Res Divisa: L’Espresso in edicola e online da domenica 30 maggio

La crisi della democrazia e il compleanno della Repubblica. Le infrastrutture tra manutenzione carente e appalti opachi. E la crisi d’identità di Meloni, Salvini: politici o influencer? Ecco cosa trovate sul numero in arrivo. E gli articoli in anteprima per gli abbonati digitali

Una copertina bianca, rossa e verde. Per celebrare l’anniversario del 2 giugno e i 75 anni della Repubblica. Che è però una creatura bifronte, come l’“Italia turrita” disegnata da Ivan Canu per l’Espresso. Un Paese diviso tra infrastutture a pezzi, tensione sociale in crescita e giovani senza futuro. Mentre i politici fanno gli influencer e lasciano in mano agli inflencer la politica.

 

«La democrazia italiana è malata», dice Enrico Letta a Marco Damilano, che intorno alle sue parole costruisce il suo rapporto su una repubblica che data ormai da tre quarti di secolo: e li dimostra tutti, rincara Massimo Cacciari in un impietoso ma accorato bilancio della crisi di ideali che ha portato dal mito della “res publica” a quello delle “privatae res”. Umberto Gentiloni riparte dall’insegnamento di Pietro Scoppola mentre Gaia van der Esch disegna l’Italia di domani raccogliendo i sogni dei giovani di oggi. E Antonio Rezza dedica la rubrica all’icona repubblicana della sua infanzia: i bersaglieri.

 

Il mix tra politici e influencer corrode la Repubblica: L’Espresso contrappone due casi da manuale. Da una parte (di Susanna Turco) l’ascesa di Giorgia Meloni, che ha idee vaghe ma grazie a una squadra di fedelissimi riesce a spalmarle su social, libri e tv. Dall’altra (ne scrive Antonio Fraschilla) il “piano B” di Salvini, che si vede superato a destra da Fratelli d’Italia e cerca i voti del centro riesumando gli ultimi democristiani. In mezzo, il modello di entrambi, la coppia Ferragnez, ricca di denaro e di contraddizioni: con Fedez che fa il paladino della libertà di parola ma si è impegnato a non criticare mai banche e assicurazioni (l’inchiesta esclusiva di Vittorio Malagutti e Carlo Tecce).

 

L’Espresso fa il punto sulle autostrade che sono la spina dorsale del Paese: ma sono fatte di “cemento disarmato”, scrive Fabrizio Gatti, che lancia l’allarme sulla manutenzione insufficiente di viadotti e piloni. Fraschilla rivela che l’autostrada che dovrebbe portare al mitico ponte sullo Stretto è così malridotta da rischiare la chiusura. E Gianfrancesco Turano spiega quali pericoli nasconde l’alleggerimento delle procedure previsto dal governo.

 

Nel mondo, la Gran Bretagna cerca a sinistra una leadership vincente ma inciampa nel redivivo Blair (di Sabrina Provenzani), la Cina mette il guinzaglio ai colossi del web con la scusa di imporre comportamenti virtuosi (di Simone Pieranni) e gli indiani d’America combattono contro la malasanità ereditata da Trump (di Angela Vitaliano) e contro la tentazione dei latifondi di cannabis (di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni).

 

Altan graffia Salvini sul “prima gli italiani”, Makkox va alle radici del “paradiso ereditario” con cui i poveri proteggono i ricchi, Mauro Biani disegna nuove “frecce” in volo per il 2 giugno, Michele Serra immagina le vacanze 2021, tra una Capalbio di destra e l’allegra Wuhan. Elvira Seminara invita a meditare sulla parola della settimana – legger* - mentre Bernardo Valli spiega cos’era, per il grande Aos Oz, la maledizione israeliana dell’irreversibilità.

 

E l’Espresso chiude con una conversazione tra Ernesto Ferrero e Robert Mcfarlane sulle meraviglie reali e immaginarie nascoste nel sottosuolo, con un doppio ritratto di reporter indomabili (Joan Didion e Marie Colvin raccontate da Anna Bonalume) e con una rassegna delle nuove registe francesi (di Fabio Ferzetti). Il primo luglio anche i circoli ricreativi potranno riaprire i battenti: ma per questi luoghi che hanno arricchito per decenni la vita sociale degli italiani, racconta Matteo Macor, il futuro è pieno di incognite.

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