Attualità
3 giugno, 2019

Alfio Bardolla attacca L'Espresso ma non risponde sui suoi guai di bilancio

Il financial coach dal maglioncino arancione ha annunciato un'azione legale contro il nostro giornale ancora prima della pubblicazione dell'inchiesta giornalistica che lo riguarda. Un articolo che documenta i guai delle società del finanziere e i rischi che corrono gli investitori che si sono fidati di lui

I guai della catena di caffetterie Arnold Coffee, che rischia il crack. La vendita al pubblico di obbligazioni di un’azienda dal bilancio azzerato. E i contratti di licenza siglati dalla società quotata in Borsa Alfio Bardolla Training Group (Abtg) con il suo presidente e principale azionista. Di questo, lunedì 27 maggio, L’Espresso ha chiesto conto ad Alfio Bardolla con una mail indirizzata a una sua stretta collaboratrice.
Il financial coach dal maglioncino arancione non ha mai risposto. La sua reazione, un attacco scomposto, è arrivata qualche giorno dopo. Nel pomeriggio di venerdì 31 maggio, con un comunicato affidato a un’agenzia di stampa, Bardolla ha annunciato una richiesta di risarcimento danni per l’iperbolica cifra di 12 milioni al gruppo Gedi, editore de L’Espresso, e ad alcuni giornalisti del settimanale.
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La notizia dell’azione legale era accompagnata da una serie di dichiarazioni contro non meglio precisate “insinuazioni palesemente infondate da parte dell’Espresso”. In un crescendo verbale degno di miglior causa, l’autoproclamato profeta della libertà finanziaria è arrivato addirittura a chiedere all’editore “provvedimenti seri nei confronti di collaboratori che scambiano il giornalismo con inchieste scandalistiche”. Nientemeno.  Nulla, neppure una parola, nel merito delle notizie raccolte da L’Espresso, fatti concreti che si basano su carte contabili, documenti e contratti. Di questo Bardolla preferisce non parlare, liquidando il lavoro d’inchiesta giornalistica come un attacco alla sua persona. Purtroppo per lui, al netto delle chiacchiere da social network, i numeri danno conto di una situazione preoccupante per i risparmiatori che negli anni scorsi hanno investito in aziende da lui fondate gestite come per esempio American Coffe, a cui fanno capo le caffetterie col marchio Arnold Coffee.

«Ho sempre fatto fronte personalmente alla gestione delle mie attività, senza timore di metterci la faccia», così ha scritto Bardolla in una lettera inviata a L’Espresso a fine settembre dell’anno scorso in risposta a un articolo che rivelava i problemi di bilancio di American Coffee. Tre mesi dopo, nel gennaio di quest’anno, una minuscola società veneta, la Think Power, ha preso il posto della holding di famiglia di Bardolla come maggior azionista di American Coffee. E ad aprile, poche settimane fa, la catena di caffetterie ha fatto richiesta di ammissione al concordato preventivo nel tentativo di evitare il crack. A rischiare i loro soldi, adesso, sono le decine di risparmiatori che avevano investito fidandosi del financial coach spesso ospite nei talk show della tv.

L’inchiesta pubblicata da L’Espresso domenica 2 giugno e online su Espresso + ha ricostruito, tra l’altro, anche la triste storia di American Coffee. Bardolla, invece di chiarire la situazione come pure gli era stato chiesto, ha preferito dare fiato alle trombe della propaganda. E allora, in mancanza di argomenti concreti, vale tutto. Anche annunciare un’azione legale che si riferisce a un articolo pubblicato nell’aprile del 2018, quasi 14 mesi prima. Eppure il tempo è denaro. Almeno questo il financial coach dovrebbe saperlo.
 

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