Il punto

Qatargate, il più grande scandalo della storia dell’Europarlamento

di Federica Bianchi   12 dicembre 2022

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La procura federale belga sventa una lobby criminale in seno al gruppo socialista. Puntava a influenzare le decisioni dell’organo democraticamente eletto a favore del Qatar. In cambio di montagne di denaro

La parola Qatar è diventata tossica a Bruxelles. Tutto ciò che la riguarda è ormai visto con paura. Perché è proprio intorno al Qatar e a questi campionati mondiali che da venerdì sera si sta svolgendo la matassa del più grande scandalo che abbia mai riguardato l'Europarlamento. Il quotidiano belga "Le Soir" l'aveva definito sabato "uno scandalo italiano" visto che il perno di questa storia di corruzione parlamentare è l'ex europarlamentare del PD Pier Antonio Panzeri, che a Bruxelles continuava a vivere e lavorare, aiutato nei suoi affari dalla famiglia. Ma giorno dopo giorno la realtà si dimostra molto più complessa, coinvolge anche cittadini belgi, e non escluderà ulteriori colpi di scena.

I risultato di mesi di lavoro e intercettazioni da parte della polizia belga hanno portato alla scoperta di un'organizzazione criminale volta a influenzare il voto del parlamento europeo a vantaggio degli stati committenti – il Qatar, appunto, e il Marocco - in cambio di ingenti somme di denaro e regali.

Il cervello dell'operazione è Panzeri, europarlamentare dal 2004 al 2019, attivista per i diritti umani, e oggi leader di "Fight impunity", una ong che sembra sempre  più una copertura per attività a scopi personali. «Sì facevo parte dell'advisory board», dice al telefono Emma Bonino, «ma non sono mai stata consultata. Il board non è mai stato convocato». Solo bei nomi su un sito web. E la conferma viene anche dall’ex Alta Rappresentante Federica Mogherini e dall'ex commissario greco Dimiotris Avramolopoulos, che si sono entrambi immediatamente dimessi dal board.

Come assistente parlamentare di Panzeri ha a lungo lavorato Francesco Giorgio, compagno della vice presidente del parlamento europeo (ce ne sono 14) Eva Kaili, ex giornalista televisiva. Dopo che il padre di Kaili è stato fermato con un trolley con dentro 600mila euro in banconote da 50, entrambi sono stati arrestati (l'impunità parlamentare non è più valida in flagranza di reato). A casa della coppia (che ha una bambina di due anni) sono poi stati trovati altri 150mila euro oltre a oggetti di valore offerti dal Qatar. «Abbiamo avuto grande fortuna ad arrestare Kaili in flagranza di reato», hanno detto fonti della polizia a Le Soir. Il fermo dovrà essere convalidato entro cinque giorni. Kaili è stata immediatamente dimessa dalla sua carica dalla presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola, che apparentemente sapeva dell'inchiesta da tempo, ed è stata sospesa sia dal partito socialista greco sia dal gruppo socialista europeo.

Eva Kaili, Francesco Giorgi, Niccolò Figa-Talamanca e Pier Antonio Panzeri

Già sabato mattina però lo scandalo si è allargato: ad essere coinvolti sono anche l'eurodeputato belga di origine italiana Marc Tarabella, che si proclama innocente, ma il cui ufficio è stato ispezionato e messo sotto sequestro durante la partita Francia-Inghilterra, dopo che la polizia belga ha fatto tornare di corsa da Malta la presidente Metsola per poter eseguire la perquisizione (la sua presenza era necessaria in assenza di flagranza di reato). 

Nel cercare le complicità in questa storia aiuta seguire gli interventi parlamentari degli eurodeputati: se inizialmente Tarabella era stato molto critico con l'assegnazione della coppa in Qatar, le sue posizioni si sono addolcite di pari passo al moltiplicarsi dei suoi viaggi nello stato del Golfo durante la costruzione dei cantieri del mondiale. Ultimamente aveva più volte ripetuto che non era di nessun aiuto continuare a parlare male del Qatar quando il Paese stava facendo sforzi per migliorare sul piano dei diritti umani e aveva votato contro una risoluzione sulla risoluzione dei diritti umani in Qatar.

Come Tarabella così anche Maria Arena, un'altra parlamentare belga di origine italiana, ha adesso il suo ufficio sotto sequestro: lo scorso 11 ottobre aveva incontrato il ministro del lavoro del Qatar e il 14 novembre, come presidente della sotto-commissione dei diritti dell'Uomo, ha organizzato un dibattito in parlamento a cui ha partecipato anche il ministro qatarino. Entrambi -Tarabella e Arena - avevano contribuito a l'edizione 2021 del rapporto sullo "stato dell'impunità nel mondo". «Una situazione ripugnante», commenta al telefono sgomenta l'eurodeputata e vicepresidente socialista Pina Picerno.

Della stessa "tossica" commissione fa parte anche l'eurodeputato socialista Andrea Cozzolino («oh poveretto coinvolto anche lui? I nostri figli sono a scuola insieme, commenta una funzionaria della Commissione»), di cui Francesco Giorgi era attuale assistente. Anche lui recentemente aveva inviato agli altri membri del partito socialista una email chiedendo di moderare la posizione verso il Qatar e la Coppa del Mondo perché «il parlamento europeo non dovrebbe accusare un Paese senza prove da parte dell'autorità giudiziaria». Una seria di atteggiamenti positivi verso il Qatar che Philippe Lamberts, co-presidente dei Verdi, aveva notato da tempo e di cui non riusciva a capire il motivo. «Ci sembrava stranissima questa posizione dei socialisti che sul Qatar hanno cercato di smorzare ogni tono fino all'ultimo», ha detto al telefono. Parole simili provengono anche da Manon Aubry, la leader francese del gruppo dell'estrema sinistra che aveva cercato senza successo di convincere i socialisti a votare una risoluzione sui diritti umani in Qatar, e che ora chiede una nuova votazione. Sicuramente non arriverà in plenaria il voto sulla liberalizzazione dei visti del Qatar, dopo la proposta avanzata in aprile dalla Commissione europea e caldeggiata dal commissario greco Margaritis Schinas che il 20 novembre aveva incontrato a Doha i ministri qatarini degli affari esteri e del Lavoro, dopo avere parlato con Kaili. I socialisti (in testa il tedesco Erik Marquardt) verdi e liberali adesso vogliono mettere la proposta in ghiacciaia.

Non sarà l'unica cosa a cambiare. In questa seduta di Strasburgo - gli ultimi quattro giorni di lavoro dell'Eurocamera prima della pausa natalizia - potrebbero portare novità anche legislative: è chiaro che lo status quo sul livello di trasparenza dell'Europarlamento non funziona. In particolare sotto accusa è la scarsa regolamentazione dell'attività di lobbying. «Anche chi lavora per le ambasciate dovrebbe essere considerato lobbista», sottolinea tra le altre cose Lamberts.

«Abbiamo sempre pensato che le decisioni del parlamento non fossero determinanti e invece scopriamo adesso quanto influenzino l'opinione mondiali nei confronti di certi argomenti o certi stati», commenta un funzionario dell'Eurocamera. Da più parti si indica nell'ambiente degli assistenti parlamentari, un lavoro faticoso e precario in seno all'Europarlamento, la nascita dello scandalo: «Qualcuno deve avere perso il posto e si è vendicato». Dando inizio al più grande terremoto della storia delle istituzioni europee.

Tra gli assistenti coinvolti c'è innanzitutto Giuseppe Meroni, collaboratire di Panzeri, passato poi con Arena e Tarabella, che lavorava ultimamente con Lara Comi, appena sbarcata a Bruxelles col ripescaggio dopo le elezioni nazionali, e Federica Garbagnati, oggi assistente di Alessandra Moretti, ieri di Panzeri. Sempre con Panzeri aveva lavorato anche Donatella Rostagno, esperta di Medio Oriente, oggi con Arena, e componente del direttivo della ong "Fight Impunity" di Panzeri. Con Meroni vive invece Davide Zoggia, ex sindaco di Jesolo, adesso assistente di Pietro Bartolo, a cui hanno sequestrato l'ufficio.

Al di fuori del Parlamento, tra gli arrestati, c'è poi Niccolò Figa-Talamanca, segretario della ong "No peace Without Justice", romano, esperto di politica nord africana e mediorientale, che ha lo stesso indirizzo in 41 rue Ducale, proprio nel quartiere delle istituzioni, della ong di Panzeri Fight impunity. Sarebbe stato avvicinato dalle autorità del Qatar per promuoverne l'immagine dei progressi nel campo della tutela dei diritti umani.