Nel 2011 l'istituto tedesco mosse miliardi, mettendoci a rischio crac. Dopo sei anni i giudici dovranno pronunciarsi sulla maxi speculazione da manuale del colosso bancario. L'inchiesta integrale sull'Espresso in edicola da domenica 10 dicembre
La Procura di Milano indaga su Deutsche Bank per una maxi-speculazione sui titoli di stato italiani. L'ipotesi di reato è la manipolazione del mercato. Lo scrive L'Espresso, che nel numero in edicola con Repubblica da domenica 10 dicembre ricostruisce le operazioni sotto accusa, per un totale di circa dieci miliardi di euro, realizzate dal colosso bancario tedesco nel 2011, dopo il crac della Grecia, nei mesi neri dello spread, quando la crisi del debito pubblico minacciava altri paesi europei tra cui Italia e Spagna.
L'indagine su Deutsche Bank, avviata due anni fa dalla Procura di Trani, è stata trasferita a Milano dalla Corte di Cassazione, per motivi di competenza territoriale, su richiesta dei difensori della grande banca tedesca. I magistrati pugliesi consideravano l'inchiesta già conclusa ed erano pronti a chiedere il rinvio a giudizio dei cinque banchieri tedeschi che guidavano il gruppo nel 2011 e della stessa Deutsche Bank come persona giuridica. Oggi al vertice dell'istituto di Francoforte ci sono nuovi manager, estranei all'indagine.
Finora si sapeva che la banca tedesca, nei primi sei mesi del 2011, aveva drasticamente ridotto la sua esposizione al rischio-Italia, vendendo titoli di stato del nostro paese per circa 7 miliardi. La cessione è stata comunicata ai mercati e ai governi solo il 26 luglio 2011, con la pubblicazione dei dati del secondo semestre: i titoli italiani posseduti dalla banca tedesca risultavano crollati da otto miliardi a soli 996 milioni di euro. Un annuncio-choc. Il Financial Times titolò in prima pagina sulla «fuga degli investitori internazionali dalla terza economia dell'eurozona».
Ora l'indagine giudiziaria, che la Procura di Milano ha deciso di approfondire, ricostruisce l'intera serie di operazioni decise dalla banca tedesca, prima e dopo quella comunicazione. Secondo l'accusa, alla fine di luglio del 2011, proprio mentre annunciava la fuga dal nostro paese, Deutsche Bank aveva in realtà già ricomprato titoli italiani, segretamente, per almeno due miliardi. Ed era quindi tornata a quota tre miliardi: il suo livello standard di esposizione. Altri 4,5 miliardi di titoli italiani erano infatti posseduti da un'altra società tedesca, acquisita nel 2010 da Deutsche Bank. Il 26 luglio 2011 il colosso di Francoforte ha però comunicato solo le vendite precedenti al 30 giugno, non i riacquisti effettuati già nel mese successivo. In pratica, la banca ha venduto quando i prezzi erano ancora alti e ha ricomprato quando il mercato è crollato. Una speculazione finanziaria da manuale, su cui dovranno pronunciarsi i giudici italiani.