Personaggi

Susanna Ceccardi, la sindaca leghista in guerra contro gay, migranti e femministe

di Emanuele Coen   15 dicembre 2016

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Giovane e ambiziosa, è l'unico primo cittadino del Carroccio in Toscana. A Càscina, ex roccaforte del Pd. Ha dato la cittadinanza onoraria a Magdi Allam, non intende celebrare le unioni civili, vuole cacciare i profughi dal suo paese. E ha invertito la rotta del teatro cittadino da sempre attento ai diritti civili

Non si può dire che negli ultimi sei mesi Susanna Ceccardi sia passata inosservata. Era il 19 giugno scorso quando la studentessa 29enne, candidata della Lega Nord alla poltrona di sindaco, vinse contro il Pd per 101 voti il primo ballottaggio della storia di Càscina, paesone di 45mila abitanti alle porte di Pisa. L'unico sindaco del Carroccio in Toscana, in una roccaforte storica della sinistra.

«È solo l'inizio», proclamò appena indossata la fascia tricolore, alludendo alle sorti magnifiche e progressive della Lega a sud del Po. E pensare che i suoi nonni, come quelli della gran parte dei concittadini, a suo dire erano comunisti. Si sono dovuti ricredere gli avversari politici. Altro che fuoco di paglia, il referendum costituzionale ha confermato il risultato: qui il No ha vinto con il 51,05 per cento, in controtendenza rispetto alla regione che ha premiato il Sì.

Iperattiva sui social network e incline alla battuta, in pochi mesi l'ambiziosa pasionaria in camicia verde - sostenuta apertamente dal leader della Lega Nord Matteo Salvini, che ha tenuto ben quattro comizi nella cittadina toscana, di cui uno dopo la vittoria alle amministrative - ha fatto infuriare mezzo mondo: gay, femministe, musulmani, associazioni per la difesa dei migranti. 

L'ultima polemica riguarda la Città del Teatro di Càscina, storico baluardo di sperimentazione. Silurato il direttore artistico sostenuto dalla vecchia giunta Pd, ora la nuova gestione ha messo la sordina ai temi scomodi e punta sui grandi classici, da Shakespeare a Molière.

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Le esternazioni di Ceccardi hanno attirato l'attenzione di tanti, tra cui il cantautore livornese Bobo Rondelli: il sindaco, attraverso un post su Facebook, aveva considerato "Imagine" di John Lennon una "canzone comunista" e per questo aveva criticato la scelta del Comune a guida Pd di farla cantare ai bambini delle scuole. Per tutta risposta, Rondelli ha fatto capolino a Càscina armato di chitarra e ha intonato il celebre brano nel corso principale, in pieno centro. Il sindaco ha affidato a Facebook la propria risposta: «Lusingata delle serenate che mi fanno sotto il Comune. Comunque anch'io suono il pianoforte, se vuole si potrebbe fare un duetto, ma il repertorio lo scelgo io: meglio De André».



SENTINELLE IN PIEDI CONTRO LE UNIONI CIVILI
Oltre che con i seguaci dell'ex Beatles, Ceccardi ha litigato anche con i gay. Ad agosto scorso, l'associazione romana Gay Center, impegnata nella difesa dei diritti della comunità Lgbt, ha recapitato ai carabinieri di Càscina un esposto, indirizzato alla procura della Repubblica di Pisa, contro il sindaco, accusato di non registrare le unioni civili, previste e tutelate dalla legge. Per rincarare la dose, qualche giorno fa la cittadina toscana ha ospitato, nella piazza dei Caduti per la libertà, la veglia delle Sentinelle in piedi: ultrà cattolici difensori della famiglia tradizionale e apertamente ostili alle unioni civili. Sul lato opposto della piazza, la manifestazione goliardica dei Pirati della Chiesa pastafariana italiana mangiavano le tagliatelle in onore del loro dio, il Portentoso spaghetto volante, e cantavano le canzoni dei Beatles "Love love love" e "Imagine"

Susanna Ceccardi con Magdi Cristiano Allam

E ancora, la nuova giunta, tra i suoi primi atti, a fine ottobre ha conferito la cittadinanza onoraria del Comune di Càscina a Magdi Cristiano Allam, sotto scorta perché minacciato dagli integralisti islamici, in occasione della giornata dedicata a Oriana Fallaci. Sul palco il sindaco Ceccardi e il giornalista, fuori dalla Città del teatro una cinquantina di cittadini a protestare.

Sventolavano le bandiere del Pd tra i manifestanti, ancora sotto choc per la sconfitta elettorale. In effetti, la vittoria del Carroccio segna uno spartiacque nella storia di Càscina, per settant'anni (più 17 giorni, fanno notare i superstiziosi con amarezza) in mano al Pci e ai partiti che ne hanno raccolto l'eredità, compreso il Pd, abituati fino a ieri a giunte monocolori e trionfi con percentuali bulgare, che quando andava male totalizzavano il 40 per cento dei suffragi. Ma il vento è cambiato e la cittadina toscana, come altre ex roccaforti rosse nel resto d'Italia, è passata di mano. 

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Tra i temi caldi, l'accoglienza dei migranti resta ai primi posti. Il sindaco leghista, in compagnia di molti altri colleghi del resto d'Italia per la verità, ha chiuso le porte del Comune ai profughi inseriti nei progetti "Sprar", la rete dei centri accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale: 14 persone in tutto, provenienti da Afghanistan, Iraq, Pakistan e Senegal, che Ceccardi intende trasferire altrove.   

«INSEGNATE ALLE DONNE A NON FARE LE PREDE»
Non è andata meglio con le decine di migliaia di persone che il 26 novembre sono scese in piazza a Roma e in altre città d'Italia (Càscina compresa) per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne "Non una di meno". «Sinceramente penso che le scarpette rosse, i foulard, le sedie rosse, le marce e le manifestazioni contro la violenza sulle donne servano a poco», ha scritto Ceccardi sul suo profilo Facebook: «Di violenze ne
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subiamo tutti, ogni giorno. E magari, seppur involontariamente, le compiamo. La violenza è parte dell'uomo (e della donna), è parte della natura. A tutte sarà capitato di conoscere uomini e donne prepotenti, anche sul piano psicologico. La difesa più forte è lavorare su noi stessi, avere stima di sé, non dipendere da nessuno. Altro che scarpette rosse, alle donne vittime di violenza insegnate prima di tutto a non fare le prede».



Parole dure, sprezzanti, divisive, che infiammano il dibattito pubblico. Per fortuna a breve sarà Natale e tutti saranno più buoni. Il 18 dicembre a Càscina verrà allestito il presepe vivente: consiglieri e assessori parteciperanno come figuranti. «I re magi sono presi. Maria e Giuseppe sono ancora da assegnare, probabilmente nessuno si sente all'altezza. E io? Ci sto pensando», scrive Ceccardi su Facebook. La prossima polemica è dietro l'angolo.