Il M5S: "Il presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi deve intervenire immediatamente". Il vicepresidente Gaetti: "E' un'onta gravissima per la Commissione". Il senatore: "Rivendico il mio diritto a svolgere una posizione critica sulla gestione delle withe list"
«Giovanardi deve rassegnare oggi stesso le dimissioni da senatore della Repubblica e chiediamo l'intervento della presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi sulla questione. E' inaudito scoprire che un membro dell'antimafia, come rilevano rapporti dei Carabinieri
pubblicati oggi su “l'Espresso” è sceso personalmente in campo per influenzare direttamente e indirettamente le scelte della prefettura anche acquisendo notizie su provvedimenti antimafia erogati». È la nota durissima dei membri della Commissione antimafia del Movimento 5 Stelle.
Che aggiungono: «Giovanardi oltre a svolgere una inopportuna attività politica a favore dell'imprenditore Augusto Bianchini, prima interdetto per mafia e poi arrestato e imputato nel processo per 'ndrangheta Aemilia è stato come riportano le informative fautore di un inspiegabile azione politico-istituzionale... che ha certamente contribuito a inasprire gli animi ed a creare una cortina di diffidenza e di pressioni sul prefetto di Modena. Per questo chiediamo che la Presidente Rosy Bindi intervenga immediatamente nei confronti di Giovanardi al quale non rimane che dimettersi da ogni incarico istituzionale».
Sul caso Giovanardi raccontato nel numero in edicola de “l'Espresso” è intervenuto anche il vicepresidente dell'Antimafia, Luigi Gaetti: «Giovanardi è un’onta politica per la Commissione antimafia (di cui è membro
ndr), deve lasciare ogni incarico istituzionale. Oggi leggiamo che oltre a inopportune e inaudite interrogazioni e interventi pubblici a favore dell’imprenditore modenese Augusto Bianchini, imputato nel processo sulla ‘ndrangheta, lo stesso Giovanardi è stato autore di una campagna di pressioni sul Prefetto di Modena per cercare di favorire questo imprenditore colpito prima da interdittive antimafia e poi coinvolto direttamente nell’inchiesta». Di gravità inaudita parlano i senatori Cinquestelle in un altro comunicato.
Insomma, la vicenda del membro dell'antimafia che fa pressioni sull'antimafia investigativa per salvare un imprenditore sospettato di mafia, sta facendo discutere. Anche perché i comportamenti sono finiti in alcuni rapporti dell'Arma e inviati in procura a Bologna, compentente dell'indagine Aemilia sulla 'ndrangheta emiliana.
Gli accertamenti in prefettura a Modena, del resto, non sono altro che un altro filone della maxi inchiesta che ha portato a processo oltre 200 imputati. Ma il senatore Giovanardi non ci sta. Non ha perso tempo per dimostrare la sua buona fede.
Subito convocata una conferenza stampa nella sua città, Modena:«Rivendico il diritto e il dovere, come parlamentare, di aver svolto in passato e continuare a svolgere anche in futuro in Parlamento, una mia posizione critica sulla gestione in Emilia-Romagna della white list e delle interdittive antimafia, con più atti formali di Sindacato Ispettivo a cui il Governo ha dato risposta condividendo alcune delle mie osservazioni, con interventi specifici sulla materia in Aula e attraverso un confronto pubblico con prefetti e questori in Commissione Antimafia, quando si riunì a Modena a Reggio Emilia».
E poi ha aggiunto: «Mi sono fatto carico e continuerò a farmi carico della tutela delle imprese del territorio Non ho condiviso poi alcune scelte della prefettura come la richiesta di sciogliere il Comune di Finale per infiltrazione mafiosa, cestinata dal Ministero degli Interni, o interdittive costruite semplicemente su rapporti di parentela o di affinità di imprenditori con persone compromesse con la criminalità organizzata, giustamente annullate dal Consiglio di Stato».
Per Giovanardi la lotta alla mafia è un'altra cosa. Non si trova sulle posizioni di procure e prefetture. Teme le congetture, i teoremi. Per questo ha affermato di voler continuare «a svolgere questa funzione di controllo sugli atti della Pubblica Amministrazione, associandomi in pieno alle osservazioni del dottor Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, che ho recentemente incontrato a Roma, sulla necessità di combattere duramente e senza sconti la criminalità organizzata, senza distruggere imprese e occupazione sul territorio. Rivendico anche il merito di aver contribuito al salvataggio della Cpl Concordia attraverso l'approvazione di una norma da me suggerita e diventata legge».
Aggiornamento 6 maggio: La replica di Giovanardi