Lavori affidati evitando le gare d’appalto. Un sistema che lottizzava gli incarichi per le opere pubbliche, distribuendoli a pioggia, senza un disegno unitario e in contrasto con la legge. Scarso rigore nelle procedure, nessuna voglia di animare una sana concorrenza. Già mesi fa, prima che esplodesse l’inchiesta sulla metanizzazione di Ischia, il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone aveva avuto modo di occuparsi del comune guidato da Giuseppe Giosi Ferrandino, ora in carcere. E non certo per fargli i complimenti.
La lente dell’ex magistrato e del consiglio dell’Anac si è posata sui criteri di affidamento degli incarichi per rifare scuole strade, palestre e altre opere pubbliche di Ischia. Incrociando nomi, cifre e opere, ha scoperto che il comune attuava una sorta di divide et impera: soldi distribuiti a destra e sinistra, affidando direttamente gli incarichi senza passare da gare e concorsi. Atti e materiale di una certa rilevanza: tanto che Cantone ha doverosamente mandato il fascicolo alla procura di Napoli.
Tutto è cominciato un paio d’anni fa, con la segnalazione alla Prefettura di Napoli da parte del consigliere comunale di Ischia Carmine Bernardo. Da Napoli, hanno poi richiesto all’Avcp (ora inglobata nell’Anac) di fare una valutazione complessiva sulla legittimità delle procedure, tra il 2009 e il 2012. Dall’analisi del dossier, come risulta dall’atto depositato il 29 ottobre 2014, è venuto fuori che in modo “ricorrente e praticamente sistematico”, il comune ha spacchettato i vari interventi che riguardavano un edificio, impianto sportivo o area urbana, in modo tale che lo stesso “oggetto” risulta affidato più volte, a più imprese, per effettuare lavori leggermente diversi gli uni dagli altri.
Per esempio, dicono le carte, il campo sportivo Mazzella è oggetto di cinque diversi affidamenti tra il 2009 e il 2010. Gli incarichi formali differiscono di poco gli uni dagli altri: riguardano tutti, in un modo o nell’altro “l’adeguamento e la messa a norma” (o “in sicurezza”) del campo; solo che in un caso si tratta della “progettazione”, nell’altro della “direzione dei lavori”, in un terzo della “fase di esecuzione”, oppure di “opere di completamento” o ancora di “opere complementari”. Una ricchezza lessicale grazie alla quale gli incarichi risultano tutti diversi, non perfettamente sovrapponibili; eppure riguardano sempre lo stesso campo sportivo.
Non si poteva fare un intervento unico? Certo, si poteva. Solo che sarebbe stata necessaria una gara d’appalto, perché la pubblica amministrazione può affidare direttamente un lavoro soltanto se l’importo dell’opera non supera i 40 mila euro complessivi (prima erano 20 mila). E al comune di Ischia non piace superare quel limite. Preferisce di gran lunga dare 19 mila euro a quattro imprese diverse, piuttosto che 80 mila euro a una sola, ma dopo una gara pubblica. Così, si deduce dalle cifre pubblicate, è accaduto per il campo sportivo Mazzella, per il quale l’amministrazione ha speso in cinque tranche un totale di 81 mila euro. Ma non è l’unico esempio che Cantone riporta: per le varie opere di “manutenzione straordinaria e riqualificazione” di via Iasolino, si superano i 40 mila euro (ma gli affidi sono spezzettati in tre); per le “opere di ingegneria” sulla scuola media Scotti si superano i 56 mila euro (ma spezzettati in cinque affidi).
Insomma, conclude l’Anticorruzione: “Tali modalità di affidamento, che appaiono tra l’altro in contrasto con l’esigenza tecnica di un’attività unitaria per la progettazione e conduzione dell’opera, hanno determinato, limitando i corrispettivi per le prestazioni affidate a importi sempre inferiori a 20.000 euro, procedure di affidamento meno rigorose di quanto di fatto richiesto ove si fosse considerato l’intervento unitario”.
Meno rigore nelle procedure, e lavori che alla fine rischiano di essere meno coerenti. La stessa passione per la parcellizzazione, nota l’Autorità, il Comune la nutre non solo pre le prestazioni professionali e i relativi lavori, ma pure gli appalti. Tra il 2008 e il 2013, per esempio, sempre per la scuola Scotti ha avviato ben nove procedure d’appalto, per un importo a base d’asta che complessivamente supera di molto il milione di euro. Eppure si tratta, complessivamente, di attuare l’adeguamento normativo (misure antincendio, abbattimento delle barriere architettoniche, manutenzione straordinaria, eccetera) del medesimo complesso architettonico.
Nelle sue controdeduzioni di fronte all’Autorità, il comune ha argomentato che si è trattato di “singoli interventi autonomamente finanziati”, per anni diversi, “in alcuni casi anche da Enti diversi”, e quindi “con modalità e tempi di attuazione differenti”, e che rispondono a “finalità autonome e specifiche derivanti dalle singole leggi”. Insomma: ciascun intervento fa storia a sé, non si sarebbero potuti accorpare, e in alcuni casi “non si potevano assolutamente prevedere”. Motivazioni che però non hanno convinto del tutto Cantone: “Non sono state fornite specifiche e puntuali motivazioni che avrebbero impedito una più razionale visione di insieme delle esigenze di intervento”, scrive in conclusione il presidente dell’Anticorruzione. “Di contro emerge il carattere ricorrente e praticamente sistematico della fattispecie rilevata, che ha determinato l’assenza di procedure concorsuali”, un “modus operandi che appare di fatto elusivo di procedure di affidamento più rigorose che sarebbero state, invece necessarie, ove si fosse considerato l’importo complessivo degli incarichi da affidare al medesimo professionista”. Insomma, materiale buono per i magistrati, se riterranno doversene occupare.