Quasi duemila emendamenti: alla Camera arriva la carica delle modifiche, che rischiano di allungare i tempi. E al dicastero impallidiscono: per mandare i cattedra i 100mila precari il primo settembre bisogna partire ora. Mentre il premier, per ridurre la partecipazione dello sciopero del 5 maggio, annuncia di voler scrivere ai professori

Si tratta di 1940 emendamenti e quasi 900mila lettere. Mentre alla Camera arriva la carica delle modifiche proposte alla Buona scuola, il premier annuncia di voler scrivere una lettera a tutti i docenti italiani, per spiegar loro i motivi della riforma. E abbassare così la partecipazione a quello sciopero del 5 maggio che, ha detto ieri in una intervista radiofonica, “mi fa ridere”. Ma è molto probabile che, per quella data, il ddl alla camera avrà fatto ben pochi passi in avanti.

Ieri infatti, alla scadenza del termine per la presentazione delle proposte di modifica al ddl, si è visto che l’anticipazione dei tempi (entro le 12 invece che entro le 20) non aveva funzionato da tagliola. I Cinque stelle da soli hanno presentato 700 emendamenti, oltre 200 quelli di Forza Italia. Ce ne sono anche 150 del Pd: oggetto, subito dopo la presentazione, di una lunga riunione al Nazareno, presente il premier in persona, che lì ha annunciato di voler scrivere a tutti i docenti italiani per spiegare la bontà della riforma, e ha ribadito la linea: nessuno stralcio sul piano delle assunzioni, il testo va approvato nella sua interezza, in tempi utili per mandare in cattedra i 100mila precari al primo settembre. Al ministero dell’Istruzione impallidiscono: i motori della macchina del Miur dovrebbero già essere accesi, e invece se tutto va bene il via sarà dato a metà giugno.

Quanto al contenuto degli emendamenti, ce n’è per tutti. A una prima vista, non c’è gruppo che non abbia accolto il grido di dolore degli idonei al concorsone 2012: molti gli emendamenti che prevedono di allargare il piano di assunzioni ai circa 6.000 precari che hanno superato il concorso 2012 senza vincere il posto, ma non sono nelle graduatorie a esaurimento, dunque nel piano-Renzi erano esclusi. Lo stesso partito del presidente del consiglio ha infilato gli idonei del concorsone nei suoi emendamenti.

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Ma sulla questione Renzi aveva nettamente difeso la scelta dell’esclusione, e in ogni caso la marcia indietro avrebbe un costo; così come l’avrebbe la parziale assunzione, chiesta da molti emendamenti, dei precari delle graduatorie di istituto, per ora esclusi. Senza contare l’ipoteca che sul tutto ha messo la scorsa settimana il Consiglio di Stato, che ha appena “ripescato” i diplomati magistrali del 2001, dicendo che hanno diritto a essere anch’essi inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Non è ancora chiaro se le graduatorie si dovranno riaprire per tutti costoro (e sarebbe una botta di 30mila maestre, che hanno un diploma ma non la laurea, adesso peraltro richiesta fin dalla scuola dell’infanzia), o solo per quelli che hanno vinto il ricorso – che comunque sono circa 5.000, non una bazzecola.
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Il governo vorrebbe evitare che, a colpi di emendamenti o sentenze, il passare dei giorni gonfi il paniere della Graduatoria ad esaurimento facendo salire il “conto” della Buona scuola, e causando anche assurdità evidenti: come quella per cui chi non ha la laurea ma un diploma di quindici anni fa viene assunto, mentre chi ha laurea, specializzazione e concorso superato resta fuori.

Ma soprattutto, c’è un problema di tempi, che era evidente fin dall’inizio e che non a caso ha fatto parlare le opposizioni di “ricatto”: se non si procede in tempi rapidissimi, il “piano assunzionale” non può partire. Perché possano entrare in ruolo 100.000 precari, è necessario che parta tutta la riforma e che si crei l’organico funzionale che questa prevede (di fatto, una piccola dotazione di prof a disposizione di ogni scuola), sennò non si saprebbe dove metterli. Varie voci hanno chiesto che il governo faccia un decreto-stralcio per assumere i precari, e lasci al parlamento il tempo di analizzare il ddl con le sue 14 deleghe a tutto campo: ma in questo caso, a normativa vigente, entrerebbero solo quelli che vanno a rimpiazzare pensionati e posti vuoti: non più di 50mila.

Linea bocciata ieri da Renzi nella riunione con i deputati Pd. Niente stralcio, si va avanti, al massimo si può alleggerire un po’ la riforma tagliando su qualcuna delle quattordici deleghe che prevede di dare al governo. Ma oggi, con le regionali alle porte, i precari che ormai si aspettano l’assunzione e i sindacati della scuola tutti compattati per uno sciopero generale, riprende quota il colpo di mano. Che può arrivare con un decreto – che magari recepisca quel che si è riusciti ad approvare almeno in Commissione – oppure con un maxiemendamento del governo al ddl, che faccia sue le modifiche più indolori e condivise al piano.

Tra queste, qualche ritocco alla lista dei precari da assumere, e una revisione dei nuovi poteri del preside. C’è da giurare che il clima si scalderà, e non di poco. La materia è di quelle che non si presta molto a soluzioni tranchant (gli stessi parlamentari di maggioranza, per scrivere gli emendamenti, si sono rivolti più di una volta ai tecnici ministeriali per farsi aiutare), e chiama in ballo modifiche profonde. Sulla buona scuola, di qui a poco, ci si prepara a replicare la guerriglia dell’Italicum. Con le elezioni alle porte, e quei precari in attesa di cattedra che possono fare la differenza nell’urna.