Si scatenano sui social con video decontestualizzati, meme sulla "dittatura sanitaria" e sprezzo della malattia. Il loro mantra? Il Covid è solo una costruzione mediatica portata avanti dai poteri oscuri che ci vorrebbe con la mascherina come museruola

Ecco l'ultima dei negazionisti: le ambulanze girerebbero a vuoto per le città, senza pazienti a bordo, con le sirene accese solo per spaventarci. E gli ospedali? Figuriamoci: sono deserti. Altro che covid, collasso, emergenza sanitaria. Sarebbe tutto una costruzione mediatica, una narrazione distorta portata avanti con la complicità del sistema sanitario, la regia della politica (indistintamente) e il placet di chissà quale potere oscuro che ci vorrebbe con la mascherina come museruola. Parola loro, che in pochi giorni hanno montato l'ennesima teoria del complotto. Quando lo scorso 25 ottobre una manifestante di Torino aveva lanciato l'accusa alle ambulanze, infatti, l'ipotesi che i veicoli si muovessero solo per fare terrorismo psicologico non era ancora stata tirata in ballo dai no-mask; ma da lì, sulla scia delle sue dichiarazioni, hanno iniziato a organizzarsi, raccogliendo «video e testimonianze» da strade e strutture, per mandarli ai «potenti» e ai «giornalisti indipendenti».

Un gruppo Facebook apposito, aperto il giorno dopo la sparata della donna, al momento conta quasi 4mila iscritti. In copertina, l'illustrazione di un volto col naso allungato per le presunte menzogne, alla Pinocchio, con una mascherina che a stento lo riveste. E si legge nella descrizione: «Siamo in questo gruppo per creare un ambiente funzionale a smascherare le fakenews dei giornali "di stato"». Come? Dubitando: «Per capire... chi di voi conosce persone ricoverate per Covid-19 da febbraio a oggi? Io zero... e zero contagiati», domanda Lucia. Fioccano commenti: «Zero», «zero», «io uno». Dubitando, e poi raccogliendo presunte testimonianze. Enzo se la ride: «Questa mattina dicono in tv stato disastroso nei pronti soccorsi milanesi forza video di questa disastrosa situazione». Ecco il punto: più che monitorare il traffico delle ambulanze (che, finora, ha dato poche soddisfazioni ai negazionisti), i complottisti si stanno infiltrando nei pronto soccorso per documentarne la situazione.

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A volte i filmati sono "sul campo"; spesso arrivano da un «amico ricoverato», da un «cugino che lavora all'ospedale» o più genericamente «da una persona». Ogni tanto addirittura si tratta solo di semplici messaggi inoltrati da fonti misteriose. Nel dubbio, vanno tutti in una direzione: strutture vuote, ambulanze ferme fuori e, più raramente, asintomatici ricoverati così, per fare numero. Come se l'emergenza non riguardasse le terapie intensive e la mancanza di personale, i contagiati transitassero ovunque per i pronto soccorso e i locali che gli autori inquadrano – spesso semplici sale d'aspetto per parenti – fossero indicativi. Eppure, quando i loro contenuti vengono segnalati, si grida che «Facebook è una dittatura».

È il caso, per esempio, di Naqi, che aveva pubblicato con tono accusatorio delle foto che sostiene di aver scattato in un angolo del pronto soccorso dell'ospedale di San Donato Milanese, lì apparentemente vuoto (ma si tratta di pochi metri). «Per fortuna non mi hanno fermato, ma allego foto della situazione», gli fa eco Daniela da Prato, a smentire un eventuale sovraccarico nell'ospedale della sua città. «Lo dicono i telegiornali», è il mantra che, spesso generalizzando o apprendendo in maniera distorta le notizie, li spinge a intrufolarsi con lo telefono in mano. Ancora, dal Sacco di Milano in due mostrano un quotidiano per certificare la data delle riprese (e il giornale, ovviamente, è la Verità); Orsola, che si definisce una «stronza curiosa», va invece a «verificare» la situazione al San Giovanni Bosco di Torino, perché ci deve «mettere il naso come san Tommaso». Tutti accusano: i pronto soccorso sono tranquilli, le file delle ambulanze (come quelle viste a Roma) non esistono. Ma – come spiegato da Bufale.net – al Sacco, per esempio, i contagiati non passano per il ps, e le autrici del video indugiano nella sala d'attesa riservata ai parenti dei pazienti, ai quali dall'inizio della pandemia è stato interdetto l'accesso alle strutture. Fake news, quindi, che bastano comunque per accusare i media di terrorismo psicologico. E lo Stato di complotto.

Poi arriva Silvia, che in buona fede fa notare che quei filmati non provano nulla, visto che le autorità parlano di mancanza di personale e posti letto: «Dobbiamo fare di meglio». Resta inascoltata. Basta il tam-tam di video decontestualizzati e per niente indicativi per accendere un flusso di interventi di Zangrillo (spesso retrodatati), meme sulla dittatura sanitaria, sprezzo della malattia. Tanto il problema non sussiste, no? «Allarmante??? BOOO Non saprei... io giro tutta la Puglia da Marzo.. senza bavaglio, tocco ogni cosa, tocco tutti.. mi tocco il viso, non ho mai usato un igienizzante», riflette Andrea. «Mi fanno scassare dal ridere quei rincoglioniti che si mettono quella roba merdosa sulle mani prima di fare qualsiasi cosa», gli rispondono. E Francesca si chiede se il girato di questi giorni non possa essere inviato «alle tv private». «Porro oppure Giordano», le suggeriscono. Anzi no: tanto «sono tutti d'accordo per la narrazione sistemica».

Più in là, anche un gruppo Telegram gestito da un profilo nascosto che dice di appartenere ad Anonymous. Prima fa uno spiegone un po' forzato su cosa faccia il gruppo di attivisti. E poi precisa: lui è un «Anonymous buono», rispetto ai suoi colleghi "cattivi" che hanno scelto di stare dalla parte della dittatura sanitaria.

Ma l'invasione degli ospedali (o delle loro sale d'attesa, insomma) non è fomentata solo da questa rete di condivisioni. Una pagina Facebook da 75mila iscritti, pubblica, che nella descrizione parla di «satira», ha iniziato a postare sistematicamente i video «degli ospedali» chiedendo agli utenti l'invio di altro materiale originale. E se i 4mila del gruppo si impongono (non sempre riuscendoci, ma almeno tendono a ribadirlo) di cercare la «verità» senza scadere nell'istigazione all'odio, qui i toni sono diversi. L'intervento di un pediatra: «Gli asintomatici non sono contagiosi, portatemene 10 e ci vado a cena senza mascherina e vediamo cosa succede». Poi un caso di – sostengono – malasanità. Un po' contraddittorio col resto della narrazione, in realtà, perché l'autrice del video sarebbe ricoverata per il Covid e accanto avrebbe anche una paziente con l'ossigeno.

I commenti si scatenano come se niente fosse: «Ma le infermiere che si fanno i selfie, quelle eroine che fanno il giro del web non ci sono in questo ospedale?». Va così: a marzo eroi, a ottobre terroristi psicologici.