Ogni settimana sull'Espresso un termine commentato da una grande firma

Suo malgrado, perché l’appellativo non gli piace. La prima volta che me lo trovai davanti, col senso di vaga ansia che viene dalla consapevolezza rara di un momento unico, disse: ma quale Maestro, io Andrea mi chiamo. E invece Maestro, sì, e nessuno come lui, perché le parole sono importanti, le parole sono pietre, come diceva Carlo Levi e come noi, che con le parole ci arrabattiamo, sappiamo bene. Maestro come da dizionario, in tutte le definizioni.

Maestro è chi insegna perché conosce i fondamenti, e lo sanno tutti quelli che a bocca aperta hanno seguito quella voce roca e antica per i vicoli dell’arte drammatica, capendo che il regista è a servizio del testo, l’interprete del sentimento.

Maestro è chi è molto abile in qualcosa e diventa un modello; lo sanno tutti quelli che sono rimasti folgorati da quella lingua strana e calda, presa dalla strada eppure inventata, magicamente comprensibile a ogni latitudine perché fatta di suoni e di sogni.
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Maestro è chi dirige un’orchestra. Lo sanno tutti quelli che restano sospesi tra una storia e l’altra, seduti in un’immaginaria platea a vederlo muovere i fili e i sentimenti di Salvo e Mimì, di Fazio e Catarella, di Adelina e Ingrid come fossero oboe e violino, fagotto e arpa, frammenti di un unico quadro fatto di colori e luci.
Maestro è chi dirige un’organizzazione.

La società segreta degli innamorati di quel pianeta, degli ospiti di un mondo intero, completo in ogni parte, frutto della mente di uno solo. L’incanto immortale di una serie di finestre aperte su un panorama unico, e la benedizione di poterne fare parte semplicemente tenendo in mano un libro.

Maestro è chi coordina il lavoro di molte persone. Chiudete gli occhi, e guardate con la mente tutte le facce e le parole, i luoghi e il mare, le epoche e le emozioni che hanno seguito e seguiranno il pifferaio che li ha creati di cuore in cuore, in ogni tempo.

Maestro è chi è capo di una scuola. Il faro nella nebbia, l’oracolo di ognuno di noi, che proviamo goffamente a inventare mondi, artigiani al cospetto di un Artista immenso. Lui, che ha reso la letteratura di nuovo popolare, riuscendo in un’impresa che sembrava impossibile: portare in libreria centinaia di migliaia di lettori che non sapevano di esserlo.

Maestro, sì. Anche se non gli piace.

Maestro per sempre.

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