi modo l’ex Cavaliere voglia chiamarlo oggi (l’ipotesi di un Forza Silvio è stata sinora seccamente smentita).
Si tratta, in sostanza, di dare un senso all’Aventino appena rientrato in Parlamento, collocare Denis Verdini nel quadro del nuovo Nazareno; soprattutto di arrestare la frana trasversale che va da Sandro Bondi da un lato, fino a Raffaele Fitto dall’altro, e che insomma ormai comprende sia chi è stato fedele e granitico nel tempo passato, sia chi cerca a spanne di costruire un futuro plausibile.
Bisogna vedere, adesso, quanto Berlusconi possa e voglia rilanciare se stesso e l’ipotesi politica che malgrado tutti i guai in qualche modo rappresenta. Mentre a Mediolanum Ennio Doris ha deciso di togliere via il biscione dal simbolo senza neanche informarlo, e di Francesca Pascale – che solo un mese e mezzo fa dava a Repubblica la sua terna di quirinabili – si son perse le tracce.