L’inchiesta di Perugia
Un intermediario dei vaccini: «Così grazie a un contatto in Irlanda ho proposto dosi Astrazeneca a Umbria, Puglia e Sicilia»
Giuseppe Scarcella, commercialista, è indagato a Perugia, dove il procuratore Cantone sta cercando di ricostruire la vendita di vaccini a terzi da parte delle case farmaceutiche. Le stesse che non riescono a rispettare i contratti per gli Stati
Nei mesi scorsi molti hanno provato a vendere vaccini alle Regioni, con canali terzi rispetto agli accordi della commissione Ue e degli Stati. Un grand emercato parallelo, che sarebbe nato grazie alle stesse case farmaceutiche. Per la prima volta un intermediario al centro di una importante inchiesta accetta di parlare con l’Espresso.
Un caso molto delicato, che sta seguendo la procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, è quello che riguarda Giuseppe Scarcella, commercialista con residenza a Santa Teresa di Riva, piccolo Comune del Messinese, e fino a ieri conosciuto solo per aver lavorato in diversi enti locali. Scarcella lo scorso gennaio ha proposto la vendita di vaccini Astrazeneca a tre Regioni, Umbria, Puglia e Sicilia. Secondo il sostituto procuratore Gennaro Iannarone tentando una truffa per aver indotto «in errore Mariangela Rossi, responsabile del servizio dispositivi medici della Regione Umbria attribuendo a sé la falsa qualità di intermediario della società Astrazeneca e chiedendo l’invio di una lettera di intenti per l’acquisto dei vaccini», si legge nel decreto di perquisizione.
Scarcella, tramite il suo avvocato, Roberto Mete di Udine, racconta per la prima volta all’Espresso come e perché ha proposto l’acquisto di vaccini Astrazeneca. Partendo da un contatto, personale, che aveva con un dirigente della società irlandese Doctor 365, che a sua volta avrebbe avuto la disponibilità del vaccino. «La costruzione accusatoria mi ha attribuito un ruolo da truffatore, seppur sotto la forma del tentativo, in quanto mi sarei presentato ad un funzionario regionale come diretto rappresentante dell’azienda farmaceutica Astrazeneca. Questo non è assolutamente vero ed è stato l’argomento di maggiore rilievo dal punto di vista difensivo dell’interrogatorio a cui sono stato sottoposto dai procuratore Cantone e dal sostituto Iannarone. Io ho svolto il mero ruolo di segnalatore della possibilità di acquistare una partita di vaccini, con modalità assolutamente regolari, da una società farmaceutica con sede in Europa, il cui contatto mi era stato a sua volta segnalato da un professionista di mia conoscenza. L’ufficio regionale non ha manifestato interesse da subito, ma, anche in caso contrario, non avrei ricoperto alcun ruolo nell’eventuale trattativa contrattuale che sarebbe stata approfondita direttamente dalle parti interessate. Tutto qua. Il sottoscritto è regolarmente iscritto a un ordine professionale e ha svolto la medesima attività nei confronti di altri enti pubblici».
Scarcella sostiene di aver fatto una segnalazione anche alla Puglia e alla Sicilia: «In buona sostanza ho svolto meramente l’attività di segnalatore dell’esistenza di una società che si occupa della commercializzazione di prodotti medici, da cui era possibile acquistare vaccini. Era ben noto come diversi governatori delle Regioni, spaventati dalle limitate forniture, avessero invocato la possibilità di “cercare strade alternative” e così alcune società che operano nel settore si sarebbero organizzate. Era stata fatta una segnalazione analoga alla Regione Puglia che, poi, si è detta non interessata. Il contatto è stato perfezionato alla luce del sole, trasmettendo dati reali e brochure di presentazione. Ribadisco, poi, come all’esito dell’attività di segnalazione il sottoscritto non avrebbe avuto alcun ruolo nell’eventuale trattativa per le forniture».
Adesso la procura di Perugia sta cercando di ricostruire tutta la filiera, con più di un fondato sospetto che in qualche modo alcune aziende in Europa abbiano acquistato il vaccino Astrazeneca prima dell’Ue, aprendo un mercato parallelo. Il sospetto di Cantone è che davvero c’erano dei vaccini che giravano, e forse girano anche adesso, sottobanco e con strani canali: vaccini però che le grandi case farmaceutiche hanno venduto a terzi, proprio mentre gli Stati ricevevano segnalazioni di difficoltà nelle consegne delle forniture stabilite. Qualcosa non torna e la storia di Scarcella può diventare la mano perfetta per aprire il grande vaso di pandora.