I titoli di Stato non sono più un buon investimento? La Borsa è troppo volatile? La via d’uscita potrebbe essere stare su titoli che almeno distribuiscono agli azionisti una buona parte degli utili. Energia, assicurazioni e banche i settori più redditizi

titoli stato
Delusi dalle obbligazioni, spaventati dalla volatilità della Borsa, scettici sui futuri profitti delle imprese in Europa? Non disperate. Una speranza di guadagno resta: i dividendi. Un report di Ubs esamina infatti come si sono comportati in questi anni di magra i dividendi delle imprese, per concludere che è da lì che sono venuti gli unici guadagni. Tutt'altro che magri.

Negli ultimi dieci anni il cento per cento dei rendimenti dei titoli europei è di fatto consistito nel pagamento del dividendo piuttosto che dalla crescita del valore della quotazione: fatto cento il livello che l'Msci Europe Price Index (che include l'85 per cento dei titoli dell'area) aveva nel 2007, cioè all'inizio della crisi, il suo valore pur in ripresa è rimasto sempre sotto quella quota; l'Msci Europe total return index, invece, ha superato il livello iniziale del 40 per cento. Morale, è stata la politica di distribuzione degli utili agli azionisti che ha fatto tutto.

Per risparmiatori e investitori, si sa, il panorama è piatto. Le obbligazioni, che dall'inizio della crisi erano diventate la loro ancora di salvezza, adesso hanno perso qualsiasi appeal, almeno per chi non vuole allontanarsi dalle economie avanzate e arrischiare sulle emissioni di quelle in via di sviluppo. Il rendimento medio delle emissioni obbligazionarie governative è sceso dal 6 per cento di vent'anni fa allo 0,8 per cento, rendendo questa fetta del mercato davvero poco appetibile: per 9 trilioni di dollari di questi titoli i tassi sono sotto lo zero, per altri 19 trilioni di dollari, pagano meno dell'uno per cento. Il record assoluto di titoli di Stato che rendono sopra l'uno per cento nell'eurozona spetta all'Italia, con più del 50 per cento dei titoli con rendimenti resi forzatamente più “ricchi” dalla scarsa attrattiva del paese.

Al contrario, il rendimento dei dividendi è salito. Dal 3,1 per cento medio del 1996, ora siamo al 3,7 per cento. Ma la domanda è: ci si può attendere anche in futuro che il dividendo assicuri lo stesso ritorno, visto che i profitti delle imprese in Europa non sono affatto in crescita? A questo proposito la prima osservazione che Ubs fa è che i dividendi si sono dimostrati meno sensibili al dimagramento dei fatturati di quanto si potrebbe pensare. Sono cioè più prevedibili e stabili. Come conferma il fatto che il pay out ratio, cioè il rapporto tra quanto distribuito agli azionisti e agli utili, è salito dal 61 al 76 per cento dal 2010 a oggi. Le imprese hanno anche guadagnato di meno, ma non hanno lesinato mezzi nel premiare i propri azionisti.

Quali settori hanno pagato di più? Il più generoso (sempre in rapporto agli utili) è stato il settore dell'energia, seguito da assicurazioni, banche, telecomunicazioni e utilities. In assoluto sul mercato dei dividendi sono state le banche a fare la parte del leone con il 14 per cento del totale seguite da energia e farmaceutico. Sia le compagnie petrolifere, colpite dal ribasso del petrolio, che le istituzioni creditizie del continente, coinvolte nella bufera delle sofferenze, hanno quindi stretto i denti e accontentato chi ha investito nei rispettivi titoli.

Ma quali azioni scegliere per sperare di cavalcare il trend? Gli analisti di Ubs hanno le loro preferenze, identificando 35 titoli nel loro bouquet, ma avvertono anche, se si vuole fare da soli, di non lasciarsi sedurre dai titoli high yeld, quelli più rischiosi e flaboyant. Li riportiamo qui sotto tutti, limitandoci a sottolineare che di italiani ce ne sono solo tre, e cioè Eni, Atlantia e Generali, e che, come lo stesso report di Ubs rammenta sempre: le performance del passato non sono un indicatore affidabile dei rendimenti futuri.

Ecco i 35 titoli con solidi fondamentali e buone aspettative di dividendi suggeriti da Ubs:

Taylor Wimpey
Next
Sky Plc
Daimler
Imperial Brands
BAT
Diageo
Unilever NV
Royal Dutch Shell
Eni
Allianz S.E
Generali
NN Group
Swiss Life
ING
Cre?dit Agricole
SEB Group
Roche
AstraZeneca
Sanofi
Novartis
GlaxoSmithKline
Atlantia
Legrand
BAE SYSTEMS
Siemens
SGS
BASF SE
Rio Tinto Plc
Mondi
Nokia
Amadeus Group
Telenor
Vodafone Group
EDP