Riccardo Brugia, appartenente all'estrema destra, ha ottenuto dai giudici gli arresti domiciliari
Lo scorso luglio è stato condannato a 11 anni di carcere per associazione per delinquere, ma adesso i giudici del tribunale del riesame di Roma lo hanno messo fuori dal carcere, concedendogli gli arresti domiciliari. Si chiama Riccardo Brugia, conosciuto come “er boro”, è il braccio destro violento di Massimo Carminati, ritenuto il capo di “mafia Capitale”. Brugia è pure un appartenente dell'estrema destra, un ex dei Nuclei armati rivoluzionari, favoreggiatore di Cristiano Fioravanti, ha pure scontato una pena per banda armata. I vecchi criminali della Capitale e negli ambienti di detra lo ricordano pure come “uno dei più grossi rapinatori di Roma”.
Gli inquirenti lo ritengono un componente del clan di mafia Capitale, uno degli organizzatori, il braccio “violento” del capo, con il quale collabora in tutte le attività che gli investigatori hanno evidenziato e ne coordina le attività criminali dell’associazione nei settori del recupero crediti e dell’estorsione, custodendo anche le armi di cui l'organizzazione disponeva. Adesso torna a casa.
Dal 6 marzo sarà uno dei 46 imputati nel processo d'appello a mafia Capitale che vede anche Carminati rispondere dell'accusa di associazione mafiosa. La loro amicizia dura da quarant'anni, ed entrambi sono entrati ed usciti dal carcere e per il Cecato rappresenta il suo uomo di fiducia al quale vengono affidate le missioni più delicate del clan.
Durante il processo in cui Brugia è stato condannato a 11 anni c'è un'immagine registrata dalle telecamere del tribunale in cui si vede l'esultanza di Carminati, con i modi che gli sono più consoni, che porta in un'aula di giustizia l'apologia del fascismo: rassicurare il suo coimputato e amico Brugia con il saluto romano.
Durante le indagini sono state registrate centinaia di conversazioni fra Carminati e Brugia ed emerge come il Cecato informava dettagliatamente il suo braccio destro degli affari in corso, coinvolgendolo direttamente nei rapporti con alcuni imprenditori.
Carminati, quando spiega a Brugia il “manifesto programmatico” dell’associazione, sottolinea di voler abbandonare il settore del recupero crediti e di voler utilizzare, sfruttandoli, imprenditori che possono eseguire le opere o fornire i servizi necessari per le commesse pubbliche: «noi dobbiamo andare diritti, cioè questi debbono essere i nostri esecutori, devono lavorare per noi. Non si può più fare come una volta…che noi arriviamo dopo…facciamo i recuperi». Poi i due descrivono la loro capacità criminale, e ne risultava accresciuto il senso di protezione da parte dei soggetti in contatto con Carminati: «sulla strada comandiamo noi».
La conversazione conferma la condivisione tra Carminati e Brugia di una precisa progettualità criminale, volta al superamento degli affari solitamente trattati (il recupero crediti) ed all’acquisizione di una dimensione imprenditoriale, anche se di tipo molto particolare perché consistente nello sfruttamento dell'imprenditorialità altrui. Ciò attesta il radicamento degli intenti criminosi, la continuità e la stabilità del legame che esistente tra i due appartenenti al clan. E conduce nella stessa direzione il contenuto della conversazione, sempre tra Carminati e Brugia, sul “mondo di mezzo”.
Partecipe del “mondo di sotto” per consolidata pratica criminale e non estraneo al “mondo di sopra” per essere pervenuto alla criminalità per ragioni politiche, Carminati si colloca, insieme a Brugia, in una posizione intermedia, per l’appunto il “mondo di mezzo”, dalla quale interagire con più gruppi e più ambienti, poiché «esiste un mondo di mezzo in cui tutti si incontrano… anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse a che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non può fare nessuno».
Il tenore stesso della conversazione dimostra che Brugia e Carminati stavano effettuando una ricognizione della loro condizione e collocazione (per l’appunto intermedia tra i due mondi) e descrivendo una situazione di fatto già esistente: tanto da fare riferimento ad un noto personaggio che impiegava terze persone per farsi acquistare e recapitare sostanza stupefacente, non potendovi provvedere direttamente a causa della sua notorietà.
I due, che condividevano la scelta di abbandonare il settore del recupero crediti per passare ad attività di tipo “imprenditoriali” (e Brugia aveva già in corso affari immobiliari con la famiglia Diotallevi e un altro imprenditore), meditavano di sfruttare le potenzialità imprenditoriali di “amici”.