Dopo aver raccontato la terribile testimonianza di un'interruzione volontaria di gravidanza fatta di sofferenze e silenzi, abbiamo deciso di pubblicare un po' alla volta quelle arrivate in redazione in questi giorni. Lo spazio anonimo riservato alle vostre esperienze ne ha raccolte a centinaia. Da tutta Italia. Da giovani ragazze alla prima gravidanza, da donne già madri di due figli, da mariti che cercano di esprimere a parole il dolore di una perdita da cui spesso vengono esclusi.
Questa è la testimonianza di M. dalla Toscana
«È agosto del 2017, vengo ricoverata all'ospedale Versilia il martedì all'ora di pranzo.
Da sola nel reparto di ginecologia, ci sono solo io. Nel pomeriggio l'unico ginecologo non obiettore mi informa che sarei dovuta rimanere ricoverata fino a quando uno psichiatra non obiettore non fosse stato libero, intimandomi di comportarmi bene altrimenti non avrebbe firmato la cartella e sarei dovuta essere dimessa e cercare un altro ospedale.
Il mercoledì ancora non si vede nessuno. Un altro giorno da sola. Il giovedì torna il ginecologo, io nel terrore più puro e nella disperazione mi metto a piangere. Lui mi offende dicendomi che stavo compiendo una selezione naturale come i nazisti.
Giovedì notte alle 23 si presenta lo psichiatra che firma le carte. Venerdì torna di nuovo lo stesso ginecologo che mi dà una pasticca. La domenica avviene l'aborto. Devo chiamare tre volte la dottoressa di turno per farla venire.
Vengo dimessa il lunedì. Non ho mai visto un'ostetrica, mai un dottore diverso. Nessuno mi ha mai informata di quello che sarebbe successo. Abbandonata totalmente per un settimana da sola nel reparto di ginecologia»