No Tav, chiesti otto mesi per Erri De Luca "Le sue parole un'istigazione a delinquere"

E'  la richiesta avanzata dal pm Antonio Rinuado per le dichiarazioni dello scrittore in merito al sabotaggio della linea ad Alta Velocità. "Quando De Luca parla, le sue parole hanno un peso determinante"

Otto mesi di reclusione per istigazione al sabotaggio. È il prezzo delle parole di Erri De Luca contro la linea ad alta velocità Torino-Lione, pronunciate due anni fa e registrate in un’intervista: «La Tav va sabotata. Ecco perche? le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo, sono necessari per far comprendere che la Tav e? un’opera nociva e inutile... Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio e? l’unica alternativa».

Oggi è arrivata la pena richiesta dal pm Antonio Rinaudo, al termine della sua requisitoria durata circa un’ora e mezza.

Al palazzo di Giustizia di Torino lo scrittore napoletano si è presentato questa mattina per ascoltare la requisitoria dell’accusa: «De Luca non ci venga a dire che non ha sentito parlare di molotov», ha esordito il pm ripercorrendo l’intera vicenda e inserendola nel «contesto storico-ambientale in cui si collocano».

Secondo il sostituto procuratore, occorre tenere conto di due elementi fondamentali relativi alla pronuncia di queste parole: il contesto in cui sono state dette e la qualità dell’agente, ovvero la personalità e il ruolo di chi le ha proferite. Il contesto, ha ribadito il pm, "era di violenza".

In particolare, nell’anno 2013, ci fu «un cambio di passo che portò gli estremisti No Tav a compiere non solo assalti al cantiere ma anche attacchi notturni esterni, alle ditte, a cose o persone, anche contro poveri operai, che avevano a che fare con la Tav».

In questo clima, le frasi dichiarate da De Luca agli organi di stampa avrebbero contribuito a fomentare un clima di tensione e di azioni aggressive.

«Quelle parole - ha detto Rinaudo - non sono parole pronunciate da uno qualunque. Quando il signor De Luca parla, le sue parole hanno un peso determinante».

Così un simbolo di libertà di parola è diventato imputato, esprimendo il suo appoggio alla protesta No Tav in Val di Susa.

De Luca nei mesi scorsi da imputato si era poi trasformato in accusatore. E durante una delle udienze aveva spiegato che «il verbo sabotare è un verbo nobile. Secondo il vocabolario della lingua italiana ha numerosi significati. Il primo che risulta è quello di danneggiamento materiale. Gli altri sono intralciare, impedire e ostacolare. Ritengo di aver detto che la Tav, questa linea di presunta alta velocità, ma si tratta di modesta accelerazione, vada ostacolata, impedita e intralciata e perciò di fatto sabotata» aveva concluso.

Pensieri riversati nel suo pamphlet La parola contraria (Feltrinelli) per difendersi attraverso i suoi scritti dalle accuse della Procura di Torino. E con parole e concetti “contrari” aveva ribaltato la tesi della società che costruisce la linea ad alta velocità e chiede di mettere il silenziatore ad ogni parola contraria come la sua.

Una voce lontana dal sentire comune, dall’opinione pubblica distratta che pensa che in una piccola valle del Nord Italia sia in atto una battaglia tra violenti anti-modernità e lo Stato che difende se stesso e le sue scelte. Diventato nel frattempo un laboratorio di tutte le sigle antagoniste e sovversive.

A l’Espresso che lo aveva intervistato lo scorso gennaio all’inizio dell’iter giudiziario aveva dichiarato: «Il processo alle mie parole messe tra virgolette come capo d'accusa e già in manette. Fuori da quell’aula ci sarà la libertà di parola e la sorveglianza della stampa estera. Il libretto "La parola contraria" è uscito in contemporanea in Francia, Germania, Spagna. Fuori dalle nostre botteghe l’accusa contro le parole di uno scrittore suonano bestemmia».

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