Da qualche giorno Giorgio Frassineti, sindaco Pd di Predappio, è ricercatissimo. Due settimane fa lo ha cercato la Cnn, poi Le Monde, lo ha intervistato una troupe della tv slovena e nei giorni scorsi era su Rai3. Motivo,
il museo sul Ventennio che intende realizzare nella vecchia Casa del fascio: un palazzone da 2400 metri quadrati calpestabili costruito negli anni Trenta e abbandonato appena due decenni dopo, quando il Pci, che lo utilizzava come Casa del popolo, decise di costruirsene una ancora più grande. Questione di orgoglio rosso, per un luogo tanto simbolico.
Inevitabili le polemiche relative al progetto, visto che il paese in cui il Duce nacque e dove è sepolto è da sempre meta dei pellegrinaggi di nostalgici in fez e camicia nera. Proprio per l'intenzione di dare vita a un museo sul fascismo, però, il renziano sindaco Frassineti, che del renzismo ha mutuato anche il linguaggio («la narrazione storica va fatta in maniera scientifica»), vede nella struttura il luogo ideale per ospitare il "tesoro di Mussolini" abbandonato in un caveau di Bankitalia,
come ha raccontato l'Espresso: «La nostra idea è realizzare un centro studi come quello fatto a Monaco sul nazismo. Quindi ben vengano oggetti e cimeli, anche quelli che furono sequestrati nella fuga verso la Svizzera.
Non possiamo più lasciare Predappio nelle mani dei commercianti di souvenir e nelle manifestazioni cialtronesche dei neofascisti. L'arma più forte è la cultura. E come disse l'allora sindaco quando fu traslata la salma del Duce: "Mussolini non ci ha fatto paura da vivo, non ce ne farà da morto"».
Eppure non tutti hanno apprezzato l'idea, proprio nel suo versante...C'è un pezzo della sinistra che ritiene che non siamo maturi per affrontare certi problemi, non capendo che è sbagliato rifiutare un'analisi critica della storia. Alcuni ridicolizzano il progetto perché alla parola museo attribuiscono un significato celebrativo, mentre è narrativo. Oppure mi danno del nostalgico. Ma io sono nipote di un partigiano comunista delle brigate Garibaldi, che Mussolini lo fucilarono. Ma c'è anche chi non la pensa così. La comunità ebraica di Milano ha mandato una lettera di sostegno. L'Anpi, l'associazione dei partigiani, ha sottoscritto un documento dicendosi favorevole al progetto. E c'è un appello di una cinquantina di storici di 28 università di tutta Europa che chiede di realizzare il museo.
Se già ora Predappio è la meta preferita dei neofascisti, non c'è il rischio che ne arriverebbero ancora di più?Per come la vedo io sarebbe un modo utile per riflettere sul significato di quel periodo. L'idea è farne un punto della topografia europea che, insieme ad altri, restituisca il senso del Novecento. A Monaco, dove è nato, i tedeschi hanno speso 28 milioni per un centro di documentazione sul nazismo e ci vanno 170 mila persone l'anno. L'arma maggiore di distruzione della deficienza è la cultura. Dobbiamo capire perché l'Italia a un certo punto si è regalata a un regime totalitario. C'è stata una imponente opera di rimozione sul fascismo, ci siamo auto-assolti dalle nostre responsabilità e oggi tutto questo il nostro Paese lo paga: non si risolvono così i problemi. Anche perché siam sempre quelli, non siamo cambiati.
Il comune di Predappio già in passato ha dato la sua disponibilità a ospitare il “tesoro” di Mussolini... Non posso che essere d'accordo, sarebbe il posto ideale. Non ha senso tenerlo seppellito in un caveau. Non bisogna avere paura. Io coi ragazzi che vengono a visitare la salma del Duce ci parlo e domando loro: “Il calcio è andato avanti o pensi che sia ancora quello di Mazzola e Rivera? E allora ti pare che la soluzione ai problemi di oggi sarebbe una vecchia di quasi un secolo?”. È un problema anche generazionale e ci vuole uno scatto diverso rispetto al passato, come quello che sta mostrando questo governo. Che non a caso è fatto da giovani.
Che c'entra il governo?A fine gennaio ho fatto venire il sottosegretario Lotti tramite il nostro deputato di zona Marco Di Maio, del Pd. Gli ho esposto il progetto e ne ha capito l'importanza. Soldi, però, non ne tirano fuori.
Quanto servirebbe?Cinque milioni. Due li abbiamo chiesti alla Regione tramite i fondi strutturali, 500 mila li mette la Fondazione cassa di risparmio di Forlì, altrettanti il comune. Ne mancano altri due, che stiamo cercando di trovare chiedendoli direttamente a Bruxelles. Lavoro da sei anni a questo progetto ed entro l'estate spero di avere notizie positive.
Resta il fatto che la figura del Duce, da qualunque parte la si osservi, continua a rappresentare un tabù...A Predappio siamo vaccinati. Sia prima del fascismo che dopo la guerra il paese è stato sempre retto da giunte di sinistra. E dopo la svolta interventista del 1914 Mussolini poté tornare qui solo nel 1923, dopo aver preso il potere, perché era considerato un traditore e un voltagabbana e se fosse venuto le avrebbe prese. Non a caso a riportare la salma in paese fu un presidente del Consiglio di Predappio, il democristiano Adone Zoli, nei cui poderi fra l'altro nacque donna Rachele, moglie del Duce e figlia di una contadina che lavorava per la sua famiglia. La condizione che pose Zoli fu che il sindaco Egidio Proli, comunista, fosse d'accordo. E lui, nel dare il beneplacito, pronunciò parole che per me restano valide ancora oggi: “Mussolini non ci ha fatto paura da vivo, non ce ne farà da morto”.