Cortei di protesta, contestatori isolati, denunce di mancato pluralismo. Sembrano lontani i tempi in cui il tradizionale appuntamento politico voleva dire partecipazione e aggregazione sociale

“Non sia una campagna di affissione, una festa della divisione”, auspicava Pierluigi Bersani. E invece, sul palco della Festa nazionale dell'Unità di Catania su cui è salito, dominava lo slogan “L'Italia che dice sì”. Da quel palco l'ex segretario del Pd ha ribadito il suo no alla riforma costituzionale, unendosi a un coro di dissenso ampio ed eterogeneo: Cgil e Anpi, ma anche docenti, allevatori e studenti. Il campo dei contestatori, più o meno rumorosi, più o meno attesi, è stato più che mai affollato.

Si parte dall'episodio più colorito: il 28 luglio, alla Festa dell'Unità di San Miniato, l'allevatore Giovanni Cialdini, militante nel Pci, nel Pds, nei Ds e nel Pd, si sta lamentando con il governatore della Toscana, Enrico Rossi, per una legge regionale che limita la macellazione degli ovini. Quando gli viene sottratto il microfono, l'allevatore lancia una secchiata di letame di capra contro Rossi. Ne nasce una colluttazione che richiede l'intervento dei carabinieri.

Qualche settimana più tardi, a fine agosto, l'Anpi, per voce del proprio presidente Carlo Smuraglia, annuncia che l'associazione dei partigiani non parteciperà alle Feste dell'Unità. “Non vado in un posto dove non posso esprimere liberamente le mie idee”, ha dichiarato a Repubblica. “Non c'è stato nessun invito formale. In passato veniva dato uno spazio alle nostre sezioni locali. Ma l'Anpi ha una sua dignità e autorevolezza. Non può andare in un luogo in cui si pongano limiti alla manifestazione delle proprie opinioni”.

Passiamo al 28 agosto, giorno dell'inaugurazione della Festa nazionale dell'Unità a Catania: sul palco centrale Graziano Delrio e Debora Serracchiani discutono sul tema “Così sblocchiamo l'Italia”, ma l'intervento del ministro dei Trasporti viene interrotto da qualche decina di contestatori. Sono attivisti del comitato “Casa per tutti”, ma soprattutto insegnanti che protestano contro la Buona scuola e le mancate immissioni in ruolo, urlando “no all'emigrazione dei docenti”. Le stesse rimostranze che avrebbero rivolto, qualche giorno più tardi, a Stefania Giannini; ma la ministra dell'Istruzione deciderà di disertare l'incontro per raggiungere le zone colpite dal sisma del Centro Italia.

Altro ministro, altra contestazione. È il 3 settembre, siamo a Milano e il comitato “C'è chi dice no” irrompe mentre sta parlando Maria Elena Boschi. “Siamo contenti che siate presenti perché questa festa è aperta a tutti, e offriamo a tutti un confronto senza chiudere le porte a nessuno”, commenta piccata la Boschi. “Adesso hanno avuto i loro 30 secondi di attenzione con la stampa. Noi andiamo avanti con il nostro lavoro”. Il tutto mentre, dalla platea, qualcuno invita i manifestanti ad andare via, gridando “fascisti”.

Neanche a Bologna il clima è da panino con salsiccia. Il gazebo della Cgil è popolato da 'gufi' che indossano una maglia con su scritto: “Il mio unico torto è che ci vedo chiaro di notte”. “Stiamo vedendo chiaramente gli effetti nefasti della riforma della scuola e tutte le criticità di questa riforma costituzionale”, dicono. “Per questo invitiamo i bolognesi a votare no”.
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Con l'avvicinarsi dell'11 settembre, l'attenzione torna su Catania e sulla chiusura della festa nazionale affidata a Matteo Renzi. Secondo l'Anpi locale, il Comune avrebbe rifiutato la richiesta di uso del suolo pubblico nei pressi della Villa Bellini. “Un attentato alla libertà dei cittadini garantita da quella Costituzione la cui eversione è l’obiettivo che Renzi e Bianco perseguono”, dice l'associazione dei partigiani. Ma il Comune respinge le accuse: “Le autorità di pubblica sicurezza hanno chiesto di attendere l’emissione di un loro provvedimento”. L'Anpi parteciperà in ogni caso al corteo composto da No muos, No triv, sindacati di base, comitati No discarica di Misterbianco e Motta, oltre che da studenti e insegnanti. Parte dei migliaia di manifestanti tenta di forzare il blocco delle forze dell'ordine che protegge il giardino da cui parla Renzi. Scontri e due fermi. L'ultimo atto di una Festa dell'Unità che, mai come quest'anno, ha finito per dividere.