Il servizio del nostro giornale apre uno scenario senza precedenti per il Miur: il tribunale amministrativo il 2 luglio deciderà se far ripetere l'esame per dirigenti scolastici. Ma non finisce qui: anche la procura di Roma ha aperto un'inchiesta

Concorso presidi, dopo l'inchiesta dell'Espresso il Tar potrebbe annullare tutto

Un concorso per dirigenti scolastici forse tutto da rifare. La valanga di ricorsi al Tar del Lazio si è tradotto con due ordinanze arrivate alle 19.30 di ieri. Il duro colpo è stato inferto al Ministero dell'Istruzione e ora i giudici amministrativi analizzano il rosario di presunte anomalie documentate da l'Espresso: dono dell'ubiquità per i membri delle commissioni, fughe di notizie, software impazziti. E ancora: schede di valutazione create prime della correzione delle prove scritte.

È questo lo scenario surreale dell'ultima selezione nazionale per dirigenti scolastici che si concretizza con un obbligo sibillino emesso dal Tribunale amministrativo: il Miur deve pubblicare nel proprio sito il ricorso e rendere noto agli ammessi alla prova orale che il concorsone potrebbe essere annullato qualora le presunte irregolarità venissero accertate. Non era mai successo. Ma l'impensabile potrebbe diventare realtà. Il tutto si tradurrebbe in un fallimento per il ministero dell'Istruzione e in una catastrofe per la scuola italiana, costretta a rinviare di un anno l'arrivo dei nuovi presidi. Arrivo promesso dal ministro Marco Bussetti per questo settembre.

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La strada intrapresa dai giudici è chiara: chi ha presentato il ricorso non verrà ammesso alla prova orale con riserva. Il 2 luglio il Tar deciderà con sentenza se annullare o meno le prove scritte e richiamare gli oltre novemila a ripetere l'esame. A commentare le ordinanze l'avvocato Massimo Vernola: «I giudici avendo disposto l'integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti gli ammessi all'orale hanno quantomeno escluso l'infondatezza del ricorso. Adesso ogni decisione è aperta e rinviata alla sentenza. Sono moderatamente ottimista».

Silenzio del Miur. Marco Bussetti ha deciso di adottare la tattica della mimetizzazione. Si aggira per i corridoi di Viale Trastevere con lo sguardo torvo e le spalle incurvate per quella che potrebbe diventare una vicenda senza precedenti storici. Doveva essere il ministro designato a inaugurare i nuovi concorsi del Governo del cambiamento: celeri, trasparenti e inattaccabili. Ma adesso da uomo del Fare è diventato l'uomo del Rifare. Il corso-concorso per dirigenti scolastici, come anticipato da L'Espresso, è divenuta un'imbarazzante vicenda per il Miur che adesso attende con il fiato sospeso il lavoro della magistratura.

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La partita non si gioca solo davanti al Tar del Lazio che, il 2 luglio potrebbe entrare direttamente nel merito e comunicare quello che Marco Bussetti scongiura da giorni, l'annullamento del concorso. Anche il pubblico ministero Desiree Digeronimo in questi giorni ha voluto dare una svolta decisiva all'intera vicenda, aprendo un'indagine che si potrebbe tramutare in un lungo elenco di rinvii a giudizio. Un'inchiesta, quella della procura romana, che potrebbe trascinare il Ministero dell'Istruzione in uno scandalo senza precedenti con membri delle sottocommissioni che rischiano di essere indagati per gravi reati penali. Dal ministero nessuna replica, neanche per placare gli animi, almeno per il momento, nonostante proprio Marco Bussetti divenne dirigente scolastico grazie a un ricorso vinto nel 2014. Sua consigliera fedelissima al Miur è Amanda Ferrario, la paladina che quel ricorso lo guidò, divenendo amica fedele di Bussetti.

Nel frattempo le anomalie si accumulano. Ieri mattina gli avvocati Pierpaolo Dell'Anno e Giuseppe Murone si sono presentati in procura con nuove irregolarità: le griglie di valutazione create magicamente prima della correzione della prove e un nuovo straordinario caso di ubiquità. Dopo il sindaco di Alvignano Angelo Francesco Marcucci, l'ispettore del Lavoro di Napoli, dott. Giuseppe Cantisano, Maria Angela Volpicella e Paola Quaresima, anche Eter Rizzi mentre correggeva le prove era presente durante un consiglio d'Istituto.
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Gli orali dei 3.800 però vanno avanti nel silenzio assoluto con il rischio di dover pagare il gettone di presenza due volte ai membri delle sottocommissioni esaminatrici, qualora venisse tutto bocciato. Ma sono loro, i quasi quattromila che ce l'hanno fatta, a sperare che il 2 luglio finisca tutto in una gigantesca bolla di sapone e il Tar del Lazio liquidi la faccenda. A quel punto potrebbe però essere la procura di Roma a mescolare nuovamente le carte in tavola, accertando le presunte irregolarità. Tutto questo mentre le scuole attendono presidi che gestiscano il futuro delle nuove generazioni.

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