Cultura

Così il teatro "scomodo" è stato silenziato

di Emanuele Coen   15 dicembre 2016

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Era un'oasi di ricerca che attirava Jan Fabre, Judith Malina, Peter Brook. Poi al Comune di Càscina, tradizionale roccaforte rossa alle porte di Pisa, ha vinto la Lega Nord. Il direttore è stato liquidato. Una compagnia di drag queen tagliata dal cartellone. E la sperimentazione è finita

Tra i protagonisti di questa storia c’è, anzitutto, il primo sindaco della Lega Nord in terra toscana, Susanna Ceccardi. Dopo aver sfondato lo scorso giugno a Càscina, roccaforte rossa alle porte di Pisa per 70 anni, adesso la giovane pasionaria lanciata da Matteo Salvini vuole cacciare i profughi dal suo paese e posta su Facebook i selfie con Marion Le Pen.

C’è poi il nuovo assessore alla Cultura e all’Istruzione, lo storico dell'arte Luca Nannipieri, appassionato di chiese romaniche e autore del libro “Arte e terrorismo” (Rubbettino), che ha esordito conferendo la cittadinanza onoraria a Magdi Cristiano Allam. Mossa che ha scatenato un putiferio di polemiche. Ma nella stessa cittadina esiste anche un teatro di ricerca che da trent’anni attraverso spettacoli e laboratori esplora temi cari alla sinistra: immigrazione, identità di genere, drammaturgia al femminile, diritti civili. Un palco da cui sono passati in tanti: tra gli altri Judith Malina e Jan Fabre, la compagnia di Peter Brook e Motus, Socìetas Raffaello Sanzio ed Emma Dante.
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DRAG QUEEN NEL MIRINO
Mondi lontani, in rotta di collisione. Tanto è vero che in queste settimane intorno a La Città del Teatro, che fa capo alla Fondazione Sipario Toscana - creata da Provincia di Pisa e Comune di Càscina, che finanziano l’ente insieme a Regione Toscana e ministero dei Beni culturali, per un totale di un milione e mezzo di euro l’anno - si sta combattendo una guerra feroce a colpi di carte bollate. Su fronti opposti la nuova amministrazione e Donatella Diamanti, il direttore artistico silurato dalla giunta leghista, che accusa i nuovi arrivati di aver cancellato dal cartellone 2016-2017 gli spettacoli più scomodi tra cui “DragPennyOpera”, opera agrodolce della compagnia milanese Nina’s Drag Queens. E di snaturare in questo modo l’identità del teatro, una struttura di quasi 5mila metri quadrati in una ex fabbrica.

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«Macché censura, non esistono limiti alla libertà di espressione artistica
. La questione è molto più complessa», replica l’assessore Nannipieri seduto alla sua scrivania, nel palazzo del Comune affacciato su corso Matteotti: «Appena arrivati, abbiamo trovato nel bilancio del teatro un buco di un milione e 480mila euro. Per Roma può essere una sciocchezza, per una città di 45mila abitanti è diverso, facciamo i conti con un budget ristrettissimo», aggiunge Nannipieri. «Se chiediamo ai cittadini: “Volete sistemare le scuole o ripianare il debito del teatro?” è facile immaginare la risposta. Detto questo, il mio obiettivo non è fare meno spettacoli ma moltiplicarli, controllando le spese».

E così il nuovo presidente della Fondazione Sipario Toscana, l'attore e regista Andrea Buscemi, per contenere i costi ha chiesto alle compagnie già previste in cartellone di tagliare i compensi pattuiti del 20 per cento, in ragione della crisi che attraversa il settore. Alcuni hanno accettato, altri no. «Il nostro cachet non era esoso: abbiamo controproposto una riduzione del 10 per cento, ma non ci hanno risposto per settimane. Dopo ripetute telefonate, a ottobre ci hanno comunicato la nostra esclusione», dice Gianluca Di Lauro, autore teatrale e attore delle Nina’s Drag Queens, che dovevano andare in scena il 25 novembre: «Non saprei dire se il fatto di essere una compagnia di drag queen abbia influito sulla decisione. Mi auguro di no, ma il dubbio rimane».

PD SCONFITTO E SOTTO CHOC
Le vicende del teatro, inevitabilmente, si intrecciano con la politica. Dopo la débâcle, il Pd ha chiamato Cristina Conti per rimettere insieme i cocci, eleggendola segretaria a Càscina, una delle fortezze rosse crollate alle ultime elezioni: Sesto Fiorentino, Cattolica, Genzano, ora anche Monfalcone. «Siamo ancora sotto choc. Abbiamo perso per colpa delle primarie: i nostri candidati si sono fatti male e gli elettori ci hanno percepito come inaffidabili», dice Conti, che abbozza l’analisi della sconfitta nella sezione del Pd in piazza dei Caduti per la libertà, a cento passi dal Comune dove oggi sventola la bandiera verde. Come tanti militanti del Pd anche lei è affezionata al teatro, che ora rischia di diventare il simbolo della discordia. «Ci dicano cosa vogliono fare: chiuderlo o farlo fiorire?», aggiunge Conti.

Nel frattempo, il mondo del teatro di innovazione è preoccupato. Molti registi e autori temono che la nuova gestione, che punta soprattutto sui classici da Shakespeare a Molière, escluda i temi scomodi e rinunci alla sperimentazione. Giorgio Gallione, dal 1986 direttore artistico del teatro dell’Archivolto a Genova, ha diretto l’anno scorso a Càscina “Come ne venimmo fuori” di e con Sabina Guzzanti. «Ho sempre considerato quel luogo un’oasi di sperimentazione, libertà e coraggio. Si è occupato di teatro per ragazzi con grande forza e lucidità, con una impostazione etica», dice il regista.

Gli fa eco Anna Barsotti, docente di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università di Pisa: «Negli ultimi anni La Città del Teatro ha rivestito un ruolo di primo piano nel campo del teatro stabile di innovazione, anche nel contesto nazionale. Per quanto riguarda il rilievo offerto al teatro di ricerca, quello di Càscina è uno dei poli più interessanti in Toscana, insieme al Teatro Era a Pontedera e al Teatro Francesco di Bartolo a Buti».