La procura antimafia di Bologna ha chiuso l'indagine Aemilia. In tutto 224 indagati. Il clan Grande Aracri e i suoi complici ora rischiano il rinvio a giudizio

La 'ndrangheta emiliana verso il processo

Chiusa l'inchiesta sulla 'ndrangheta emiliana. Sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagine a 224 indagati. Termina così la prima parte di Aemilia con 224 indagati e beni sotto sequestro per oltre 200 milioni di euro.

I capi d'accusa vanno dall'associazione mafiosa all'estorsione, al riciclaggio, alle minacce, alla detenzione illegale di armi, fino all'usura. Un'organizzazione comandata da Nicolino Grande Aracri, detto “Manuzza”, e con referenti in più province della regione.

Tra gli indagati eccellenti anche il bomber della nazionale Vincenzo Iaquinta, a cui i pm contestano la detenzione irregolare di armi. Il padre del calciatore, un importante imprenditore edile della zona, è invece indagato per associazione mafiosa. Entrambi sono difesi dall'avvocato Carlo Taormina. I faldoni dell'indagine sono 150.

Migliaia di pagine in cui è ricostruito il potere criminale di questa dinastia che ha delocalizzato affari e strutture tra il Po e l'Appennino. I politici coinvolti, per cui probabilmente la procura chiederà il rinvio a giudizio, sono due. Per loro l'accusa è di concorso esterno. Sono Giuseppe Pagliani, l'avvocato e consigliere provinciale e comunale di Forza italia, e Paolo Bernini, sempre di Forza Italia ed ex consigliere di Pietro Lunardi quando era ministro dell'Infrastrutture. Nel decreto di fine indagine si fa riferimento di al condizionamento del voto. La 'ndrangheta avrebbe dunque ostacolato il libero esercizio di voto in diverse consultazioni elettorali: Parma(2007 e 2012), Bibbiano, Campegine, Salsomaggiore Terme, Sala Baganza.

Sempre per concorso esterno è indagato il giornalista Marco Gibertini, che per il clan avrebbe curato diversi affari e anche una sorta di ufficio per i rapporti con la stampa. Nell'elenco dei 224 compaiono gli imprenditori della Bianchini costruzioni. La storica azienda modenese che ha permesso alla 'ndrina emiliana di inseririsi nei lavori della ricostruzione post terremoto. Per Augusto Bianchini, il titolare, l'accusa è concorso esterno.

Ma ci sono anche commercialisti, avvocati, faccendieri. E la consulente finanziaria di Bologna, Roberta Tattini, che intercettata si vantava di conoscere il boss più potente della Calabria. Una serie di omissis, infine, sono il segno che il capitolo non è completamente chiuso. Ci sarebbero quindi altri indagati la cui posizione è ancora al vaglio degli inquirenti. Insomma in questa prima tranche c'è tutto il variegato mondo della 'ndrangheta padana. Boss, affiliati, imprenditori, complici, politici, concorrenti esterni. Una trasversalità che salda mondi lontani. Se a processo dovessero andare tutti gli oltre 200 imputati, Aemilia diventerebbe il più grande maxi processo mai celebrato nel Nord Italia. Basti pensare che a Milano gli imputati dell'inchiesta Infinito erano una novantina, a Torino con la retata Minotauro sono finiti a processo in più di 70.

Un processo che sta creando non poche difficoltà logistiche. Manca, infatti, a Bologn un' aula bunker. O comunque un'aula adatta a ospitare così tanti imputati e chissà quanti testimoni. Ricorda un po' quanto accadde a Palermo, quando dopo le retate contro cosa nostra i giudici del pool antimafia chiesero allo Stato di realizzare un' aula bunker per celebrare il processo nel capoluogo siciliano. Prima di allora di cosa nostra nessuno voleva sentire parlare. Come in Emilia, appunto, dove ancora la mafia è avvertita come un problema lontano e meno preoccupante di altri fenomeni.

Intanto sulla cellula dei Grandi Aracri, radicata tra Bologna e Piacenza, con epicentro a Reggio Emilia e dintorni, gli inquirenti non mollano la presa. Due commissioni di accesso, disposte dai prefetti di Modena e Reggio, stanno spulciando tra le carte dei comuni di Finale Emilia e Brescello, vero feudo del clan. Il rischio che vengano sciolti per infiltrazioni mafiose è concreto. Sarebbe la prima volta per l'Emilia Romagna. E conseguenza diretta della retata Aemilia.

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