La redazione ripristina le firme sul settimanale e sul sito. Lo stato di agitazione, proclamato in seguito alla vendita della testata, prosegue in altre forme

Cari lettori,

nel numero che state sfogliando o che state consultando online ritrovate, dopo lo sciopero della scorsa settimana, le firme dei giornalisti e dei collaboratori de L'Espresso. La redazione ha infatti deciso di portare avanti in altre forme la sua protesta per la decisione dell’editore Gedi di vendere il nostro giornale al gruppo Bfc Media controllato da Danilo Iervolino. Oltre al fatto in sé, a destare sconcerto sono stati anche i modi con cui è stata gestita e comunicata la trattativa, sempre smentita salvo poi essere chiusa nel giro di poche ore.

Una decisione che tronca la radice giornalistica da cui è nata Repubblica e porterà L'Espresso a una situazione che non ha precedenti nel settore editoriale italiano. Secondo quanto annunciato, per almeno un anno L’Espresso sarà venduto in allegato a Repubblica e spetterà al gruppo Gedi il diritto di veto sull’eventuale nomina di un nuovo direttore del nostro giornale. Ci troviamo quindi di fronte a un’inedita co-gestione che rende molto difficile il sereno lavoro dell’intero corpo redazionale.

Nella settimana passata non ci sono state novità di rilievo che ci abbiano fatto considerare l'idea di ritirare lo stato di agitazione e non sono state fornite nuove informazioni sul passaggio di proprietà annunciato da ormai venti giorni. E neppure ci sono state date garanzie sul futuro di questa testata, da 67 anni in prima linea per le sue battaglie politiche, sociali e culturali.

A questo punto riteniamo però necessario tornare a firmare gli articoli per rispetto dei lettori e per rimarcare l'impegno che i giornalisti e la redazione continuano a mettere nella costruzione di questo settimanale. E proprio per sottolineare l’importanza che L’Espresso ha nel panorama informativo del nostro Paese, nei prossimi giorni ospiteremo sul giornale e sul nostro sito gli interventi di personalità e lettori che hanno a cuore il futuro della testata e costituiscono la comunità che ieri come oggi rende unico L’Espresso.