Architetti, ingegneri, storici dell’arte. Ma anche diagnosti, restauratori, archeologi, bibliotecari. E pure fotografi e autisti. Servono rinforzi al ministero dei Beni culturali, perché la coperta è cortissima mentre l’emergenza è assoluta. Solo a contare i luoghi di culto, sono quasi 300 le chiese danneggiate dal terremoto del 24 agosto. Oltre a musei, archivi e palazzi di pregio. Un pezzo di memoria storica che rischia di essere completamente cancellato dalla distruzione operata dal sisma. Il dicastero guidato da Dario Franceschini ha subito messo al lavoro apposite unità di crisi in ognuna della quattro regioni coinvolte (Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo) solo che, fra pensionamenti e blocco delle assunzioni, il personale scarseggia. E quel poco che c’è è costretto ai salti mortali per riuscire a svolgere il lavoro. A volte senza nemmeno avere un’auto di servizio per muoversi.
Una situazione tale da spingere il ministero ad aprire un interpello per chiedere la “collaborazione volontaria” dei dipendenti. Anche per pochi giorni soltanto: il periodo minimo richiesto è di una settimana. Obiettivo, recita la circolare diffusa nei giorni scorsi dal Segretariato generale: “incrementare le unità delle strutture territoriali coinvolte”, che sono “già impegnate nei numerosi sopralluoghi urgenti”. Per chi accetterà e sarà selezionato, indennità di missione e pagamento degli straordinari.
Tanto per avere un’idea nel reatino, dove si è verificata la maggior parte dei danni, al momento ci sono solo due squadre (da due persone l’una) che si occupano dei rilievi “speditivi”, composte da storici dell’arte, architetti e restauratori. Per loro, un’infinita di perlustrazioni al giorno con l’ulteriore incombenza, al rientro, di predisporre le relazioni da inviare alle unità di crisi. Eppure, a fronte di tanto lavoro, dopo due settimane le auto di servizio per andare a fare le ispezioni non ci sono. «Dovrebbero arrivare nei prossimi giorni, per il momento ho messo a disposizione la mia» afferma il direttore del segretariato regionale del Lazio, Daniela Porro. «In tutto, fra chi è in prima linea e chi nel back-office, possiamo contare su una quarantina di persone. Siamo soddisfatti di quello come stiamo riuscendo a operare ma servono rinforzi: è un lavoro lungo e impegnativo e con maggiore personale potremmo fare molto di più».
La situazione è pressoché analoga nelle altre regioni. E presto l’urgenza sarà ancora maggiore, perché quando termineranno questi primi rilievi sommari ci vorranno ricognizioni più approfondite all’interno dei vari immobili, dove spesso i tecnici del ministero non sono ancora entrati per ragioni di sicurezza. In attesa del concorso per 500 funzionari che dovrebbe assicurare il ricambio generazionale e un’iniezione di forze fresche, al Collegio romano si fa di necessità virtù.