Nulla nella sicurezza degli accessi sembra essere cambiato dopo la sparatoria costata la vita a tre persone. Ecco come, senza passare dal metal detector o aprire la borsa, è stato possibile entrare al Palazzo di Giustizia

All System, Sicurpol, controlli, accesso, sicurezza, morti, Giardiello. Il giorno dopo il triplice omicidio al tribunale di Milano sono questi gli argomenti più gettonati tra i grandi corridoi che smistano la varia umanità che abita il palazzone di Corso di Porta Vittoria.

Se ne parla moltissimo, ma sottovoce come con i peccati più gravi. Ma tutti sanno che che il nodo da sciogliere è quello, per iniziare ad elaborare il lutto che comunque lascerà una cicatrice dolorosa per molto tempo. Anche durante l'accoppiata assemblea alla presenza dei vertici della magistratura, avvocatura e governo si è fatto accenno alla questione, rimandando tutto ad altra sede "perché questo non è il luogo ne il tempo".

Ma è cambiato qualcosa nella sicurezza degli accessi rispetto a ieri, al giorno di ordinaria follia che ha spazzato via la vita di tre persone? Apparentemente no, e chi ne scrive ne è stato testimone in prima persona, dopo aver vissuto in tribunale la giornata di ieri.
L'accesso al tribunale da corso di Porta Vittoria

Come tutte le mattine sono entrato in tribunale utilizzando l'ingresso principale cui si arriva dalla lunga scalinata che dà su Corso di Porta Vittoria, dove gli ingressi sono separati: a sinistra quello dove si entra con il tesserino, a destra quello per coloro che devono passare sotto il metal detector.
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È il punto di accesso più frequentato, dove c'è il punto informazioni e dove si può velocemente arrivare al terzo piano, dov'è l'aula 2, percorrendo le due grandi scalinate.
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Ho mostrato il tesserino da giornalista, un veloce sguardo della guardia giurata affiancata da due carabinieri e via, senza nessun accenno alla borsa che portavo con me. La guardia mi conosce di vista, non ha avuto problemi a farmi entrare direttamente ma confesso che mi sono stupito: pensavo che quantomeno la borsa dovesse passare sotto il metal detector per gli oggetti, una versione ridotta di quello che tutti trovano negli aeroporti. Sono rientrato nel pomeriggio e il controllo del tesserino è stato più accurato, perché la guardia non mi aveva mai visto. Ma anche in questo caso nulla di più.

Per la lunga fila di avvocati e personale amministrativo è la stessa cosa: uno sguardo al tesserino, accompagnato talvolta un saluto cortese, e via. Nessuna disposizione è cambiata, neanche alla porta di via Manara, dove c'è la guardia disarmata per la contestuale presenza del check point dei Carabinieri, che però non ha evitato il danno.
L'ingresso di via Manara, quello usato dal killer

Le disposizioni di sicurezza non sono state quindi modificate, ma tra gli agenti della guardia giurata lo sconforto è alto. Nessuno vuol parlare apertamente di quello che è successo: "Chi non conosce l'organizzazione della sicurezza del tribunale non può capire perché è successo" dice uno sottovoce. "Ma noi seguiamo strettamente delle direttive imposte dall'alto", facendo segno ai piani superiori.

Perché l'ingresso di via Manara ha un livello di equipaggiamento inferiore delle guardie? "Lo chieda a chi organizza la sicurezza" è stata la risposta.

Si tratta di una questione di risparmio? La mia domanda resta sospesa. Ma la risposta non deve tardare ad arrivare. Per il bene, innanzitutto, di chi è in prima linea nella sicurezza dei luoghi, fosse il tribunale o qualsiasi altro ufficio pubblico.