Solo nel 2016 sono stati 562 gli atti intimidatori  rivolti nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione, funzionari pubblici e agenti della polizia municipale. Uno ogni 18 ore. Il rapporto shock di Avviso Pubblico

A Licata, c’è un sindaco che riceve quasi quotidianamente minacce. Un’amministrazione comunale alle prese con una difficile battaglia per la legalità sul tema dell’abusivismo, un argomento molto delicato che vede contrapporsi il concetto di legalità alla necessità di centinaia di famiglie di avere un tetto sulla testa. Una situazione di cui lo Stato dovrebbe farsi carico ma che al momento ricade tutta sul primo cittadino della città e sulla sua giunta.

A Livorno, il primo cittadino è stato vittima di reiterati atti di intimidazione. Nel giro di una settimana gli sono state tagliate le gomme della sua auto, qualcuno si è introdotto nella sua abitazione e ignoti hanno preso di mira la sua vettura, sfasciandola e rubando ogni oggetto al suo interno. Tre mesi dopo gli è stata recapitata in Comune una lettera protocollata, col disegno di due proiettili e l’intimazione ad autorizzare una discarica.
A Vittorio Veneto, una cittadina in provincia di Treviso, quattro molotov sono state lanciate nella notte contro la facciata del Municipio e dopo qualche settimana una lettera con all’interno due proiettili e un messaggio di chiaro intento minatorio è stata recapitata al Sindaco: “Via i profughi, o ti facciamo fuori”.

Questi sono solo tre dei 562 atti intimidatori che nel 2016 sono stati rivolti nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione, funzionari pubblici e agenti della polizia municipale. Uno ogni 18 ore.
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Dalla Sicilia all’Emilia Romagna, donne e uomini impegnati nel servizio della loro comunità, funzionari integerrimi ma in certi casi anche politici che non mantengono “i patti con il diavolo” fatti in campagna elettorale. È un mondo grande e variegato quello fotografato da Avviso Pubblico, associazione nata nel 1996 con l’intento di collegare e organizzare gli Amministratori locali che concretamente si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica nella politica, nella Pubblica Amministrazione e sui territori da essi governati.

Numerose le tipologie di minacce ed intimidazioni subite dagli amministratori italiani. Incendi, lettere contenenti minacce e proiettili, spari alle abitazioni ed esplosivi lasciati in bella vista, auto incendiate, gatti sgozzati lasciati sull’uscio delle abitazioni, cani impiccati agli alberi delle ville. E ancora aggressioni verbali, fisiche e tentati omicidi. Si viene picchiati con calci, pugni e pietre, si è minacciati con coltelli e punteruoli. La forza ha ceduto il passo alla ragione. Anche i social network, ed in particolare Facebook, sono diventati uno strumento per lanciare minacce, divulgare fake news e gettare discredito sull’onorabilità delle persone che ricoprono un incarico pubblico di tipo politico-amministrativo.

Questo è quanto si legge nel Rapporto 2016 “Amministratori sotto tiro” presentato  alla LUISS, proprio nel giorno in cui la Camera dei deputati ha votato il provvedimento di legge per l’inasprimento delle pene per chi minaccia gli amministratori locali.

La sesta edizione di questo rapporto rappresenta la punta dell’iceberg di un fenomeno dalle proporzioni allarmanti. Dal 2011, anno della prima edizione del rapporto, gli atti intimidatori sono infatti più che raddoppiati. E’ bene precisare che i casi riportati sono quelli di cui Avviso Pubblico ha avuto notizia. Per esperienza, è lecito immaginare che le minacce e le intimidazioni accadute siano in numero maggiore. Infatti, non sempre e non tutti coloro che vengono colpiti, anche più volte, denunciano quanto accade. Questo o per paura o per evitare di accendere l’attenzione degli investigatori su situazioni illegali o criminali.
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Le regioni più colpite
In testa alla classifica, come di consueto, c’è il Sud Italia e le immancabili Isole. Si tratta di 345 casi censiti, il 4% in più rispetto al 2015. “Il Mezzogiorno, quindi, come per gli anni scorsi, si conferma la parte d’Italia dove è più rischioso svolgere l’attività di amministratore pubblico”. Con 87 atti intimidatori è la Calabria la regione che nel 2016 ha fatto registrare il maggior numero dei casi: il 19% del totale delle minacce censite.

Al secondo gradino dell’amaro podio c’è la Sicilia (86 casi), già ai vertici della classifica negli scorsi due anni. A differenza della Calabria, dove Reggio e Cosenza si impongono sulle altre città, in Sicilia la distribuzione delle minacce risulta essere maggiormente diluita tra le 9 provincie. Terzo e quarto posto: Campania (64 atti intimidatori) e Puglia (51 casi). E ancora la Sardegna (42): “Una terra rischiosa per gli amministratori locali”. E mentre il Lazio vede affievolirsi il dato, l’Emilia Romagna passa da 9 a 19 casi, balzando alla settima posizione della classifica nazionale.

Identikit degli amministratori minacciati
Avviso Pubblico ha provato a tracciare un identikit dell’amministratore sotto tiro. Nella maggior parte dei casi si tratta di un maschio che ricopre la carica di Sindaco di un Comune medio - piccolo del Sud, con una popolazione fino a 50mila abitanti, a cui ignoti bruciano nottetempo l’auto parcheggiata in una via pubblica situata nei pressi dell’abitazione o nel cortile di casa. Il Sindaco intimidito governa generalmente un territorio ad elevata densità criminale, perlopiù in regioni in cui sono nate le mafie. Il profilo dell’amministratore minacciato al Centro-Nord – area in cui si registra un caso di intimidazione su quattro – cambia solo in parte rispetto a quello del Sud Italia. È sempre un maschio che amministra un Comune medio - piccolo, ma il mezzo più utilizzato per intimidirlo è la lettera minatoria – con o senza invio di proiettili – anche se non mancano tipologie di minacce più “tipiche” del Sud. Circa il 10% delle intimidazioni censite da Avviso Pubblico nel 2016 è stato rivolto nei confronti di donne che rivestono il ruolo sia di amministratrici locali che di dipendenti della pubblica amministrazione.
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Non solo mafia: le ragioni del fenomeno
A minacciare non sono solo le mafie ma, in particolare, singoli soggetti o gruppi di persone che si dimostrano insofferenti al rispetto delle regole, che considerano i politici come individui non degni di fiducia, che sentono la politica non come uno strumento per il cambiamento ma, al contrario, come uno strumento per il mantenimento di situazioni di privilegio.

Persone che individuano negli amministratori locali e nei dipendenti pubblici l’obiettivo da colpire, il più facilmente raggiungibile, per esprimere un disagio che è spesso rivolto alla politica nel suo insieme. Il disagio sociale e la crisi economica intervengono quindi con prepotenza incrementando questo drammatico fenomeno.


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