Intervista al sovrano che ammette di aver frequantato il miliardario russo sotto inchiesta, nonché patron del Monaco calcio. «Non ho mai dato ordine alla polizia di trattarlo bene»

I fatti di questi giorni «sono la prova che i giudici sono liberi di indagare senza interferenze da parte del potere politico». E poi: «Ho avuto modo di frequentare il signor Rybolovlev solo in poche occasioni e solo per qualche ora». Nei giorni in cui Monaco sprofonda nello scandalo politico istituzionale più grave della sua storia, mentre politici, magistrati e poliziotti sono costretti a difendersi da sospetti di corruzione che arrivano a sfiorare i vertici dello Stato, il principe Alberto difende se stesso e il suo ruolo prendendo le distanze da Dmitrij Rybolovlev, patron della locale squadra di calcio, l’oligarca che a suon di regali si era aperto la strada fino ai vertici della città stato della Costa Azzurra. Adesso gli affari e le frequentazioni del miliardario russo sono al centro dell’indagine del magistrato Edouard Levrault, che ha messo sotto accusa Rybolovlev e alcuni pubblici ufficiali monegaschi, tra cui l’ex ministro della Giustizia Philippe Narmino. «L’inchiesta farà il suo corso», assicura il principe Alberto in questa intervista rilasciata lunedì 12 novembre al sito d’informazione francese Mediapart e condivisa con gli altri partner del consorzio Eic (European Investigative Collaborations), tra cui L’Espresso.
Esclusivo
Football Leaks: così hanno comprato Monaco
16/11/2018

Pensa che il signor Rybolovlev dovrebbe lasciare la presidenza del Monaco calcio?
«Vedremo. Per il momento va rispettato il principio della presunzione d’innocenza».

Lei si trova in una posizione piuttosto insolita: la casa regnante è socia di Rybolovlev nel capitale della squadra e allo stesso tempo la giustizia viene amministrata in nome del principe.
«È vero, la situazione è complessa, ma la nostra partecipazione non supera il 33 per cento e se la squadra verrà venduta noi diremo la nostra. Per il resto, la giustizia faccia il suo corso, senza interventi né miei né del governo. Tireremo le somme alla fine del procedimento».

Ma stiamo parlando di accuse gravi...
«Certo, i sospetti ci sono, ma lasciamo che il processo vada fino in fondo. Se le accuse saranno provate credo che Rybolovlev si farà da parte».

Quando ha incontrato l’ultima volta Rybolovlev?
«Ci siamo visti a Bruges (il 24 ottobre, in Belgio, in occasione della partita di Champions League tra la squadra locale e il Monaco, ndr).

Le disse qualcosa a proposito dell’indagine?
«Poche parole. Mi disse di essere sicuro di non aver fatto nulla di sbagliato».

Le ha chiesto di intervenire sul giudice?
«No»

Nel 2011 quando Rybolovlev si è stabilito nel Principato, quali informazioni avevate su di lui?
«Sapevamo quello che avevano scritto i giornali. E cioè che era stato assolto dalle accuse (di omicidio, per cui era stato in carcere 11 mesi nel 1996, ndr) e noi certo non potevamo permetterci di fare un’indagine nostra, tanto più che il Monaco calcio aveva bisogno di un nuovo azionista in breve tempo».

E per quanto riguarda la provenienza del suo denaro?
«Ne sapevamo poco. Avrei avuto bisogno di più tempo per approfondire l’argomento e così ci siamo fidati delle informazioni disponibili all’epoca».

Quali informazioni? Il Principato non ha un servizio segreto...
«È vero, ma la nostra polizia lavora con i servizi francesi e io non posso mettere in dubbio la qualità del loro lavoro».

Dall’indagine sono emersi comportamenti sorprendenti da parte di pubblici ufficiali e funzionari del governo di Monaco. Pensa siano dovuti a complicità o ingenuità?
«Ingenuità, di sicuro. Rybolovlev aveva salvato la squadra e si voleva farlo trovare a suo agio nel Principato, trattarlo bene, senza che ci fosse per questo un atteggiamento di complicità in qualcosa di illecito»

In una lettera, Christophe Haget (alto funzionario di polizia accusato di aver favorito l’oligarca, ndr) sostiene di aver incontrato Rybolovlev durante le indagini sul suo rivale Bouvier perché c’erano ordini dall’alto di trattarlo come un Vip.
«Non è vero. Io non ho dato istruzioni di questo tipo»

È pentito di aver frequentato Rybolovlev?
«Non ho mai passato più di un giorno con lui. L’anno scorso sono stato sulla sua isola greca per un giorno perché mi trovavo in crociera con la famiglia da quelle parti e abbiamo accettato il suo invito per cortesia».

E la serata in Brasile in occasione del campionato del mondo di calcio?
«Faccio fatica a ricordare di aver incontrato Rybolovlev in Brasile».

E il soggiorno sul suo yacht in Corsica?
«È stato solo un giorno. Voleva che mi fermassi di più, ma avevo altre cose da fare».

Come spiega questa frequentazione?
«Mi aveva invitato molte volte e non potevo dire sempre no. Ritenevo comunque giusto mantenere un buon rapporto con lui, almeno fino a quando l’indagine penale non lo ha messo sotto accusa».