Il nuovo numero
La sinistra divisa sulla guerra in Ucraina. Il ritorno della paura della bomba atomica. E la nuova inchiesta sui soldi russi per la Lega. Ecco cosa trovate sul numero in arrivo. E gli articoli in anteprima per gli abbonati digitali
di Angiola Codacci-Pisanelli
Una bandiera della pace sventolata davanti a un carrarmato: è l’augurio di un cessate il fuoco la copertina disegnata da Mauro Biani per il nuovo numero de L’Espresso. Il titolo, “Pace e martello”, rimanda a un lungo servizio sulle divisioni nella sinistra di fronte al conflitto scatenato da Putin.
Il punto sul dilemma che divide i pacifisti puri da chi appoggia la resistenza armata degli ucraini lo fa Ezio Mauro nell’articolo di apertura del giornale. Michele Serra invece punta il dito contro il pericolo delle bombe atomiche, rimosse dalla coscienza collettive finché la guerra non ha riacceso la paura di armi che potrebbero distruggere l’intera umanità. E mentre Gianfrancesco Turano racconta a che punto è la gestione delle scorie delle centrali nucleari italiane, Matteo Nucci invita a meditare sulla parola della settimana: atomo.
Dal fronte della guerra scrive Lorenzo Tondo, che dà voce alle donne trans e ai giovani emigrati rimasti intrappolati in Ucraina dalla legge marziale. Mentre Chiara Sgreccia incontra a Varsavia il battaglione di espatriati bielorussi pronti a combattere contro Putin nella speranza di far cadere Lukashenko.
Alberto Stabile disegna il nuovo fronte dei Paesi arabi, che per rimanere amici di tutti snobbano gli Usa. Eugenio Occorsio fa il punto sulle reti finanziarie cinesi che potrebbero salvare l’economia russa dalle conseguenze delle sanzioni decise dall’Occidente. E Bernardo Valli sottolinea quanto sia freddo, in realtà, l’appoggio cinese all’invasione dell’Ucraina. Antonio Fraschilla rivela che i neofascisti italiani fanno proselitismo su Vkontakte, il social network di proprietà di Gazprom e Wlodek Goldkorn spiega perché anche la nostra idea dell’anima russa eroica e malinconica si basa su fake news imposte dal potere. Ma la guerra influenza anche le elezioni europee in arrivo: Gigi Riva racconta come ha cambiato gli scenari francesi, mentre Federica Bianchi spiega perché Parigi e Budapest in vista delle elezioni sono tentate dall’uomo forte.
Paolo Biondani e Vittorio Malagutti trovano tra le carte segrete di un oligarca russo le tracce di uno scambio di favori tra Mosca e la Lega. Un’inchiesta che, sottolinea Lirio Abbate nel suo editoriale, riaccende i riflettori sui silenzi di Salvini riguardo ai legami suoi e del suo partito con Putin e i putiniani.
Il governo intanto, scrive Carlo Tecce, ricorre sempre più spesso alla regola del “golden power” per bloccare la vendita di aziende strategiche a stranieri. E Malagutti firma un ritratto del forzista Paolo Barelli, potente presidente della federazione nuoto, sotto inchiesta per una rete di appalti e consulenze.
Mai più bambini in carcere, scrive Paolo Siani, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia: rispondendo all’inchiesta di copertina dello scorso numero dell’Espresso, racconta la proposta di ospitare in case famiglia tutte le madri condannate a pene detentive.
E L’Espresso chiude con un intervento di Helena Janeczek sulle testimonianze femminili, così importanti nel dibattito intorno alla guerra, e con Paolo Di Paolo che racconta il libro mai scritto a quattro mani con Antonio Tabucchi. Gaia Manzini consiglia tre romanzi sul corpo femminile, Sabina Minardi intervista il duo La rappresentante di lista. Luciana Grosso firma il ritratto della prima drag queen d’America, Maurizio Di Fazio quello del medico pescarese che denunciò l’inquinamento Montedison.
Infine gli interventi in difesa dell’identità dell’Espresso in questa fase di transizione tra un editore e l’altro, questa settimana sono affidati a Roberto Cotroneo e ai nostri lettori: Innocente di 83 anni e Irina di 21. Che non possono fare a meno del “loro” giornale.