Se gli uomini ci danno qualcosa, è per fregarci. E se fosse così anche adesso, con la parità ai vertici delle amministrazioni pubbliche e delle grandi aziende? Un dibattito

Diamo l’Italia in mano alle donne? Veramente ce l’avrebbero già, e da secoli, se non fossero state costrette a far finta di niente per consentire agli uomini, col potere delle loro leggi, di confinarle nello spazio domestico, in cui però i “padroni” venivano spesso tiranneggiati e puniti (anche con mortali veleni casalinghi) per il loro imperio sociale e familiare. Avrebbero potuto seppellirli tutti se non fosse stato per l’ininterrotta sequela di parti che le ammazzavano assieme ai loro piccini: deve essere nato da lì il vezzo maschile di trovarsi, invecchiando, donne sempre più giovani, tuttora molto valido.

Da anni ormai sembra stravincere questa ambigua nuova moda: lasciare vistosamente spazio alle donne, metterle a capo di tutto, con magnanima generosità, riconoscendo finalmente il loro valore, addirittura quasi paritario di quello maschile, sebbene meno millenario e ovvio. Si sa che oggi niente appare per quello che è, si pensa subito male, e infatti non c’è notizia positiva di cui bisognerebbe rallegrarsi, e di cui invece non si cerchi immediatamente il nascosto, il negativo, la truffa, l’inganno.

I telegiornali, Twitter, gli orridi talk show sempre ghignanti e impegnati a trovare il peluzzo nell’uovo di struzzo, e persino le prime pagine dei giornali, disdegnano ogni evento o notizia che non sia funerea: tanto che ormai i fruitori di ogni tipo di informazione si sono abituati ad essere sempre arrabbiati, “contro” tutto.

E in generale nulla è più “contro” che essere contro se stessi, i maschi, e, per le donne, poter schierarsi contro un’altra donna, che se si impossessa di un potere, c’è da scommettere che non lo userà a favore delle altre. Quindi anche dietro questo entusiasmo nel far largo alle donne deve probabilmente celarsi una fregatura. E per farne un esempio già passato alla storia: agli inizi dell’istruzione obbligatoria da noi, dal 1859 (per solo due anni di elementari), i maestri erano quasi solamente maschi, disapprovando il buon senso e l’onore che le donne si sottraessero ai loro doveri familiari e casalinghi, a meno che facessero le domestiche, le governanti o le meretrici, mestieri considerati i soli che le femmine avessero la capacità e il diritto di affrontare.

Ancora oggi per esempio, il cuoco, personaggio che dedicandosi al cibo dovrebbe essere per tradizione una signora, è quasi sempre un uomo, perché la sua arte, anche se talvolta vomitosa, è suprema, quindi maschile: da Vattel, il cuoco secentesco del Grand Condé, suicidatosi per non avere trovato pesce destinato a una cena in onore di Luigi XIV, all’inarrestabile invasione di imperiose e venerate telestar dette chef, in camice bianco firmato.

La professione del maestro invece cominciò a diventare sempre meno ambita, sempre meno pagata, sempre meno importante: così cominciarono ad arrivare le prime coraggiose fortunate, e di maestri uomini ce ne furono sempre meno, diventando quello di insegnante elementare e non solo, una professione soprattutto femminile.

Oggi l’83 per cento dei maestri è donna, e infatti nel febbraio del 2015, l’antropologa Ida Magli (defunta il febbraio scorso), essendo quel diffuso tipo di donna che disprezza le donne, denunciava su “Il giornale”, «il male oscuro della scuola italiana», cioè l’essere in inaffidabili mani femminili. In quelle inaffidabili mani ormai pare che si voglia affidare tutto, soprattutto problemi irrisolvibili, cause perse, trappole inevitabili, abissi inaspettati, un futuro nero con un presente grigio.
Battaglie
Italia alle donne! Serve al Pil e alle nascite
25/11/2016

Hanno rotto le scatole per decenni, anzi da sempre, per questa famosa e sempre irrisolta parità, e noi maschi regaliamo loro addirittura la superiorità! Mettiamole alla prova: che si arrangino e si prendano ogni responsabilità: non ce ne laviamo le mani, e stiamo a vedere. Tutti poi a bocca aperta davanti alla apparentemente placida signora Merkel che tiene in pugno l’Europa da tanti anni, sperando persino che diventi presidente degli Stati Uniti la Clinton, che pure è misteriosamente antipatica al mondo, ma piuttosto di quella macchietta pericolosa di Trump, meglio persino una donna! Sarebbe per la prima volta e dopo un Obama di colore, in una nazione tuttora razzista!

E viene in mente che comunque, l’emancipazione dei neri dalla schiavitù, legalizzata nel 1865, avvenne prima di quella chiesta dalle donne per uscire dalla loro nullità: e per esempio la militante femminista Susan Anthony, fu arrestata a Rochester nel 1872, per essersi presentata a un seggio elettorale non avendo le donne diritto al voto.

Quando in Italia furono elette le prime donne ministro per un vezzo innocuo di democrazia, furono affidati loro uffici ritenuti, grave errore, non importanti, cioè femminili, tipo beni culturali e istruzione: a signore certamente che lo meritavano, di grande esperienza e valore, mature, a cui non si chiedeva di mostrare belle gambe e bella scollatura, bastava pettinate e poi neanche sempre.

Probabilmente i loro partiti neppure le ascoltavano, come poi forse accadde col trionfo berlusconiano della ministra giovane e bella, telegenica, non si sa quanto preparata, approvata dal gusto del nuovo primo ministro (oggi molto ex), lui sì in età, che aveva e forse ha ancora, l’idea che dopo i trent’anni, ed è già molto, le donne non esistono e non servono più all’Italia frivola e, per pochi, opulenta.
D'autore
Michela Murgia: la via "femminile" al potere può migliorare anche i maschi
2/9/2016

La sindaca di Roma, come quella di Torino che però si è trovata a gestire una città in ordine, è giovane e graziosa e l’hanno infatti incastrata al fondo di una voragine quasi impossibile da eliminare. È vero, i romani furibondi per i vergognosi casini precedenti hanno votato un Movimento che inneggia all’onestà non avendo ancora provato a metterla in gioco, almeno nel governo della capitale: ma son quelli del Movimento, che furbi come il demonio, hanno affidato il compito horror alla graziosa e volonterosa Raggi: la tengono d’occhio come si fa con una figlia tontolina, la sgridano, la correggono, dovesse diventare disubbidiente o magari solo ingrassare ed essere meno appetibile agli elettori, la caccerebbero.

È vero l’han fatto anche con sindaci e onorevoli uomini, ma una donna, in Italia, anche se non ci pensa, porta con se un antico sentimento di sudditanza. Anche perché, ma ovvio che non sia un problema della Raggi, certe volte se fai di testa tua, in tempi di potere per le donne, c’è un ex che ti crede ancora una cosa sua, che neppure nelle strisce degli Antenati l’hanno mai raccontata, e ti dà fuoco.

E non sono né le Merkel, né le Clinton, né le Boschi che gli fanno cambiare idea. E poi un’ultima considerazione sullo sguardo ingrugnito e saccente, questa volta del mondo, non solo dell’Italia, sulla immagine delle donne, che dà loro il potere o glielo toglie. A parte che il burkini è sexissimo, certo più delle panciotte debordanti dal bikini, ma perché nessuno si è chiesto come vanno in spiaggia i maschi islamici osservanti: in tanga, in costume intero come i sollevatori di pesi, o nascosti dentro i loro camicioni bianchi?