Vaccino Hiv
Nei laboratori di Reithera dove si tenta il vaccino anti-Hiv
Dopo lo stop ai fondi pubblici l’azienda biotech di Castel Romano (Roma), trova un nuovo sponsor nella fondazione di Bill Gates e si impegna nella ricerca di un antidoto a basso costo per la lotta all’AIDS
Si erano impegnati durante tutto il 2020 a trovare un vaccino italiano contro il Covid-19, i laboratori di Reithera non hanno arrestato la loro attività anche dopo lo stop della Corte dei Conti ad un finanziamento statale. Sul progetto ha pesato anche l’abbandono da parte dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani. La casa farmaceutica di Castel Romano, superate le critiche della comunità scientifica, si è orientata su un nuovo studio: la lotta all’Hiv. Il 3 novembre di quest’anno poi Reithera Srl aveva comunicato di voler utilizzare un fondo da 1,4 milioni, ricevuto dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, per lo sviluppo di nuovi vaccini contro le varianti Covid e l’Hiv. Quest’ultimo allo stato attuale è in una prima fase di ricerca.
Per non perdere gli sforzi fatti dall’inizio della pandemia, Reithera si è mossa per utilizzare la piattaforma tecnologica che aveva già messa in piedi per lo studio contro il Covid-19, sfruttandola anche per la lotta all’Hiv. Sul virus da immunodeficienza umana l’ultimo successo risale al 2009, con una cura sperimentata in Thailandia che si è dimostrata efficace in un terzo dei casi. Nonostante le riserve, i risultati di fase 1 e fase 2 di Reithera sul vaccino contro il Covid-19 hanno suscitato l’interesse della Fondazione Gates. I ricercatori infatti sostengono di aver ottenuto ottime risposte dagli anticorpi e di tipo cellulare contro gli antigeni di Sars Cov 2, quest’ultima molto importante per lo sviluppo poi di un nuovo vaccino contro l’Hiv.
40 anni fa, esattamente il 5 Giugno del 1981, questa malattia diventò un fenomeno endemico nei paesi sviluppati e tutti erano speranzosi su una possibile cura, senza farsi molti problemi sulle fasi di sperimentazione. Da allora i decessi a causa di questo virus furono 77,5 milioni e sono circa 33 milioni le persone morte per AIDS. Per fortuna la scoperta di una terapia antiretrovirale ha permesso a 27 milioni di persone (dei 37 con Hiv) di accedere alle terapie di cura, portando ad un calo significativo di persone che hanno sviluppato la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
“La fondazione Bill e Melinda Gates ha deciso di investire sulla nostra piattaforma tecnologica perché presenta una serie di caratteristiche molto importanti.”, dice Antonella Folgori, Presidente di ReiThera Srl, mentre mostra i laboratori. “Per prima cosa può essere utilizzata per lo sviluppo di diversi vaccini contro infezioni virali. Il processo di produzione di questo vaccino poi è ben standardizzato e può essere facilmente trasferito anche nei paesi a basso e medio reddito, possono quindi essere costruite delle cosiddette facilities per la produzione. È anche un vaccino termostabile e fornisce una risposta immunitaria completa, quindi non solo anticorpi ma anche linfociti T che permettono di non far sviluppare una malattia grave”.
A guidare dentro i laboratori Angelo Raggioli e Adriano Leuzzi, rispettivamente Head of Technology Development e Head of Process Development. Si parte da quello di “Sviluppo tecnologico”, che si occupa della ricerca di vettori virali per vaccini e per curare malattie genetiche. Il finanziamento serve per una sperimentazione di tipo preclinico, ciò vuol dire che si stanno svolgendo le ricerche su modelli cellulari e animali. L’obiettivo è quello di individuare il miglior immunogeno (un agente in grado di sviluppare una risposta immunitaria). Per il Covid-19 le case farmaceutiche hanno utilizzato la proteina Spike, si dovrà quindi trovare l’equivalente per l’Hiv. Il laboratorio partner della fondazione Gates ha identificato una serie di immunogeni da testare per individuare il migliore contro l’Hiv. “Per noi è stato importante venire a contatto con laboratori molto esperti nel campo di Hiv. Studiosi con un’esperienza ventennale in questo campo possono contribuire con un disegno più razionale dell’immunogeno rispetto a chi non ci ha mai lavorato” – afferma Angelo Raggioli, spiegando che quello che Reithera Srl aggiunge al processo è una piattaforma tecnologica in grado di per sé di indurre una forte risposta cellulare (linfociti T). È la GRAd, basata sull’uso di vettori virali isolati da gorilla (GRAd), tra i più potenti per isolare sviluppare vaccini, che non si replicano all’interno dell’essere umano. Su questa piattaforma si basa il candidato vaccino contro il Covid-19 (GRAd Cov2)
La ricerca è destinata ai paesi a basso e medio reddito, nello specifico in Africa. Si mira quindi ad un processo di produzione facilmente trasferibile in siti esterni, dove l’Hiv colpisce senza tregua e l’accesso alle cure per il Covid-19 è quasi inesistente. La piattaforma, sostiene l’azienda, è in grado di rispondere a queste esigenze.
Con Adriano Leuzzi si parte dal dipartimento di sviluppo e di processo. Qui ci si occupa di ottimizzare il Processo per la fase successiva di produzione. Per far sì che il vettore virale venga prodotto e poi modificato, in maniera tale da arrivare ad un potenziale vaccino, in questo laboratorio si utilizzano strumenti come i bioreattori.
Questi macchinari rappresentano il sistema che permette alle cellule di crescere e funzionare come delle fabbriche di vettore virale. Strumenti attraverso i quali, in maniera molto sofisticata, è possibile monitorare la riproduzione delle cellule in un ambiente artificiale. Questo processo avviene tramite il controllo costante di una serie di parametri, che devono essere tenuti sotto osservazione e ottimizzati: nutrienti, ossigeno, scambi gassosi, PH. Una volta raggiunta una certa concentrazione delle cellule per cui il vettore virale è in grado di replicarsi, viene sottoposto al processo di purificazione. Migliore è la qualità di questa tecnica e più efficace sarà il vaccino. Il lavoro di questo dipartimento è quello di prendere il prodotto che arriva dal reparto di ricerca e sviluppo per costruire intorno a questo un processo di operazioni che permettano di averne uno pulito, sicuro e in grado di fornire un’efficace risposta immunitaria. “In questo laboratorio” – spiega Adriano Leuzzi – “lavoriamo su una scala detta pilota e una volta identificato il processo di qualità e pulizia del vaccino, lo trasliamo alla facility di produzione GMP del lotto clinico (ovvero chi si occupa di produrre medicinali secondo le linee guida europee)”.
L’obiettivo è quindi quello di ottimizzare e adattare il processo di produzione di un vaccino utilizzando diverse tecnologie, come quella dei bioreattori. Lo scopo è sempre quello di contenere i costi.
“Reithera è un’azienda che è stata scelta” – afferma Antonella Folgori – “proprio perché al suo interno ha sia la parte di ricerca e sviluppo, ma anche la parte di produzione GMP (buone pratiche di produzione)”. In quest’ultimo settore le attività si svolgono oltre un corridoio vetrato. Una serie di aree classificate: stanze per l’espansione e la coltura cellulare.
Per il Covid-19 è stata costruita un’area per la produzione su larga scala del vaccino, al cui interno sono presenti bioreattori grazie ai quali è stato preventivato di poter coprire una richiesta di dosi di 50-100 milioni di dosi all’anno.
Sul fronte della ricerca del vaccino contro l’Hiv si sta procedendo invece su due filoni: individuare l’agente immunogeno migliore da una parte e dall’altra il perfezionamento del vettore dal punto di vista genetico, ovvero la ricerca della tecnologia più buona.