Un giorno annuncia di aver querelato “l’Espresso”. Un altro sostiene di essere ?lui stesso l’autore delle denunce contro le irregolarità nelle adozioni internazionali. Da ex sondaggista di mercato, cerca di gestire la sua immagine Marco Griffini, 69 anni, presidente-padrone dell’associazione ?“Aibi-Amici dei bambini”.
Per questo può anche contare su una propria redazione ?di ventinove persone, tra giornalisti ?e collaboratori. Più lui come direttore. ?Ed è da questa sua agenzia di informazione che Griffini ha rivolto dieci domande alla Commissione per le adozioni internazionali (Cai), l’autorità di controllo della Presidenza del Consiglio. Rivendica di aver segnalato per primo il caso di 22 minori le cui procedure adottive erano viziate da violazioni della legge. È vero. Ma è la falsa accusa lanciata da Charles Wilfrid Sumaili, il presidente del Tribunale dei minori di Goma che Aibi indica come proprio partner, contro suor Benedicta: la suora è la responsabile dell’ente incaricato nei mesi scorsi dalla Cai e dalle autorità congolesi perché portasse al sicuro i bambini il cui mandato di adozione ad Aibi era stato revocato. In altre parole, l’accusa ?è una ritorsione del magistrato di Goma.
Griffini fa anche capire che gran parte ?delle presunte irregolarità segnalate alla Commissione di controllo siano pervenute con la stessa documentazione inviata da Aibi. A questo proposito funzionari vicini alla neopresidente della Cai, il ministro Maria Elena Boschi, spiegano senza entrare nei dettagli, che nella mole di documenti messi ?a disposizione nel corso della verifica su Aibi sono stati trovati rapporti interni che smentiscono la versione ufficiale fornita dall’associazione. E che comunque sia il presidente di Aibi, sia sua figlia Valentina Griffini, sia l’avvocato a Goma Martin Musavuli hanno sempre sostenuto nelle loro dichiarazioni alle autorità che ?i quattro bambini italiani scomparsi sono stati rapiti da un commando armato: quando invece dalle comunicazioni interne risulta che i piccoli erano tornati nelle loro famiglie ed erano stati dati in adozione con sentenze che certificavano il falso.
Un’altra fonte interna di Aibi, che ha accesso all’archivio, conferma la discrepanza tra realtà e versione ufficiale. ?Il 20 giugno 2014 Marco Griffini firma una relazione all’autorità della Presidenza del Consiglio in cui afferma che nell’orfanotrofio «si sono introdotti alcuni uomini armati non identificati». Ancora il 25 giugno: «Aibi ha saputo del rapimento dei bambini dal centro Spd in data 7 marzo 2014... Aibi non ha denunciato il rapimento alle autorità perché lo ha fatto la direttrice del centro Spd». ?E il 24 novembre 2014 è la figlia Valentina Griffini, in un’altra dichiarazione ufficiale, ?a sostenere la tesi dell’assalto armato ?che scatena il panico tra i genitori.
Nell’anno e mezzo di braccio di ferro in cui diciotto bambini affidati ad Aibi vengono trattenuti come ritorsione a Goma, nella regione più pericolosa del Paese africano, trentacinque enti autorizzati per le adozioni e 156 genitori inviano i loro esposti al premier Matteo Renzi: segnalano così ?il comportamento ormai fuori controllo ?di Griffini deciso a chiedere la rimozione dell’attuale vicepresidente della Cai, ?il magistrato Silvia Della Monica, che sta indagando. Non lo chiamano per nome. ?Ma il riferimento è chiaro: «Ad ogni notizia positiva segue una presa di posizione ?di qualche associazione o qualche parlamentare, che finisce con il dare seguito alla protervia di un ente sollevato dall’incarico da ben cinquanta coppie e che non fa altro che interferire negativamente sulla soluzione della vicenda Congo».