I due carabinieri raccontano quanto appreso in quelle ore da alcuni loro colleghi. Per la famiglia Cucchi è una testimonianza decisiva che permetterà di arrivare presto alla verità sulla morte di Stefano

Due testimoni di peso, “in divisa”, che la famiglia di Stefano Cucchi ha portato davanti ai magistrati. La nuova perizia che smentisce quella fatta per il primo processo.

ASCOLTA Audio 1
ASCOLTA Audio 2

I primi indagati nell'indagine bis coordinata dalla procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone. Indizi che iniziano far emergere pezzi di verità su quella notte in cui il giovane geometra romano venne arrestato dai carabinieri.
L'inchiesta
«Quei due con Cucchi hanno esagerato»: le rivelazioni choc dei due super testimoni
10/9/2015

Il primo indagato per falsa testiomianza è il maresciallo Roberto Mandolini, ex vice comandante della stazione di Tor Sapienza a Roma, dove era stato portato Stefano la notte del 15 ottobre 2009 dopo l'arresto per droga. Ci sarebbero poi altri due militari sui quali la procura capitolina guidata dal procuratore Giuseppe Pignatone vuole vederci chiaro.

E proprio di Mandolini parlano i due carabinieri, un uomo e una donna, durante la loro testimonianza registrata dall'avvocato della famiglia Cucchi. La donna racconta di quando nelle ore successive all'arresto di Stefano ha incontrato nei corridoi della caserma un collega, che lei sostiene essere proprio Mandolini.
[[ge:rep-locali:espresso:285596944]]

Quest'ultimo, racconta la testimone, era molto agitato e preoccupato e disse al suo superiore che «l'avevano(Cucchi ndr) massacrato di botte, che dei carabinieri non si erano regolati a livello fisico e che a questo ragazzo cercavano di scaricarlo».

[[ge:rep-locali:espresso:285596943]]
La seconda testimonianza è quella del carabiniere. «È successo un casino, i ragazzi hanno combinato un casino», spiega all'avvocato il militare che ha aggiunto: «Non volevano nemmeno tenerlo nelle celle perché stava messo proprio male».