Il ministro dell’Istruzione replica agli strali del mondo ultracattolico scagliato contro la riforma scolastica e lo spauracchio della teoria del genere per gli studenti:«Facciamo circolare messaggi chiari ma se ciò non dovesse bastare passeremo a strumenti legali»
«Lo voglio dire con chiarezza: chi ha parlato e continua a parlare di teoria di genere in relazione al progetto educativo del Governo Renzi sulla scuola,
compie una truffa culturale» ha affermato il ministro dell’istruzione
Stefania Giannini, ospite di Radio 24. E ha aggiunto:«Si tratta di una colossale truffa ai danni della società. Facciamo circolare chiarimenti, lanciamo messaggi chiari ma se ciò non dovesse bastare credo ci sia una responsabilità irrinunciabile di passare a strumenti legali».
Al centro dello scontro tra neoconservatori cattolici e il ministero di via Trastevere c'è l’articolo uno della Buona scuola che al comma 16 punta a prevenire la violenza di genere, fermare le discriminazioni e la spirale del femminicidio.
Completamente travisato ha innescato una reazione furiosa del popolo del family day che è sceso in piazza a giugno a Roma scandendo questi slogan:«Sterco del demonio, si vogliono insegnare giochi erotici ai bambini dell’asilo».
E via una serie di diffide, incontri, messaggi allarmistici e farneticanti: «
i vostri figli saranno istigati all'omosessualità, saranno invitati alla masturbazione precoce fin dalla culla, cpotrebbero essere obbligati ad assistere a proiezioni di filmati pornografici, fino ad arrivare a correre il rischio di sentirsi obbligati ad avere rapporti carnali con bambini dello stesso sesso».
Per smontare questa onda montante di falsi ed esagerazioni è stato diffuso anche un chiarimento ufficiale per tutelare la scuola e la sua autonomia.
«Nell’ambito delle competenze che gli alunni devono acquisire, fondamentale aspetto riveste l’educazione alla lotta ad ogni tipo di discriminazione. Si ribadisce, quindi, che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo» si legge
nella nota del Miur.Fuori dalle aule c’è una parte di società che ha deciso di reagire, opponendosi a chi cerca di seminare il panico diffondendo informazioni false e strumentali, con l’esempio e le azioni di chi crede in una scuola pubblica, plurale e inclusiva.
Il prossimo week-end si daranno appuntamento a Roma alla scuola Carlo Cattaneo con l’iniziativa
“Educare alle Differenze”.Dietro ci sono 250 promotori tra associazioni, gruppi di ricerca, comitati genitori, insegnanti, docenti universitari, case editrici, attivisti Lgbt, e rappresentanti delle istituzioni impegnati per due giorni di formazione, laboratori, scambio di buone pratiche e strumenti didattici.
Il filo rosso che si sono dati gli organizzatori e partecipanti è la valorizzazione delle differenze, il contrasto alla violenza di genere e al bullismo omofobico dentro e fuori la scuola.