Anticipiamo l'intervista al commissario dell'Unione Europea Dimitris Avramopoulos in edicola domenica 16 che tocca tutti i temi caldi del momento. Dal ruolo delle navi delle ong nel Mediterraneo fino alla Convenzione di Dublino: «L'ondata migratoria non può cadere solo sulle spalle dell'Italia»

“Non è più sostenibile che solo una manciata di paesi europei abbia l’intero peso della sfida migratoria sulle sue spalle. Tutti gli Stati membri devono dimostrare solidarietà all’Italia”. A dichiararlo è Dimitris Avramopoulos, 64 anni, greco, Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza. In una densa intervista all’Espresso in edicola domenica 16, il politico europeo più titolato a parlare di immigrazione tocca tutti i temi caldi del momento: dal ruolo delle navi delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo fino alla missione Triton e al vero nodo gordiano dei flussi verso il vecchio continente, la Convenzione di Dublino.

“Il regolamento originario di Dublino è stato redatto in un momento storico completamente differente. Non è adatto per il contesto attuale e non possiamo mantenere lo status quo. Abbiamo proposto di riformare Dublino per avere un sistema più giusto e più sicuro. Non possiamo lasciare la maggior parte della responsabilità nelle mani di pochi Stati membri. È per questo che il concetto di redistribuzione delle responsabilità deve essere incastonato nel nuovo testo” ha detto Avramopoulos riferendosi al regolamento secondo il quale il migrante può fare richiesta d’asilo solo nel primo Paese Ue in cui mette piede e quindi, principalmente, in Italia, Grecia e Spagna.

Il tema degli sbarchi, inoltre, apre una riflessione sulle migliaia di persone che in questi mesi e in queste stesse ore stanno continuando ad arrivare nel Sud Italia: “Dobbiamo lavorare su tutti i fronti: continuare a salvare vite, offrire protezione a coloro che ne hanno bisogno ma rimandare indietro coloro che non hanno il diritto di rimanere, affrontare le cause principali, combattere le attività di contrabbando e di tratta, migliorare la situazione nei paesi di origine e di transito”. “Vogliamo rafforzare i nostri sforzi in Nord Africa (Tunisia, Egitto e Algeria) e nella regione del Sahel (Mali, Niger)” ha continuato il Commissario prima di aggiungere una delle considerazioni che più faranno discutere: “I flussi che arrivano nel Mediterraneo centrale sono misti. La maggioranza non ha bisogno di protezione - è per questo che gli sforzi di dissuasione e rimpatrio sono importanti”.