Niente matrimonio egualitario: i dem si fermano alle unioni civili. Tommaso Nannicini: "La segreteria ha deciso di eliminarlo, le bandierine le lasciamo agli altri". Secci (presidente del Mieli): «Francamente dal programma del "principale partito progressista italiano" ci si aspettava molto di più»
La proposta PD per il matrimonio egualitario è stata prima avanzata dopo una serie di tavoli di lavoro dalla base, poi, giunta alla segreteria di partito, è scomparsa dalla scena, ospite sgradita. A confermarlo è stato il responsabile del programma, Tommaso Nannicini di fronte a quaranta giovani dem riuniti sabato mattina a Milano al Circolo della Pallacorda per discutere dei temi e del programma di questa campagna ettorale. Qui alla nuova generazione di democratici è stata offerta la possibilità di intervenire con commenti e domande sui punti programmatici ed è stato quello di Michele Albiani, 29 anni, responsabile dei diritti in segreteria nazionale dei Giovani Democratici a porre l’accento sull’assenza del matrimonio per tutti, da sempre dichiarato obiettivo di tutto il Partito Democratico dopo l’approvazione delle unioni civili. Un intervento critico e condiviso dalla sala di giovani quello di Albiani: “I manifesti arcobaleno sparsi in tutta Italia “Vota diritti, scegli il PD” ci avevano dato speranza per la presenza del matrimonio per tutti nel programma e invece niente”. La risposta di Tommaso Nannicini non lascia dubbi: “Il dipartimento ha raccolto tutte le proposte compresa quella del matrimonio egualitario. La segreteria ha fatto una sintesie questo il risultato”.
Da qui un secco botta e risposta tra il responsabile del programma evidentemente imbarazzato e il responsabile dei diritti GD lievemente infastidito : “Quindi la sintesi è un No”. Fa spallucce Nannicini “Eh sì”. “Quindi lasciamo che la gente preferisca votare ad esempio + Europa” continua Albiani. “Questa bandierina la lasciamo agli altri. A noi le bandierine non servono”. Chiude così la discussione Nannicini e monta il malumore in sala. “Bandierine? Assurdo, dopo mesi di lavoro” commenta una ragazza appena ventenne. I giovani del PD infatti, voluti in Direzione da Matteo Renzi il 12 novembre 2017, avevano consegnato nelle mani del segretario un documento dal titolo “La Parola ai ventenni - #Italia 2020” tra le proposte quella per il matrimonio egualitario
Sempre il matrimonio per persone dello stesso sesso è stato il macrotema presente durante la tre giorni di Italia 2020 – Conferenza programmatica del PD che si è tenuta a Napoli, al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, dal 27 al 29 ottobre. Giorni intensi dove la responsabile per il welfare e i diritti civili del Pd, Silvia Fregolent ha incontrato tutte associazioni Lgbt insieme ai parlamentari da sempre in prima linea per diritti della comunità lgbt. Non mancava nessuno: dal senatore Sergio Lo Giudice al deputato Alessandro Zan, nonché la “madrina” della legge sulle unioni civili Monica Cirinnà.
Una proposta scomoda quella del matrimonio che da sempre divide i democratici. La formula però dopo estenuanti trattative si riesce a trovare: nel programma era presente l’impegno per la futura legislatura a raggiungere dopo le unioni civili l’obiettivo finale, il matrimonio per tutti. Una sintesi per non scontentare nessuno. Si farà, forse. Anche questa però non passa. Naufragata sul tavolo del segretario Renzi. C’è delusione tra i giovani democratici e molta amarezza tra le associazioni LGBT come dichiara a L’Espresso Sebastiano Secci, presidente del Circolo di Cultura Omosessaule Mario Mieli: “La settimana scorsa abbiamo accolto l’invito del Ministro della Giustizia Orlando a incontrare, presso la nostra sede, in un’assemblea pubblica la comunità lgbt+, per rispondere con forza all’attacco di alcuni esponenti del centrodestra ai diritti riconosciuti alla nostra comunità con la legge sulle unioni civili. Occorre intanto sottolineare che il movimento ha sempre considerato le unioni civili come un piccolo primo passo nel cammino della piena uguaglianza, fatto da accesso agli istituti vigenti e quindi al matrimonio, riconoscimento dei nostri figli e delle nostre figlie dalla nascita, riforma delle adozioni, lotta contro l’omo-transfobia, riforma della normativa sulla rettificazione di attribuzione di sesso e tanto altro. In quell’occasione abbiamo peraltro ricordato il ruolo del movimento, differente da quello della politica e abbiamo promesso che avremmo vigilato sull’operato della politica stessa, compresa la chiusura dei programmi elettorali. Successivamente, leggendo il programma abbiamo tuttavia appurato che, dopo solo il primo passo (le unioni civili), il PD ha inciampato sul cammino dei diritti cadendo per terra. Nel programma (di partito), infatti, nessuna menzione non solo del tanto promesso matrimonio egualitario, ma neanche delle rivendicazioni delle persone trans, o delle tante altre richieste del movimento LGBT+. Uniche eccezioni il riferimento ad una legge contro l'omo-transfobia e alla riforma della legge sulle adozioni per adattarla alle evoluzioni che la famiglia ha vissuto nel corso dei decenni. Francamente dal programma del "principale partito progressista italiano" ci si aspettava molto di più ma purtroppo dobbiamo rilevare come si accentui il disimpegno del partito nei confronti sia della comunità LGBT+ che della stessa comunità del PD, da sempre molto più avanti su questi temi rispetto ai quadri di partito. Insomma, il PD ignora buona parte delle indicazioni provenienti non solo dal movimento ma anche di quella parte del suo partito, militanti, parlamentari e dirigenti, più sensibile e vicina alle nostre rivendicazioni, e va per la sua strada."