Il boss italo-americano si è spento il 16 novembre, poche ore prima di Riina. Ha avuto un ruolo centrale nel traffico di eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti negli anni '70 e '80. La stampa non lo ha ricordato. Ma anche per lui in molti hanno scritto messaggi di cordoglio virtuali

Due storici boss di Cosa nostra sono scomparsi a 24 ore di distanza. Uno è Salvatore Riina, morto nell’ospedale di Parma lo scorso 17 novembre. L’altro è John Gambino, passato a miglior vita negli Stati Uniti, un giorno prima del Capo dei capi.

La notizia della morte del mafioso italo-americano è passata inosservata sui media nazionali e internazionali. Ma, come è successo per Riina, anche Gambino è stato ricordato su internet da amici e sostenitori. In un sito americano sono stati lasciati messaggi di condoglianze e accese candele virtuali in suo onore. E si leggono messaggi di tributo al boss: «I miei pensieri e le mie preghiere sono per te. Un grande uomo che consideravo un amico», e poi «Mi mancherà vederti e parlarti, dio ti benedica», o ancora «È venuto a mancare un uomo grande e generoso».
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La figura di John Gambino, morto a 77 anni, è rilevante nella mafia siciliana e americana. Originario di Palermo si era trasferito con la famiglia in New Jersey nei primi anni Sessanta. È stato protagonista nella storia del falso sequestro del finanziere Michele Sindona, quando andò nel 1979 in Sicilia per sistemare alcune operazioni di riciclaggio di danaro proveniente dal traffico di eroina in cui erano coinvolti John Gambino e i capimafia Stefano Bontate e Salvatore (Totuccio) Inzerillo. John Gambino avrebbe procurato all'ex finanziere morto avvelenato in cella un passaporto falso. Il gruppo, legato da vincoli di sangue al gruppo Inzerillo e alla famiglia Spatola, organizzò il trasferimento di Sindona sotto falso nome in Italia e lo ospitò in una villa di Rosario Spatola a Piano dell'Occhio, sulle colline attorno a Palermo. Il bluff di un sequestro attribuito a “gruppi comunisti combattenti” venne svelato quando Sindona ricomparve a New York il 16 ottobre 1979.

L'inchiesta svelò anche una rete che, tra la Sicilia e gli Stati Uniti, controllava e gestiva un vasto traffico di droga diffusa al dettaglio soprattutto attraverso una catena di pizzerie: da qui la denominazione di “Pizza connection”. Alla fine degli anni Settanta le pressioni investigative a Palermo diventarono più penetranti e nel luglio 1979 il capo della squadra mobile Giorgio Boris Giuliano sequestrò all'aeroporto di Punta Raisi una valigia con oltre 600 mila dollari: il corrispettivo di una partita di eroina spedita proprio da Palermo.
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Alcuni giorni dopo Giuliano fu ucciso, ma la sua intuizione investigativa venne sviluppata dal giudice Giovanni Falcone con l'inchiesta su “mafia e droga” imperniata su esponenti del clan Spatola-Inzerillo-Gambino. Ancora una volta emerse il ruolo centrale dell'aeroporto di Punta Raisi, da cui partiva eroina in grande quantità, ma anche del Kennedy di New York dove vennero individuati alcuni complici, fra cui John Gambino. Per questo motivo il boss italo americano morto il 16 novembre scorso diventa la bestia nera dell'intelligence antinarcotici statunitense. Negli Stati Uniti è intoccabile e sempre abile a sfruttare ogni varco della giustizia americana. In Italia invece, a partire dal 1980, compare puntualmente in tutte le più grosse inchieste sul traffico di eroina della magistratura italiana.

Nel 1988 Gambino e i suoi fratelli sono arrestati a New York nell'ambito dell'operazione antidroga "Iron Tower", coordinata da Rudolph Giuliani e Giovanni Falcone. Nel 1993 viene condannato a sei anno e mezzo. Scontata la condanna, ha continuato a vivere con la famiglia a Staten Island, dove è morto lo scorso 16 novembre.