Il problema delle vittime di tratta, sempre più minorenni, caricate sui barconi per farsi merce del sesso in Europa, nascoste dentro agli sbarchi e poi nella burocrazia dell'accoglienza è sempre più ingombrante. E inaccettabile. Come denunciava già l'Espresso un anno fa, dal 2015 a fine maggio sono arrivate 8.600 persone tra donne e minori non accompagnati nigeriani - oltre duemila solo da gennaio 2016. Un aumento, rispetto al 2014, del 300 per cento in un anno. «Almeno l'80 per cento di queste persone sono vittime di traffico per sfruttamento sessuale», ha detto Federico Soda, direttore dell'Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell'Oim: «Negli ultimi due anni, oltre 5mila donne nigeriane hanno ricevuto assistenza dall'Oim per aiutarle a uscire dallo sfruttamento».

Le leggi per fermare questa nuova schiavitù ci sono, ci sarebbero. L'Italia ne ha fra le più rigide d'Europa. Ma raramente riescono a farsi sentire. Nel 2015, ha spiegato Daniela Parisi, dal ministero dell'Interno, sono stati rilasciati solo 915 permessi di soggiorno di tipo umanitario, previsti per le vittime di tratta, altri 178 da gennaio a maggio del 2016. L'Oim, insieme a Save the Children e a Emergency ha contribuito alla costruzione di una “piattaforma nazionale” contro il traffico di persone. Per fermare la catena che dalle province africane porta alle piazzole padane, è necessario, spiegano, formare meglio gli operatori dei centri d'accoglienza, soprattutto straordinari, dove spesso queste donne restano a lungo dopo la richiesta d'asilo. Continuando a essere sfruttate.
Bisognerebbe poi rafforzare la capacità di assistere le ragazze che denunciano, dando loro protezione immediata e percorsi di reinserimento più forti ed efficaci di quelli attuali. È necessario, infine, evitare la discrezionalità con cui diverse istituzioni affrontano il problema, aumentare i finanziamenti per i profughi vulnerabili (come loro) e intraprendere interventi nei paesi d'origine. E poi, con le nuove norme sulle identificazioni, i rimpatri “veloci” e i permessi negati dalle commissioni territoriali, prestare attenzione a queste donne. Che rischiano di diventare di nuovo vittima. Di minacce, ritorsioni e violenze.