Esclusivo / Pandora Papers
Montecarlo paradiso di camorra. Nelle stesse offshore il boss, l’oligarca e miss Putin
Esclusivo / Pandora Papers
Montecarlo paradiso di camorra. Nelle stesse offshore il boss, l’oligarca e miss Putin
La compagnia fiduciaria Moores Rowland offre tesorerie anonime in multiproprietà: tra i clienti il capoclan della guerra di mafia di Gomorra, l’ex amante del presidente russo, uomini d’affari, piloti e calciatori. La nuova inchiesta dell’Espresso e del consorzio Icij
Montecarlo, in quel giorno di luglio, mostra al meglio la sua immagine di paradiso per vip: palazzi storici, viali di palme, appartamenti e negozi di lusso affacciati sul mare, tra distese di yacht baciati dal sole. Negli uffici di Moores Rowland, una rinomata compagnia di consulenze finanziarie, entrano due commercialisti napoletani. Hanno molti soldi da gestire. E vogliono investirli all’estero. Con la massima riservatezza.
A riceverli è un dipendente italiano della società monegasca, che offre la specialità della casa: il mandato fiduciario con servizio offshore. Significa che i nomi dei clienti restano totalmente segreti. Non vengono registrati in nessuno degli atti consultabili dalla magistratura o da altre autorità pubbliche. A gestire tutto, grazie a quel particolare mandato di rappresentanza, è la stessa Moores Rowland. Che utilizza tre diverse società offshore, incastonate l’una nell’altra. Le operazioni bancarie vengono affidate a un altro italiano che lavora nel Principato di Monaco: un dirigente della Banque Monégasque de Gestion. Con l’aiuto di quei professionisti, i soldi dei napoletani vengono sfruttati per comprare una ricca società spagnola, proprietaria di terreni, appartamenti e residence sulle coste di Malaga e Marbella. Per molti anni il tesoro resta intatto. Nessuno mette in moto la macchina dei controlli antiriciclaggio. Da Montecarlo non parte alcuna segnalazione di operazioni sospette.
A documentare a chi appartengono quelle ricchezze devono pensare i magistrati antimafia di Napoli, con una serie di accuse confermate in via definitiva dalla Cassazione tra il 2013 e il 2017. Il vero proprietario di quel tesoro, si legge nelle sentenze, è un boss della camorra, Raffaele Amato, 56 anni, arrestato nel 2009 proprio in Spagna dopo una lunga latitanza. Amato è stato il capo degli “scissionisti”, l’alleanza di clan che fu al centro della sanguinaria guerra di mafia che ha ispirato il libro, il film e la serie televisiva Gomorra. Estradato in Italia, sta scontando un cumulo di condanne a trent’anni di reclusione nel penitenziario di Sassari.
Come prestanome del boss sono stati condannati i due protagonisti degli incontri di Montecarlo, i fratelli Antonio e Michele Orabona, tornati in libertà nel 2017 dopo aver scontato più di sette anni di pena definitiva. I manager della Moores Rowland invece non hanno avuto alcun fastidio con la giustizia: mai indagati né processati. Garantire l’anonimato è il loro mestiere, perfettamente legale. E a Montecarlo, come in altri paradisi fiscali, è lecito aiutare clienti stranieri anche a non pagare le tasse in patria. Per le accuse di evasione, la giustizia monegasca non collabora. E lo stesso alibi viene usato dai peggiori criminali e riciclatori: basta usare dei prestanome, come i commercialisti napoletani. A quel punto i fiduciari sono a posto: la mafia, se esiste, ha agito a loro insaputa. E così anche i clamorosi arresti per camorra, come tante altre retate (precedenti e successive) per mafia o corruzione, non offuscano l’immagine tranquillizzante del Principato, il meno contestato dei paradisi fiscali, amatissimo da migliaia di vicini italiani e da vip di tutto il mondo, tra casinò, serate di gala, gran premi e regate. A mettere in crisi la versione ufficiale ora sono i Pandora Papers, che svelano per la prima volta i trucchi societari architettati a Montecarlo per nascondere il tesoro spagnolo del boss di Gomorra.
I documenti riservati ottenuti dal consorzio Icij, analizzati dai giornalisti de L’Espresso e altre testate internazionali, svelano un sistema fiduciario mai visto prima, paragonabile a una multiproprietà. La stessa offshore viene utilizzata per gestire gli affari di clienti diversi, come se fossero azionisti di un’unica società, che in realtà non si conoscono e non hanno niente in comune. Informati da L’Espresso, diversi magistrati antimafia hanno commentato che «si tratta di una plateale violazione delle norme internazionali contro il riciclaggio di denaro sporco», almeno di quelle in vigore in Italia e nell’Unione europea.
Il caso del boss Amato è emblematico, ma è solo uno dei tanti. Da Montecarlo la Moores Rowland apre una società a Panama, chiamata Radnor Investments, che fonda e finanzia una offshore delle Isole Vergini Britanniche, Palm Tree Services Ltd. Questa, a sua volta, delega una società inglese, Starfield Investments Limited, a comprare a proprio nome, ma per conto della offshore, tutte le azioni dell’immobiliare spagnola La Mer Vacanze. La società del tesoro.
L’identità del cliente viene annotata solo in un «mandato fiduciario riservato» (Bare Trust Agreement), che la Moores Rowland tiene segreto: i Pandora Papers mostrano che a firmarlo è un altro napoletano, un terzo uomo. Negli atti societari, i nomi dei clienti italiani non esistono: compaiono solo i professionisti di Montecarlo e i fabbricanti di offshore dello studio Alcogal di Panama City. In Italia una compagnia fiduciaria non può nascondere alla magistratura l’identità del titolare effettivo di una società. A Montecarlo invece la Moores Rowland usa la stessa offshore panamense come società-veicolo per molti beneficiari diversi. Oltre che per i camorristi, la Radnor viene infatti utilizzata, negli stessi anni, per coprire un’ex amante di Putin. Si chiama Svetlana Krivonogikh, è un’ex cameriera di San Pietroburgo ed è diventata milionaria dopo aver dato alla luce, nel 2003, una presunta figlia segreta del presidente russo. Le carte di Panama mostrano che è lei la vera titolare di una offshore proprietaria di una lussuosa villa a Montecarlo. Ma a controllarla, formalmente, è la solita Radnor. L’anonima panamense viene registrata come azionista (apparente) di molte altre offshore, a vantaggio di altri clienti famosi. Come David Coulthard, ex pilota di Formula 1, che si affida ai fiduciari per comprare due appartamenti a Montecarlo. E Gennady Timchenko, un oligarca russo molto amico di Putin, che si regala così uno yacht da 36 milioni di euro.
Per scoprire chi possiede la barca, la villa a Montecarlo o le proprietà in Spagna, un magistrato dovrebbe risalire da una offshore all’altra, per arrivare alla Radnor. Che è non è di nessuno: è una creatura di Moores Rowland. La fiduciaria dei fiduciari. Un contenitore messo a disposizione dei beneficiari più diversi: il pilota, l’oligarca, l’amante di Putin, i prestanome della camorra e molti altri, come un designer svizzero di orologi e un industriale argentino.
Nel club delle offshore in multiproprietà ha trovato posto un altro cliente italiano di Moores Rowland: Antonio Castelli, il regista di una rete finanziaria che ha rastrellato venti milioni di euro da oltre 600 risparmiatori italiani e nel marzo 2021, a Torino, è stato condannato in primo grado a nove anni per bancarotta fraudolenta. Nel 2012, tre mesi prima dell’arresto, Castelli aveva ottenuto dal capo di Moores Rowland la delega a utilizzare una offshore della scuderia, chiamata Alcazar Business International. La stessa società, con base alle Isole Vergini Britanniche, ha acquistato immobili a Montecarlo per il pilota Coulthard e per un milionario russo-armeno. Un’altra offshore in multiproprietà.
I Pandora Papers provano che Moores Rowlands ha impiegato dal 2002 al 2018 almeno quattro holding come fiduciarie collettive: Solway Limited, Sefton Securities Inc, Lexton Assets e naturalmente Radnor Investments. Ognuna di queste è registrata come azionista di centinaia di altre offshore, che a loro volta controllano aziende vere, conti bancari, proprietà in mezzo mondo. Ad altri clienti tuttora misteriosi fanno capo, tra l’altro, un’industria tedesca, che opera nel settore strategico dei computer per aerei civili o militari, e tre aziende italiane, con sedi a Roma e in Veneto.
A custodire questi e moltissimi altri segreti è proprio la compagnia monegasca, fondata nel 1976, che due anni dopo ha assunto l’attuale manager, Eamonn McGregor, figlio di un poliziotto inglese. Il suo braccio destro, Paolo Braschi, nato a Sanremo 61 anni fa, è il condirettore, responsabile tra l’altro del «dipartimento italiano». Nelle brochure si sottolinea che «nel Principato di Monaco non esistono imposte sui redditi, sui patrimoni e sui guadagni di borsa». E si offre anche la gestione di «trust collocati in altri Paesi tax-free». Moores Rowland si presenta come «il decimo gruppo fiduciario del mondo» e lavora per schiere di vip. L’ex campione del calcio Gianluca Vialli, nel 2017, si è rivolto a McGregor per liquidare una sua offshore, Crewborne Holdings Limited, rivelata dai Pandora Papers. Vialli ha la residenza fiscale a Londra e ha precisato a L’Espresso di essere in regola con la legge britannica.
Moores Rowland ha fornito solo risposte generiche alle domande del consorzio Icij. Assicura di «aver sempre rispettato tutte le norme in vigore» e di effettuare «controlli rigorosi sui clienti», ma non aggiunge nient’altro, rivendicando «doveri di riservatezza». Di recente la casa-madre di Montecarlo è entrata a far parte del gruppo multinazionale Abacus. Ma nelle brochure distribuite ai clienti italiani si parlava già della Moores Rowland International: «Un’associazione di 177 studi professionali con sede in più di 90 Paesi del mondo», tra cui l’Italia.