Le prime immagini e la storia completa della mamma di Lecco partita per la guerra in Siria con il marito Mohamed e i loro tre bambini di 3, 5 e 7 anni. La famiglia è scomparsa nel febbraio 2015, ora indagano i carabinieri antiterrorismo

Un viso rotondo, incorniciato da un velo nero che copre i capelli e il collo. Ecco le prime immagini di Alice Brignoli, 39 anni, la mamma italiana che è partita per il Califfato siriano-iracheno con i suoi tre figlioletti, tutti molto piccoli, insieme al marito Mohamed Koraichi, 31 anni, cresciuto in Lombardia con i genitori, immigrati regolari di origine marocchina.

La scomparsa dell'intera famiglia era stata denunciata il 6 marzo 2015 dalla madre di lei, Fabienne Schirru, che vive e lavora in Brianza, tra Lecco e Como, ed è disperata soprattutto per la sorte dei suoi tre nipotini. Sul caso ora indaga la procura anti-terrorismo di Milano. Le indagini dei carabinieri del Ros hanno già confermato che Alice, il marito e i loro tre figli maschi, che oggi hanno 3, 5 e 7 anni, sono partiti circa un anno fa dalla Lombardia con la loro macchina, si sono imbarcati su un traghetto dal Sud Italia e negli ultimi giorni di febbraio del 2015 hanno raggiunto la frontiera tra Turchia e Siria, in una zona controllata dai combattenti del cosiddetto Stato islamico (Is, detto anche Isis o Isil).

Mohamed Koraichi
Le foto della coppia recuperate da l'Espresso confermano visivamente la loro radicalizzazione religiosa, che è stata rapida e imprevedibile come per gran parte delle centinaia di jihadisti stranieri (“foreign fighters”) partiti dall'Europa per la Siria. La prima immagine di Mohamed Koraichi (qui a sinistra) lo ritrae a poco più di vent'anni, quando era un pacifico ragazzo che vestiva all'occidentale e amava la musica e le discoteche. All'epoca viveva con i genitori, che abitano da più di vent'anni in un paese alle porte di Lecco e non sono mai stati integralisti. La seconda foto, più recente, mostra Mohamed dopo la radicalizzazione, con la lunga barba che caratterizza gli integralisti islamici.

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La partenza verso il Califfato nero è stata confermata, oltre che dalla testimonianza della madre di lei, anche da due conoscenti marocchini, che hanno accettato di parlare con “l'Espresso” nella pacifica moschea della loro comunità, ricavata in uno scantinato di corso Promessi Sposi, davanti al tribunale di Lecco. «Ho visto Mohamed pochi giorni prima della sua scomparsa, era stato invitato a una cena con un gruppo di nostri connazionali: abbiamo litigato con lui per tutta la sera», ricorda Jamal, che ha circa 40 anni e ha da tempo raccontato tutto ai carabinieri. «A Parigi c'era appena stata la strage di Charlie Hebdo: lui difendeva quei terroristi, parlava di guerra contro gli infedeli, faceva discorsi da matto, nessuno di noi riusciva a farlo ragionare. Eravamo tutti allibiti, increduli. Da ragazzo Mohamed non era religioso: è passato in pochi mesi dall'alcol all'Isis. Succede sempre così: chi ha la vera fede, sa che l'Islam è una religione di pace. Solo chi non ha una cultura religiosa può farsi lavare il cervello su Internet da quelli dell'Isis». Da notare che l'attuale imam della stessa moschea, che è algerino, non sapeva nulla di questa vicenda.

Alice e Mohameed si erano conosciuti una decina d'anni fa in una piccola ditta lecchese dove lui faceva l'operaio saldatore e lei la segretaria. Nel 2008 si sono sposati con rito civile in municipio e negli stessi mesi lei si è convertita all'Islam. All'inizio pregavano insieme ai normali musulmani nelle piccole moschee di Lecco o di Costamasnaga. A poco a poco sono diventati sempre più fanatici e chiusi in sé stessi.

La madre Fabienne racconta che, negli ultimi tre-quattro anni, Alice le vietava anche di vedere i bambini, considerandola impura. Ora alla nonna resta solo la foto del nipotino maggiore, l'unico che ha fatto in tempo ad abbracciare. Anche il marocchino Jamel conferma «la moglie italiana si faceva vedere pochissimo, aveva lasciato il lavoro per dedicarsi solo ai bambini e stava sempre chiusa in casa». Poi anche Mohamed ha perso il lavoro. La sua famiglia, molto povera, è stata anche assistita dalle strutture pubbliche.

Il salto finale, dall'integralismo soltanto religioso all'ideologia violenta del Califfato, è maturato in meno di un anno, tra il 2014 e l'inizio del 2015: come in molti altri casi, anche questa coppia sarebbe stata indottrinata su Internet dalla propaganda del Califfato, che organizza sofisticate campagne di proselitismo mirate sui giovani delusi dall'Occidente.

La signora Fabienne, dopo aver denunciato la scomparsa della figlia con i tre nipotini, ha avuto ancora qualche sporadico contatto con lei: Alice l'ha chiamata dall'estero, dicendo che stavano tutti bene. L'ultimo contatto risale al dicembre 2015. Ora le indagini dei carabinieri del Ros confermano che Alice, Mohamed e i loro tre bambini sono effettivamente partiti dall'Italia per raggiungere il Califfato siriano-iracheno, bollato dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come organizzazione terroristica che ha conquistato uno stato.