Un'indagine della Procura di Napoli punta il dito sui lavori post sisma in due comuni. Si sospetta l'esistenza di un' associazione a delinquere messa in piedi dalle aziende, con ricorso a documenti falsi e caporalato
Ventiquattro agosto 2016, ore 3.36. Una
scossa di magnitudo 6 colpisce il centro Italia. Oltre trecento comuni vengono sconvolti dal terremoto, interi paesi rasi al suolo. Solo tre mesi dopo la stessa terra torna a tremare, ancora più forte, mettendo in ginocchio definitivamente quella parte di Italia già ferita. Questa volta la devastazione arriva con una magnitudo di 6.5, paragonabile solo a quella del 1980. La stessa che devastò l'Irpinia.
È il 30 ottobre. Le immagini della
basilica di San Benedetto di Norcia completamente distrutta fanno il giro del mondo. L'Umbria si piega ancora di fronte alla forza devastante e imprevedibile della terra.
Cascia diventa una città fantasma, con oltre l'80 per cento delle abitazioni inagibili. La macchina dell’emergenza, già in moto dal sisma di fine estate, accelera le operazioni. Vasco Errani viene nominato commissario alla ricostruzione e disegna un piano di riabilitazione delle aree colpite promuovendo il programma Sae, Soluzioni di emergenza abitative.
È passato un anno.
Un anno di rimpalli di responsabilità e sporadiche inaugurazioni in pompa magna di edifici restituiti alla popolazione. La stessa che dovrà affrontare un nuovo inverno al gelo. Il perché forse lo spiegherà la Procura di Napoli che ha aperto in questi giorni
un'indagine sulle famose "casette" e non soltanto per i ritardi che hanno caratterizzato l'iter.
Le indagini dei NAS parlano di «inquietanti indizi» relativi all’esistenza di una
associazione a delinquere messa in piedi dalle aziende appaltatrici che stando agli atti della Procura avrebbero subappaltato i lavori ad aziende con a capo prestanomi: tutti pregiudicati campani.
«I titolari delle imprese edili - come si legge - avrebbero emesso fatture per opere e lavori mai realizzati». Si parla di frodi in pubbliche forniture perché le fatture cui la Procura fa riferimento sono quelle legate agli interventi di emergenza della Protezione civile avviati proprio per il sisma dell’agosto dello scorso anno. Come, appunto, la realizzazione delle famose SAE.
Le indagini scoperchiano
il vaso di pandora delle “casette”. Il sistema è semplice e da tempo collaudato in Italia: società importanti dell’imprenditoria del settore delle costruzioni avrebbero fatto “sistematicamente” ricorso aa aziende subappaltatrici che si sarebbero prese anche la premura di falsificare documenti. Ma non soltanto. Si allunga sulla vicenda
l’ombra densa del caporalato. Operai sottopagati, sfruttati e lasciati senza cibo per ore. Stipati in furgoni, raggiungevano i cantieri e lavoravano giornate intere per una manciata di euro, in condizioni lontanissime da qualsivoglia norma di sicurezza sul lavoro. «Esposti a gravi situazioni di pericolo per la loro incolumità», si legge nelle carte. Ma gli illeciti non finiscono.
Gli indagati avrebbero anche fatto ricorso a f
alse certificazioni mediche e professionali che attestavano il possesso dei requisiti previsti dalle norme in materia di sicurezza. Certificazioni rilasciate secondo gli inquirenti da scuole di formazione e studi professionali compiacenti. Una sfilza di reati quelli contestati dalla Procura di Napoli alle società coinvolte che contrasta aspramente con la prevenzione messa in campo dopo il terremoto e regolata dalla norma sulle infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi di ricostruzione (art. 30 del decreto legge n. 189/2016).
Il caso di Cascia e Preci - l’unico, per il momento - fa sorgere qualche
dubbio sull’effettiva efficienza delle white list, gli elenchi in cui compaiono gli operatori economici interessati agli interventi di ricostruzione pubblica o privata dei quali è stata accertata l’assoluta estraneità ad ogni connivenza col malaffare. Basta cliccare nei siti delle prefetture per vedere quali aziende siano idonee o meno. Qualcuna decide pure di esporre l'attestato di white list in bella vista nella home page del proprio sito perché, si sa, nell'Italia degli scandali è sempre bene apparire candidi. Ed eccolo qui l'elenco delle aziende immacolate finite nel mirino degli inquirenti: Cogeco7; Seprim dell'Ing Santini Giuseppe sas; Giacchini srl; Minicucci Cairo srl; Marinelli Costruzioni srl; Europa Service snc di Novaco Sabino e Pacilio Vincenzo; Termo Tecnica di Narcisio Antonio; R.C. Costruzioni srl.
Ma intanto proprio ieri sono finalmente iniziati
i lavori per montare le “casette” che ospiteranno gli sfollati. Già promesse a luglio, le 96 Soluzioni abitative di emergenza stanziate per il piccolo comune umbro e assegnate alla piccola frazione di Padule dovrebbero essere montate proprio in questi giorni. Il vicesindaco Gino Emili fa sapere che altre sei dovrebbero arrivare a breve. Nel frattempo, nelle frazioni di Avendita e Colle di Avendita, maggiormente colpite dal sisma, sono in corso gli ultimi collaudi per far sì che gli assegnatari possano finalmente metterci piede dentro. Un notizia che arriva agli inizi di un'indagine che promette di aprire tanti, troppi, nuovi scenari oscuri.
Aggiornamento del 17 ottobre 2017
Casette fantasma, un caso di omonimia: la precisazioneIl nome dell’azienda Marinelli Costruzione srl che secondo la procura di Napoli sarebbe coinvolta “direttamente o indirettamente” nell’indagine in cui sono finite altre otto imprese è la Marinelli Costruzioni con sede legale ad Antrodoco di Rieti e non la Marinelli Costruzioni con sede a Roma in via Naide n. 21.