I volti di Giulio Andreotti, Randolfo Pacciardi e Giuseppe Togni, ritagliati come elementi-fantasma, senza corpi (una soluzione grafica adottata spesso dal giornale in quei primi anni) dominano la prima pagina de L’Espresso del 7 gennaio 1962. È il numero dedicato interamente allo scandalo dell’aeroporto Leonardo da Vinci, il cosiddetto caso Fiumicino. Un numero stampato, inoltre, in edizione ridotta, come si legge nel riquadro a destra, a causa di uno sciopero delle tipografie. Il titolo di copertina recita soltanto “I parenti dell’aeroporto” e promette di rivelare ciò che non era stato scritto nella relazione della commissione parlamentare chiamata ad analizzare il caso. È sui tre volti tuttavia che si focalizza l’attenzione. Su Pacciardi perché era ministro della Difesa, con responsabilità sull’aeroporto, negli anni in cui iniziò il progetto; su Togni perché fu ministro dei Lavori pubblici fino al 1960 (l’anno delle Olimpiadi a Roma) e su Andreotti, perché plausibilmente coinvolto da sottosegretario alla presidenza del consiglio sia, in seguito, come ministro della Difesa nei primi anni Sessanta. Accanto al titolo di apertura, un breve articolo racconta invece la crisi finanziaria delle ferrovie, statalizzate dal 1905 per volere di Giolitti, ma ancora legate a concessionarie private di servizi su alcune linee. Una decisione vista da L’Espresso come «una mezzadria» che toglieva profitto al bene pubblico.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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