A tutt’oggi l’italiano della Costituzione è chiaro, preciso ed essenziale, a differenza di quello delle leggi ordinarie. I nuovi costituenti non stanno seguendo l’esempio
Di un defunto è inelegante parlar male, specie se sconosciuto. Conviene dunque non dire nulla di colui che per primo ha esportato dal gergo forense l’espressione
combinato disposto, visto che è sicuramente defunto, probabilmente a causa della colite perniciosa che quella stessa espressione non può mancare di procurare a chi vi si espone. Il combinato disposto aleggia da anni senza che nessuno abbia mai neppure tentato di descriverlo. Come è fatto? Come funziona? Ha un colore? È solo negli ultimi tempi, nell’ambito del dibattito sulle riforme, che si è conosciuta la madre di tutti i combinati disposti: essa ?è indubbiamente da identificarsi nel madornale abbinamento della riforma della Costituzione con la nuova legge elettorale. Un combinato disposto, questo, pressoché atomico: tale da resuscitare Hitler (erigendi comitati referendari per il No) ovvero da risolvere tutti ?i nostri problemi, a partire dalla sconfitta dell’Is ?(erigendi comitati referendari per il Sì).
A proposito della legge elettorale, sappiamo tutti che si chiama simpaticamente
Italicum, in omaggio a una linea di stilistica onomastica inaugurata da Giovanni Sartori con il
Mattarellum, da cui discesero tra gli altri ?un solido
Tatarellum, un effimero
Veltronellum, un autoconsapevole
Porcellum, un paventato
Consultellum. Se immaginate che un certo tono di solennità si addirebbe meglio alla materia, siete vecchi, e nel senso bruttissimo della parola. Sì, perché queste amenità da cappuccino e cornetto alla buvette sarebbero intese, invece, a fare della politica uno spettacolo anche divertente e variegato.
O tecnicismi legulei, o gergo da bar sport. Abbiamo lo
spacchettamento, come se il «quesito referendario» fosse un regalo di Natale, per cui si sia anche tenuti ?a ringraziare. E quindi il bicameralismo perfetto, l’eleggibilità diretta, la
legislazione concorrente, le
pluricandidature... Sono i nomi che stanno per altrettanti temi controversi, o più frequentemente
criticità.
Torna allora in mente il 1947: dopo la prima stesura della Costituzione, fu incaricato di una revisione linguistica il letterato Pietro Pancrazi. Fra le sue proposte l’Assemblea non accolse quelle volte a elevare il tono del testo ?di legge (per esempio non fu accettato il suo consiglio ?di passare da «sulla base d’intese» a «previa intesa»).
A tutt’oggi l’italiano della Costituzione è chiaro, preciso ed essenziale, a differenza di quello delle leggi ordinarie. I nuovi costituenti non stanno seguendo l’esempio.