Luciana e Attilio, 50 anni insieme, hanno perso tutto. Per sfuggire alle scosse che non danno tregua dormono in macchina. «Dove potremmo mai andare?»

Luciana Baccai, 84 anni, piccoli occhi lucidi sul volto raggrinzito, si è rifugiata nei ricordi per sfuggire alla realtà. «Non abbiamo più né macchina né casa», dice il marito Attilio Cochi, 81 anni, una voce grossa e rauca che esce da un volto imbiancato dalla vecchia barba e dallo spavento. Lo dice come se la cosa non li riguardasse. Con la consapevolezza che il futuro e il passato ormai non hanno più importanza. «Abbiamo dormito in macchina ieri notte ma è rotta, sgangherata. Questa notte è meglio qui, al chiuso», nelle brandine del palazzetto dello sport, l'unica struttura che è ancora considerata sicura e che dà rifugio dal freddo e da quest'aria bagnata che avvisa dell'autunno alle porte. Le scosse non danno tregua. Una dopo l'altra. Danno la nausea. E costringono lo sguardo verso terra, lontano dalle vette che guardano come sempre al cielo.

Luciana e Attilio non hanno più nessuno al mondo. Da tempo. Soli come in tutti i 50 anni di matrimonio. Niente figli. Nipoti lontani. Nessuna perdita sotto le macerie. Davvero. E quasi se ne imbarazzano. «Non abbiamo perso parenti». Ma sono in trappola. «Dove potremmo mai andare? Se me ne vado mi sposto di poco. Lì sopra, al cimitero».

Eppure sono stati fortunati. La loro casa ha retto. È rimasta in piedi. «Non come le case popolari che si sono sfarinate e hanno ucciso intere famiglie», dice lui, orgoglioso di una casa frutto di anni di lavoro. Lo prendono in giro i volontari della Croce rossa mentre gli offrono della frutta tagliata a pezzi, bonariamente come si fa con qualcuno che per anni ha indossato una divisa. Perché Cochi, originario di Latina e per anni poliziotto in giro per l'Italia, ad Amatrice ci è rimasto solo perché ha incontrato Luciana, la magliaia del Paese. E alla fine non se ne è più andato. Cinque lustri di vita in comune che nemmeno il terremoto più violento degli ultimi anni ha scalfito. Piantati nella vita, loro due. Duri a morire. «Quasi come questo kiwi», scherza lei.