La sentenza della Corte d'appello di New York, che ha giudicato illegale la raccolta sistematica di miliardi di metadati delle telefonate da e per gli Stati Uniti, in Italia non ha suscitato reazioni

Come se il problema non ci riguardasse. La sentenza di giovedì scorso della Corte d'appello di New York, che ha giudicato illegale la raccolta sistematica di miliardi di metadati delle telefonate da e per gli Stati Uniti (disponibile qui in inglese), in Italia è stata liquidata, nel migliore dei casi, in poche righe.

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Revealed: How the Nsa Targets Italy
5/12/2013
A quanto pare nessuno sembra ricordare cosa hanno rivelato i file top secret di Edward Snowden per l'Italia, pubblicati in esclusiva da L'Espresso.

Da uno dei documenti emerge che dal 10 dicembre 2012 al 9 gennaio 2013, in Italia, la Nsa ha raccolto i metadati relativi a 45.893.570 telefonate. Possibile che, dopo la sentenza della Corte d'appello, nessuno si interroghi sulla legittimità di questa raccolta fatta a danno degli italiani?

Fin dall'inizio le rivelazioni di Snowden riguardanti il nostro Paese sono state accolte all'insegna di una totale apatia e silenzio da parte delle istituzioni e della società civile. Il governo ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento, o anche solo la conoscenza dei programmi di sorveglianza di massa utilizzati dalla Nsa per colpire milioni di cittadini italiani, la nostra diplomazia e i vertici dello Stato.

Il Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti (Copasir) non ha purtroppo contribuito in alcun modo a fare luce su quanto emerso dai file di Snowden sull'Italia, e, ad oggi, l'unica iniziativa politica rimane un'interrogazione parlamentare del Movimento Cinque Stelle, che, peraltro, dopo quasi due anni non ha ricevuto alcuna risposta. Insomma, buio totale, apatia, inazione.

Il cielo sopra Berlino
Lo scenario italiano contrasta enormemente con quello tedesco: in Germania, il parlamento ha creato una commissione d'inchiesta che sta mettendo le mani nel sancta sanctorum dei segreti di stato alla base della collaborazione dei servizi d'intelligence tedeschi del Bnd con la Nsa. Gli scheletri che stanno emergendo dai lavori della commissione, fanno paura a molti e incendiano la battaglia politica.

Stando a quanto riportato dalla stampa di Berlino, la commissione è stata in grado di fare emergere l'imbarazzante sudditanza dei servizi segreti tedeschi del Bnd nei confronti della Nsa. La commissione ha passato al setaccio migliaia di file, acquisito le testimonianze di esperti del calibro di Thomas Drake e Bill Binney, due whistleblower che, prima di Snowden, hanno denunciato gli abusi della Nsa. Dal complesso lavoro di indagine stanno emergendo vicende gravissime: secondo quanto rivelato dal quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung”, la commissione avrebbe scoperto che l'intelligence tedesca è stata usata per spiare su aziende e istituzioni europee, un'attività condotta anche a danno degli stessi interessi della Germania. Come mai il nostro governo e la nostra politica, in generale, non hanno mai neppure cercato di fare luce su quanto emerge dai file di Snowden per l'Italia?

Datemi i metadati e vi rivelerò il mondo
La sentenza della Corte di Appello di New York riguarda esclusivamente uno dei tanti programmi di sorveglianza di massa della Nsa: quello che permette all'Agenzia di acquisire miliardi di metadati telefonici, ovvero i dati del traffico: chi chiama chi, a che ora, da dove, per quanti minuti, ma non il contenuto della conversazione.

In Italia i metadati vengono liquidati con la parola “tabulati telefonici” e pochi sembrano capirne il profondo valore: a due anni dal caso Snowden, si continua a pensare che, avendo in mano soltanto la lista delle nostre chiamate, ma non il contenuto delle conversazioni, un'agenzia di intelligence o anche le forze di polizia possano in realtà fare poco con quei dati. Neppure affermazioni di una schiettezza sconcertante, come quella del generale americano Michael Hayden -l'uomo che ha creato la Nsa così come la conosciamo oggi, e che ha dichiarato pubblicamente «Noi uccidiamo sulla base dei metadati», riferendosi al fatto che l'intelligence americana usa i metadati per il programma di eliminazione stragiudiziale condotto con i droni - hanno cambiato profondamente la percezione del valore dei metadati.

Se un'agenzia di intelligence o una forza di polizia possiede abbastanza metadati, può scoprire tutto di tutti, senza bisogno del contenuto delle comunicazioni. Incrociandoli, analizzandoli con potenti software in grado di far emergere relazioni nascoste nella marea di informazioni, è possibile ricostruire esistenze individuali e relazioni sociali di intere popolazioni. L'operazione è tanto più facile perché i metadati sono “machine-readable”, ovvero per esaminarli in modo da estrarre informazioni per profilare un certo individuo e ricostruire, ad esempio, la sua rete di relazioni, non serve un analista: bastano potenti computer.

Per alcune professioni delicate, come quella giornalistica, i metadati sono il nemico numero uno: ogni volta che chiamiamo una fonte, quella chiamata ci inchioderà a lei per sempre e la tecnologia ha ormai spazzato via anche quelle pur esili possibilità di proteggere le fonti che i giornalisti avevano in passato: i trucchi che hanno permesso inchieste rimaste nella storia del giornalismo sono solo un romantico passato, nell'era della sorveglianza di massa.

Attraverso sofisticate e sistematiche analisi dei metadati di un giornalista, è possibile risalire a tutte le sue fonti, ricostruire la genesi del suo lavoro come mai prima è stato possibile. Lo stesso problema si pone per avvocati e attivisti dei diritti umani. Ma il problema esiste per tutti. Basterebbero i metadati del parlamento italiano per ricostruire, ad esempio, l'intero intrigo della politica italiana: dalla frequenza con cui un certo parlamentare chiama o riceve chiamate da un certo numero, dai giorni in cui sono avvenute le chiamate, dalla durata, dalle chiamate precedenti e successive, la vita del politico di turno emergerà senza il bisogno di intercettarlo. Né bisogna pensare che, una volta creati, i metadati interessino solo forze dell'ordine e spie: aziende e criminalità organizzata bramano i nostri metadati quanto l'intelligence.

L'imperatore Alessandro e l'impero dei metadati
Quando è esploso il caso Edward Snowden e la Nsa e il governo americano si sono ritrovati al centro di una tempesta mondiale, l'allora capo della Nsa, il generale Keith Alexander - ribattezzato “imperatore Alessandro” per l'enorme potere concentrato nelle sue mani- si è subito precipitato a dichiarare che i programmi di sorveglianza di massa della Nsa avevano permesso di sventare cinquantaquattro complotti terroristici e il merito di queste operazioni andava in un certo numero di casi, peraltro mai specificato, alla raccolta sistematica di metadati.

Le dichiarazioni di Alexander, però, si sono presto sciolte come neve al sole: oggi, dei cinquantaquattro complotti sventati non c'è traccia e in una magistrale inchiesta, il magazine americano “The New Yorker” (disponibile qui in inglese) ha ricostruito che esiste un solo e unico “complotto terroristico” sventato grazie alla raccolta dei metadati telefonici: il caso di un tassista somalo, Basaaly Moalin, trasferitosi negli Usa e che avrebbe inviato soldi agli Shebab, la milizia somala legata ad al-Qaeda.

Perfino politici statunitensi come James Sensenbrenner, uno dei padri del “Patriot Act” - la legge creata dopo l'11 settembre e che ha conferito alle agenzie di intelligence americane gli immensi poteri usati dalla Nsa per creare i programmi di sorveglianza di massa – sono scettici sull'efficacia reale di questi programmi. E fin da gennaio, Sensenbrenner si è detto poco convinto che la sezione 215 del Patriot Act, usata come fondamento legale per la raccolta dei metadati telefonici, sarebbe stata rinnovata così com'è, senza profondi cambiamenti. Il rinnovo del provvedimento in scadenza è previsto per il 1° giugno, la sentenza della Corte di Appello di New York va nella direzione delle dichiarazioni di Sensenbrenner: dopo questo pronunciamento della Giustizia, sarà ancora più improbabile che la sezione 215 del Patriot Act rimarrà inalterata.

La Nsa si appresta a perdere l'impero dei metadati? O le riforme saranno solo all'insegna del gattopardismo, con la Nsa che semplicemente trasferirà la conservazione dei metadati alle aziende telefoniche, da sempre “volenterosi collaboratori” delle agenzie di intelligence? Una cosa è certa: l'inazione della nostra politica non promette alcun cambiamento per quanto riguarda i metadati degli italiani. E, a differenza della Germania e della sua tosta commissione d'inchiesta, questo è il Paese che le commissioni di inchiesta le crea dopo trentanni. Come nel caso di Aldo Moro.

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