Fuori dal finestrino c’è l’Italia che scorre. C’è l’elenco incompleto di industrie e campi incolti. Parlano di politica mentre il mondo si muove intorno a loro. I distaccati, i difficilmente coinvolgibili, gli stanchi prima ancora di essere diventati adulti. In una perfetta copia dei loro genitori. Ma le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciate nel messaggio di fine anno, sembrano aver preso a l’amo la Generazione Zero: “Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta”.
Non saliranno sui vagoni di un treno. Cassata anche l’idea di un camper. Meglio un’auto rossa, possibilmente maneggevole. Parte oggi, sei febbraio, la campagna elettorale di una parte della Generazione Zero, quella che L’Espresso ha descritto in un'inchiesta di copertina. Obiettivo del tour sarà: “portare i ragazzi al voto”. Prima tappa Forlì. Avranno a disposizione 12 giorni e 23 incontri per quella che loro hanno chiamato “Torniamo a sognare”.
“Siamo incompresi e marginalizzata dal dibattito pubblico e parlamentare”. Poche parole, ma chiare quelle di Giammarco Manfreda, il rappresentante della Rete degli Studenti Medi e uno dei promotori del tour. Poi, guardando fuori dal finestrino l’Italia che scorre, si lascia scappare: “Mancano spazi reali di discussione e formazione ma non manca la voglia di pensare e di mettersi in gioco”. Infine spiega: “Questo viaggio ha uno scopo: attraverso assemblee, autogestioni e iniziative raccontare una generazione che vuole mettersi in gioco partendo dalla scuola per costruire e immaginare una società migliore”.
Sul loro sito hanno deciso di aprire una pagina dal titolo “Manuale d’istruzione” con il quale spiegano, in pochi punti, come la Scuola, quella con la S maiuscola, dovrebbe cambiare. Una riga bianca dopo il titolo e sferrano subito il velato attacco: “I governi che si sono susseguiti dal 2013, in linea con quelli precedenti, non hanno visto nel sistema di istruzione pubblica una priorità di investimento. Nonostante una debole inversione di tendenza, sono mancati fondi strutturali che permettessero un vero rilancio del settore, mentre invece si sono moltiplicate le misure spot, volte all’esaltazione di presunte eccellenze”. Per poi concludere con un perentorio: “Non siamo bamboccioni, vogliamo avere la libertà di scegliere dove costruire il nostro futuro e non essere costretti ad emigrare. Prendete atto della nostra dimensione sociale, siamo una risorsa e vogliamo rispetto”.
Le prime parole del loro programma sono “Istruzione Pubblica”. Aborrano l’idea di una scuola privata e chiedono risorse ingenti per superare quelle logiche punitive che hanno aumentato il divario tra “grandi” e “piccoli”, tra Nord e Sud. L’altra parola chiave è “gratuita” perché è tempo, a loro dire, “di investire sul diritto allo studio scolastico, stabilendo chiaramente i Livelli Essenziali delle Prestazioni e rendendo gratuiti i servizi minimi, così da permettere a tutte e tutti di completare il proprio percorso di studi, combattendo la dispersione scolastica che è ancora al 15 per cento”.
Nel programma ci sono poi le parole “qualità” e “riconosciuta”. La prima con un significata facilmente intuibile, la seconda per tutti quei “titoli di studio che non sembrano rappresentare una risorsa ma un ostacolo”. E poi l’ultima, forse la più importante: “Innovativa”. “I programmi di studi sono fermi da cinquant’anni”, affermano indispettiti e poi si schierano a favore dell’Alternanza Scuola Lavoro, ma diversa: “intesa come strumento di didattica alternativa che deve essere studiata come uno strumento che possa fornire competenze trasversali e non manodopera”. Chiedono poi che il “modello delle materie affrontate a compartimenti stagni venga superato a favore dell’interdisciplinarietà, così da accrescere la capacità di sviluppare pensiero critico e analitico. Innovare l’istruzione significa rendere i corsi di studio più internazionali e capaci di accogliere studenti con esperienze diverse”.
Alla fine del Manuale d’Istruzione la richiesta di sottoscrizione che recita: “Sei candidato alle elezioni politiche del 4 marzo e ritieni che i punti da noi sollevati debbano essere portati avanti nell’attività parlamentare e nell’azione di governo? Sottoscrivi” Al momento hanno aderito al progetto una decina di candidati. Tra i big c’è solo Roberto Speranza di Liberi e Uguali .“Ma lo abbiamo lanciato oggi”, spiega uno degli organizzatori di “Torniamo a sognare”, per poi aggiungere “l’idea è che lo siglino tutti partiti politici perché la scuola è una risorsa del nostro Paese”. La loro campagna elettorale inizia qui. Inizia da un programma. E chissà che non siano i distaccati, i difficilmente coinvolgibili, gli stanchi prima ancora di essere diventati adulti, ad essere gli unici ad avere le idee chiare in una campagna elettorale che appare confusa.